I libri più belli, letti nel 2023 (aggiornamento 27.2.24)

I libri più belli e significativi letti e incontrati nel corso dell’anno

Ken Danby, Towards The Hill

Si rinnova l’appuntamento con l’articolo sui libri più belli letti nel corso dell’anno. Questa volta però introduciamo qualche novità nelle modalità di compilazione.

Resta valida la regola che i libri segnalati si siano letti o incontrati* quest’anno (il 2023) e che i lettori del blog possono aggiungere le proprie segnalazioni e osservazioni nei commenti a questo post.

Tuttavia, 
1) i libri segnalati dai lettori nei commenti verranno riportati anche nell’articolo;
2) lo staff del blog aggiungerà le proprie segnalazioni (sempre nel corpo dell’articolo). Quindi, quando venite a controllare, cercate gli aggiornamenti sia nei commenti sia nel testo di questo post. La data indicata accanto all’editore si riferisce a quella di prima pubblicazione (in originale in caso di opera tradotta).
*3) Alcuni libri segnalati sono ancora in corso di lettura oppure sono giudicati “interessanti” e meritevoli di lettura o almeno di consultazione.
[L’ordine è: il primo della lista è l’ultimo aggiunto].
Eccoli:


-Milan Kundera, Un occidente prigioniero, Adelphi, 2022, pp.85. Il libro contiene due discorsi di Kundera: -“La letteratura e le piccole nazioni” del 1967; – “Un occidente prigioniero o la tragedia dell’Europa centrale” del 1983. Segnalato da Mariangela.

Questi i libri di Michela:
-Luigi Pirandello, I vecchi e i giovani, Mondadori (esistono numerose edizioni, fate voi).
-William Makepeace Thackeray, La famiglia Newcome, Longanesi, 1956 (quasi introvabile).
-Jules Verne, 20.000 leghe sotto i mari.

Scelti da Lorenzo (qui trovate anche le sue riflessioni):
-Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine (nella traduzione di Antonio Tabucchi, mi raccomando!, Feltrinelli)
-Predrag Matvejević, Breviario mediterraneo, Garzanti.
-Sarah Bakewell, Montaigne: l’arte di vivere, Fazi.
-Guy Delisle, Cronache di Gerusalemme, Rizzoli Lizard.
-Luciano Bianciardi, Garibaldi, Minimum Fax.
-Etty Hillesum, Diario (ediz. Adelphi da 260 pagine).

-Giovanni Luigi Fontana, Andrea Gritti, Architetture del lavoro: città e paesaggi del patrimonio industriale, Forma, 2020, 383 pp. Scelto da Mariangela.

-Mircea Cărtărescu, Nostalgia, Voland, 2012. Cinque racconti dello scrittore rumeno. La prima edizione ne aveva solo tre. Un modo per scoprire direttamente una scrittura davvero abbacinante e che lascia senza riferimenti (prima di dedicarsi, magari, a Solenoide). Particolarmente adatto a chi ama la forma (che sfugge) del racconto. Anche se questi sono racconti piuttosto lunghi.

-Anna Voltaggio, La nostalgia che avremo di noi, Neri Pozza, 2023. Segnalato da Domenico Fina, che scrive: «I racconti sono difficili, non è un caso se molti scrittori di romanzi quando scrivono racconti spesso siano insoddisfacenti, e molti scrittori di racconti lo siano altrettanto. Il racconto, che sia quello nel quale si svela via via un enigma, e nel finale tutto si rende chiaro con sgomento, vedi Alice Munro, sia quello nel quale le epifanie sono diffuse e discrete durante il racconto, penso a Lucia Berlin, e il finale aperto rimanda ad altro, be’ hanno bisogno di intensità, umorismo, variazione, curiosità, uno stile che sia originale, fin da principio. Anna Voltaggio, 42enne al suo esordio narrativo, trovo che lo sappia fare, mi è sembrato chiaro già dal primo racconto.» Il resto del commento qui.

-Guzel’ Jachina, Zuleika apre gli occhi, Salani, 2017.
-Jonathan Bazzi, Febbre, Fandango Libri, 2019.
-Fulvio Ervas, Se ti abbraccio non avere paura, Marcos y Marcos, 2012.
-Giuseppe Pontiggia, Nati due volte, Mondadori, 2000.
(Questi li ha segnalati Mariangela)

-Nicola Gratteri, Antonio Nicaso, Complici e colpevoli: come il Nord ha aperto le porte alla ‘ndrangheta, Mondadori, 2021. Scrive Mariangela: «Gli autori spiegano come le organizzazioni criminali nate al Sud siano approdate in diverse regioni del Nord. Ne ho fatto una lettura selettiva concentrandomi, oltre che sulla prefazione e sulle conclusioni, sul capitolo dedicato alla Lombardia. Il libro dedica spazio anche ad altre regioni: un libro, tanti luoghi!». Il resto della recensione di Mariangela lo trovate qui: https://gruppodilettura.com/2021/09/14/libri-e-luoghi/comment-page-3/#comment-94039.

-Emanuele Trevi, La casa del mago, Ponte alle Grazie, 2023.
L’editore lo definisce “romanzo” anche se pare più un memoir sul padre di Emanuele, Mario Trevi, psicanalista junghiano. Questo l’inizio del prologo, che ti avvolge subito:
“«Lo sai com’è fatto». Quando mia madre mi parlava di mio padre ci metteva poco ad arrivare al punto, sempre lo stesso: per affrontare qualunque faccenda con quell’uomo enigmatico, con quel cubo di Rubik sorridente e baffuto, bisognava sapere-come-era-fatto. Io chiedevo lumi, e lei mi ricacciava nelle tenebre più scure col suo perpetuo intercalare, più simile a una formula magica che a un pensiero razionale: «lo sai com’è fatto». Era evidente, d’altra parte, che non lo sapeva nemmeno lei come era fatto, non lo sapeva nessuno – forse nemmeno Gesù Bambino, quell’infallibile conoscitore dei più riposti segreti dell’animo, come mi assicuravano le monache a scuola. Ma una persona, rimuginavo io, perché dovrebbe essere fatta in un certo modo costringendo gli altri, per il loro bene, a saperlo? Non potremmo essere fatti tutti alla stessa maniera, e buonanotte? A quei tempi ero un bambino normalissimo, perfettamente adattato: una versione in miniatura dell’adulto che sarei diventato, privo di picchi e di voragini. Tendevo a prendere per buone le massime di mia madre, ma quel modo di dire ho continuato a detestarlo, almeno quanto l’altra celebre enormità, «conosci te stesso». A me, di conoscere me stesso e di sapere come sono fatti gli altri non è mai fregato un granché.“
Il libro di Trevi entra a pieno titolo anche nelle nostre riflessioni sulle possibilità della scrittura autobiografica. Riflessioni, lo ricordo, che interessano ciascuno di noi. Anche chi – come me – non è scrittrice o scrittore.

-Eliana Versace, Montini e l’apertura a sinistra: il falso mito del vescovo progressista, Guerini studio, 2007.
Anche questo un suggerimento di Mariangela che ne scrive in calce all’articolo sui Libri e i luoghi.
Dice Mariangela: «Per chi sia interessato alla storia della Democrazia Cristiana, alle sue correnti e al suo rapporto con la Chiesa questo è un libro da non lasciarsi scappare». E ancora: «Ovviamente è anche un libro sulla Milano del boom, visto che Montini è stato nostro arcivescovo dalla fine del 1954 fino al 1963, quando fu chiamato al soglio di Pietro. Lavoro rigoroso basato su un’ analisi serrata dei documenti dell’ archivio diocesano, sfata il mito secondo cui Montini avrebbe favorito l’apertura a sinistra, come peraltro avevano sostenuto alcuni periodici d’ allora (forse con l’intento di screditarlo in Vaticano).». L’intera recensione la trovate qui.

-Annie Ernaux, L’evento, L’orma, 2019.
Mariangela: «libro duro al limite della sostenibilità psicologa e fisica, comunque la si pensi sull’interruzione della gravidanza. In prima persona, Ernaux ci racconta la sua storia: inizio anni ’60, Francia, lei studentessa di 23 anni si scopre in cinta e decide di abortire. L’aborto è illegale, deve quindi ricorrere a vie clandestine, subendo umiliazioni e rischiando la vita.» Il resto del commento lo trovate qui.

-Werner Herzog, Ognuno per sé e Dio contro tutti, Feltrinelli, 2023
Un memoir del grande regista tedesco, una autobiografia tutta orientata al racconto di vicende avventurose legate ai film realizzati, alle relazioni di amore odio con Klaus Kinski, ma anche all’infanzia, alla fame durante la guerra, agli studi negli Stati Uniti. Uno si chiede quante vite ci siano dentro la vita di Herzog. Che a un certo momento, e per qualche pagina, ci spiega quanto siano inutili, a suo parere, le autobiografie introspettive, che si osservano l’ombelico. Per certi versi può suonare come dissuasione per noi comuni mortali dallo scrivere delle nostre vite. Comunque la si metta, è una grande lettura.

Scrive Maddi che i tre libri che ha amato di più nel 2023 sono:
-Isabel Kreitz, La scoperta del Currywurst di Uwe Timm, Black Velvet, 2007
-Dario Ferrari, La ricreazione è finita, Sellerio, 2023 («giovane autore da tenere d’occhio»)
-Ian McEwan, Lezioni, Einaudi, 2023 («In questo libro torna lo splendido autore di Espiazione, Bambini nel tempo e via dicendo»)

-Greta Olivo, Spilli, Einaudi, 2023.
Segnalato da Domenico Fina. Un romanzo di una trentenne romana al suo esordio. È la storia di Livia, liceale ritratta in varie fasi della sua adolescenza fino ai 18 anni, Livia che vuole vivere come se niente fosse la sua giovinezza, sebbene la sua vista per via della retinite pigmentosa si faccia sempre più ristretta, i contorni delle cose via via più offuscati, e le relazioni e gli amori piuttosto deludenti. Personaggio descritto con autenticità, attraverso il suo piglio indipendente e umoristico, gli spilli del titolo sono un riferimento allo splendido racconto Un paio di occhiali di Anna Maria Ortese, nel quale la protagonista, affetta da problemi di vista, vede (intravede) le lettere piccole come spilli. Qui tutto il commento di Domenico.

-Varlam Tichonovič Šalamov, I racconti di Kolyma, Adelphi. (Edizione originale 1973; la prima edizione italiana è del 1976 da Savelli).
L’universo concentrazionario sovietico narrato da uno scrittore eccelso che ha vissuto nell’orrore e l’ha reso memorabile in una serie di racconti di enorme bellezza stilistica e infinita comprensione umana. Un libro bellissimo, da leggere lentamente, che non si dimentica facilmente.

-Ivan Ivan Gončarov, Oblomov, 1859. (Io ho una edizione Garzanti e una ancora più vecchia edizione Mondadori. In commercio ora c’è la bella edizione Einaudi tradotta da Paolo Nori.)
Terza lettura di questo romanzo russo che fu, nell’adolescenza, una lettura fondativa. A distanza di anni il fascino del personaggio – che non può stare al passo con il tempo che gli è toccato di vivere e che si ritrae a osservarlo da un punto che gli permette una lucidità che gli altri non possono avere – è, se possibile, ancora più forte. Perché Oblomov è lo sguardo obliquo, indispensabile per vedere l’insensatezza dell’affanno produttivistico, la frenesia della presenza, l’assurda corsa del fare sempre e comunque, per nascondere l’angoscia dietro la routine. Certo non si dovrebbe e non si può essere come Oblomov, la sua “apatica calma”, praticata sistematicamente può ucciderci anzitempo. Però è salutare ogni tanto prendere il suo punto di vista e sedersi accanto a lui e ascoltarlo, quando parla con Zachar, quando spiega perché non può amare Olga, e soprattutto quando pensa, rimugina, progetta cose che non farà mai. Lo sento dentro di me. L’ho sempre sentito.

– Billy Collins, La vela solitaria intorno alla stanza, Fazi, 2013; Balistica, Fazi, 2011.
Definito da alcuni il “poeta più popolare d’America”, Collins affronta le situazioni quotidiane e apparentemente banali con grande e sorprendente capacità analitica, ironia, anche umorismo.

-Trevor Noah, Nato fuori legge: storia di un’infanzia sudafricana, Ponte alle Grazie, 2019, 336 pp.
«Devo dire che ne ho apprezzato la leggerezza e il brio, la capacità di parlare di un ambiente certo non facile in modo scanzonato ed ironico. L’aggettivo del titolo, “fuorilegge”, si riferisce al fatto che il protagonista è figlio di un’unione mista, allora vietata nel paese. Famiglia particolare, disagiata è la madre, certo non tenera, che provvede a tutto. L’io narrante è un furbacchione che se la cava con pragmatismo e qualche, chiamiamolo così, accorgimento e talvolta anche grazie alla conoscenza di più lingue. È una lettura divertente, che insegna molto sul Sudafrica.» Contributo di Mariangela.

-Hans Blumenberg, La leggibilità del mondo, Il Mulino, 2009 (originale: Die Lesbarkeit der Welt, 1981).
Scorribanda all’interno di qualche millennio della cultura occidentale, è la storia di una famiglia di metafore connesse all’idea del mondo naturale come cosa da leggere. Un libro di filosofia che ci aiuta a capire cosa e come leggiamo, ben al di là dei libri. Una sstoria della conoscenza e del rapporto fra l’uomo e il mondo, sotto forma di episodi e incontri con pensatori tutti di cultura occidentale (qualcuno ha scritto: “uomini bianchi morti”). Molto impegnativo ma merita almeno una lettura a pezzi, a frammenti, a capitoli. Appunto.

-Herbert Clyde Lewis, Gentiluomo in mare, Adelphi, 2023 (originale 1937).
Scrive Domenico Fina (qui tutta la sua recensione): «Un racconto commovente, brillante, magnifico». E ancora: «Il protagonista, Henry Preston Standish, si imbarca sul piroscafo Arabella che da Honolulu (sull’oceano pacifico) è diretto verso il canale di Panama. Ha 35 anni, lavora in borsa, vive a New York, ha una moglie e due figli e una vita appagante; a sua moglie ha giustificato questa fuga solitaria perché deve ritrovare (o trovare) quiete, serenità. Vuole vedere i magnifici tramonti sul pacifico. In realtà Standish non sa cosa vuole dalla vita, è un contemplativo, guarda alla vita come sul nastro della telescrivente guarda salire e scendere le azioni. Il racconto non è quello di un gentiluomo caduto (accidentalmente) in mare, che potrebbe aver inizio e fine in due pagine, ma è della vita che si risveglia nel momento in cui cadi, e rifletti su tante cose, ‘mentre a bordo c’era il ballo’.»

-Maria Chiara Ciaccheri, Comprendere le barriere in Chiara Ciaccheri, Fabio Fornasari , Il museo per tutti: buone pratiche di accessibilità, La meridiana, 2022, 110 p. (pp.33/41). Anche questo segnalato da Mariangela (che del tema aveva già parlato in precedenza in riferimento a questo articolo). «Cosa sono – scrivele barriere quando si parla di accessibilità? Io le ho sempre intese come ostacoli architettonici, non so, una scala, un dislivello da superare, invece il termine è da intendersi in senso più ampio. Possono rappresentare un ostacolo un sito web che non fornisce le informazioni sul tema, è una barriera un ingresso non accogliente (anche qui tornano ‘le soglie”!), rappresenta un disincentivo alla visita un percorso non funzionale, magari con illuminazione inadeguata, con didascalie (sempre loro!) non leggibili o poco comprensibili. Il tema è spiegato bene, è un libro per tutti, non solo per addetti ai lavori.»

-Mariangela torna sul libro di Gérard Genette, Soglie. I dintorni del testo, Einaudi, 1989 del quale abbiamo parlato qualche giorno fa (lo trovate qui sotto) e in questo articolo. Aggiunge Mariangela: «Questo è un testo che gli appassionati di letteratura francese non devono lasciarsi scappare! L’autore fa molti esempi per spiegare gli elementi del paratesto e, nella maggior parte dei casi, cita i capolavori d’oltralpe, Balzac, Zola, Proust e tanti altri. Io sono in po’ in difficoltà, in effetti, perché di francesi non ne ho letti tanti, ma chi ha la passione, non si lasci scappare l’occasione!»

-Stefania Bertola, Romanzo rosa, Einaudi, 2022.
Scrive Mariangela nel suo commento: «Nella sua apparente frivolezza questo romanzo ci dice una cosa importante: un libro non è fatto solo dall’autore, tante dritte che l’insegnante di scrittura ammannisce ai suoi allievi potrebbero insinuarsi anche tra le pagine dei libri ‘seri’ che raggiungono anche i lettori ‘forti’.» Il resto delle osservazioni di Mariangela su questo romanzo.

-Vittorio Lingiardi, L’ombelico del sogno. Un viaggio onirico, Einaudi 2023.
Scrive Lingiardi: «Ho scritto questo libro perché mi sono divertito a mettere in comunicazione tre mondi, gli antichi, la psicoanalisi, le scienze, sfiorandone altri. Il sogno è un labirinto borgesiano che offre la possibilità di raccontare mille racconti. In questa esplorazione c’è naturalmente anche un aspetto accademico, la convinzione che ci sono “cose da sapere” sui sogni. Quindi L’ombelico del sogno è anche un invito paraddosale a essere coscienti dell’inconscio». È un libro breve (177 pp.) ma denso di idee, e aperture di orizzonti sul sogno; e, mi pare, ricco di aiuto per chi intende raccontarsi, accettando che la propria vita, come i sogni, sia ambigua, labirintica, e si presti, appunto, a farne delle storie. Perché, esattamente come tutti si sogna, tutti ci si può raccontare.

-Alessandra Daphne Fisher, Jiska Ristori, Atlante del genere: alla scoperta dell’euforia di genere, con il supporto di Francesca Mazzoli e Alessia Romani, illustrazioni di Angela Nicente, Clichy, 2022, 71 p. Scrive Mariangela: «identità di genere e orientamento sessuale come espressione della libertà personale, a dispetto di false credenze e stereotipi. La grafica è determinante perché è elemento assolutamente consustanziale al testo, quindi è necessario tentare di darne almeno un’idea.» Leggi il resto qui.

– Philip Roth, Perché scrivere? Saggi, conversazioni e altri scritti, 1960-2013, Einaudi, 2018. Riprendo periodicamente la lettura di questi libro pieno di idee e strade da seguire a proposito di romanzi, scritture, scrittori, vite nostre e degli altri. In particolare questa volta mi sono immerso in “Intervista su Zuckerman”.

-Anna Chiara Cimoli, Riscritture identitarie. I testi museali alla prova delle trasformazioni sociali, in “Senza titolo: le metafore della didascalia”, a cura di Maria Chiara Ciaccheri, Anna Chiara Cimoli, Nicole Moolhuijsen, Nomos, 2020. Segnalato da Mariangela a proposito del tema delle “didascalie” del quale abbiamo qualche giorno fa. Qui il commento completo di Mariangela.

-Roberto Esposito, Da fuori. Una filosofia per l’Europa, Einaudi, 2016. Un libro complesso, a volte ostico, ma assai utile per la bravura dell’autore nell’inquadrare alcune delle correnti delle filosofia contemporanea. Dalle filosofie della crisi in poi, passando per la German Philosophy, la French Theory e l’Italian Thought e il paradigma della biopolitica, una lunga riflessione sulla. necessità della filosofia di oltrepassare i propri confini e osservarsi “da fuori”, appunto.

-Gérard Genette, Soglie. I dintorni del testo, Einaudi, 1989. Come sempre Genette ci dice cose indispensabili, sulle quali forse non riflettiamo mai abbastanza: riguardano la nostra comprensione del mondo, oltre che il modo in cui leggiamo. Qui – libro arcinoto anche se meno delle tre Figure – ci aiuta a capire cosa sono e come funzionano «le produzioni, verbali e non verbali, che contornano [un testo], lo presentano, fanno di esso un «libro». Sono queste produzioni – prefazioni, dediche, copertina, scelte tipografiche, ecc. – ciò che costituisce il paratesto, l’area di transizione tra il dentro e il fuori, la soglia, insomma, del testo letterario. Quest’apparato, troppo visibile per essere percepito, agisce in parte all’insaputa del destinatario. E tuttavia il suo apporto è spesso rilevante: come leggeremmo l’Ulysses se non si intitolasse Ulysses? Questo studio, il primo dedicato al complesso di una pratica tanto rilevante nel mondo delle lettere, vuole essere un’introduzione, ma al contempo un’esortazione a considerare più da vicino ciò che regola nascostamente le nostre letture. Una soglia, del resto, può essere solo attraversata».

-Philippe Lejeune, Il patto autobiografico, traduzione di Franca Santini, Bologna, Il Mulino, 1986. Un vecchio libro – fuori catalogo che si trova solo nelle biblioteche – che delinea alcune regole del genere di scrittura autobiografica. Regole con le quali fare i conti per provare anche a superarle e a riscriverle.

-Sara Filippi Plotegher, Alberi di strada: manuale di convivenza con il verde urbano, da un’idea di Giorgio e Giulia Cordin, Quinto Quarto, 2023. «Me lo hanno consegnato proprio il 25 luglio, quando ho faticosamente raggiunto la biblioteca dopo il disastro che in città ha abbattuto duemila alberi.», da Mariangela.

-Giuseppe Marotta, A Milano non fa freddo, Unicopli (prima edizione Bompiani 1949) «Un libro che coi suoi ventun racconti descrive una Milano lontana; siamo negli anni ’30 e già allora non era facile (ma non impossibile) approdare nella grande metropoli senza molti mezzi.» Da Mariangela.

-Martin Amis, La storia da dentro. Come scrivere, Einaudi, 2023 (originale 2020). Insieme un romanzo, una serie di memoir tematici, un’autobiografia, un manuale di scrittura e di lettura, una meditazione sull’amicizia e sulla morte.

-Daniele Rielli, Il fuoco invisibile. Storia umana di un disastro naturale, Rizzoli, 2023. Il disastro naturale è quello degli ulivi di Puglia colpiti e uccisi dalla Xylella (21 milioni secondo il Cnr). Ne scrive Paolo Bricco sul domenicale del Sole 24 Ore del 16 luglio: «Perché questa vicenda, che si svolge nel meraviglioso Salento sottratto alla sua dimensione da cartolina attraverso l’infausta trasformazione in un gigantesco cimitero degli alberi, mostra quanto siano presenti – nella contemporaneità – schegge di civiltà pagane, pensiero magico, mitologia e mitologismi, dichiarazioni di impossibilità di intendere e di volere e desiderio di abbandonarsi alle spiegazioni più semplici che, alla fine, trovano sempre con grande facilità i colpevoli: appunto, gli scienziati che hanno scoperto l’esistenza del batterio.»

-Tullia Gianoncelli, Crescenzago. Luoghi e voci, Edizioni del Foglio Clandestino, prefazione di Pietro Esposito, 2018, 256 p. Da Mariangela, qui.

-Ferdinando Imposimato, I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia. Perché Aldo Moro doveva morire? La storia vera, Newton Compton, 2013
-Ferdinando Imposimato, La strage di Piazza Fontana in Id. “La Repubblica delle stragi impunite”, Newton Compton, 2012, pp. 53/15.
Suggeriti da Mariangela: «Certi fatti drammatici della seconda metà del ‘900 sono cristallizzati nella mia memoria al momento dell’accadimento». I commenti sono questi: primo e secondo.

-Natalia Ginzburg, La famiglia Manzoni, Einaudi 1983. Segnalato da Camilla e Mariangela.
-Natalia Ginzburg, Piccole virtù, Einaudi, 1962. Da Camilla.

-AA.VV. I volti del potere Da Pericle ad Augusto, da San Francesco a Solimano da Napoleone a Mussolini da Stalin a Hitler da De Gasperi a Papa Wojtyla da Cleopatra a Margareth Thatcher. Undici storici raccontano come si governano gli uomini nel bene e nel male. Laterza, 2010. «Ho letto questi tre», dice Mariangela: Alberto Mario Banti, “Napoleone e il bonapartismo”, pp. 117/142; Andrea Graziosi, “Stalin e il comunismo”¸ pp. 173/218; Andrea Riccardi, “La Chiesa di Papa Woytjla”, pp. 271/288». Il commento completo qui.

-Alessandro Manzoni, I promessi sposi, 1842. «Ecco il Manzoni… non gli si può sfuggire. Magnifico. Da Camilla.

-Alberto Manguel, Don Chisciotte e i suoi fantasmi, Sellerio, 2023. Manguel ci mostra il grande fantasma che abita le pagine del Don Chisciotte. Si affaccia nell’identità di Cide Hamete, l’arabo spagnolo di lingua aljamiada, al quale Cervantes affida l’autorialità del manoscritto del romanzo. È il fantasma di una cultura che era in Spagna da quasi mille anni e che i re cattolici avevano deciso di espellere, in un delirio di ricerca della “purezza del sangue”.

-Nickolas Butler, Uomini di poca fede, (Little Faith, 2019), Marsilio. «La religione può diventare pericolosa, per se stessi e per gli altri, ammesso che certi eccessi si possano ancora fare rientrare nelle pratiche religiose, per me diventano superstizione». Il commento di Mariangela qui.

– Herman Melville, Moby Dick o la balena, 1851. Lo segnala e ne scrive a lungo theleeshore sul nostro blog: «Dopo poche pagine, il furore linguistico di Melville ti avvolge come un vestito prezioso. Un’impressionante cornucopia di metafore, iperboli, metonimie, similitudini e tutte le altre figure retoriche contemplate in letteratura, si rincorrono per tutto il libro senza soluzione di continuità».

-Antonella Agnoli, La casa di tutti. Città e biblioteche, Laterza, 2023. La biblioteca come architrave di una nuova visione delle città fondate sull’inclusione e la cura. Che tipo di società e quindi che genere di vita vogliamo per i nostri ragazzi e i nostri vecchi? (Simonetta Fiori, La Repubblica, 22 maggio 2023).

-AA.VV. Novecento italiano. Laterza, 2008, 252 p. Il suggerimento è di Mariangela; il commento completo, con alcune riflessioni, lo trovate qui.

Mariangela scrive, fra l’altro:
I capitoli letti finora sono questi:

  • Valerio Castronovo, “1960. Il miracolo economico”
  • Vittorio Vidotto, “1978. Il delitto Moro”
  • Salvatore Lupo, “1986, Il maxiprocesso
  • Ivo Diamanti, “1992, Tangentopoli”

-AA.VV. I giorni di Milano. Laterza, 2010, 240 p. (da Mariangela, a commento dell’articolo sui Libri e i Luoghi, l’ho messo qui perché mi sembra molto pertinente anche con il filone dei libri dell’anno)
Sempre sfruttando la possibilità di frammentare la lettura, ho iniziato con questi capitoli, tutti molto interessanti:

  • Eva Cantarella, “I miti di fondazione”
  • Marco Meriggi, “Primo giugno 1764. La nascita del caffè”
  • Antonino De Francesco, “26 maggio 1805. Bonaparte incoronato in duomo”
  • Giuseppe Berta, “28 aprile 1906. L’esposizione internazionale”

L’ultima provincia di Luisa Adorno. Scrive Mariangela che ce lo propone: «Abitudinario, ossequente al potere e un po’ ignavo, il prefetto difficilmente prende iniziative, esegue gli ordini e non rischia mai di suo. Odia i comunisti e le novità, ama l’ordine e la quiete casalinga, anche se a casa sua non è lui a comandare». Il commento completo qui.

-Ian McEwan, Lezioni, Einaudi (2023). Scrive cla055: «Devo affermare che la l’avanzata età riporta questi intellettuali ai loro tempi migliori che sono quelli della loro giovinezza. Lezioni mi ha ricordato Bambini nel tempo, Espiazione, Amsterdam, Sabato e L’amore fatale»

-Nanni Moretti, Il sol dell’avvenire. È come leggere un buon libro e nel finale per diversi aspetti ci può ricordare il primo maggio. La considerazioni sparse che mi sono passate per la testa vedendo il film di Moretti sono: Moretti è vivo e vegeto, in fin dei conti è il nostro Cechov invecchiato, quello che ci ricorda che siamo disattenti; potrebbe vincere Cannes? Da Domenico Fina. Tutto il commento qui.

-Alba de Céspedes, Da qui nessuno torna indietro, Mondadori, (1938). Anni ’30 in un collegio femminile romano, tante ragazze, tutte con le loro speranze ed ambizioni: un sogno di indipendenza, la speranza di un amore, in certi casi, l’anelito a un miglioramento sociale. Grazie a Mariangela. Il commento completo qui.

-Claudio Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della resistenza, Bompiani (1991). Un libro fondamentale per la storia della Resistenza italiana, sulla natura della lotta e il carattere di triplice guerra: patriottica, civile e di classe. Ne parlo anche qui.

-Colm Tóibín, Il Mago, Einaudi (2023). “Un romanzo su Thomas Mann che si legge come un romanzo di Thomas Mann.” Secondo Camilla Parcher che lo segnala “è stata una delle più deliziose letture che ho avuto la fortuna di leggere, e per ora mi fermo qui. Solo a ricordare Il Mago, mi commuovo”. Il commento di Camilla è qui.

-Marchesa Colombi (vero nome: Maria Antonietta Torriani), Matrimonio di provincia, Einaudi (del 1885 la prima pubblicazione). Torriani è, “una delle tante scrittrici di fine ‘800. Storia di una ragazza che per anni rimane legata ad una infatuazione, a un’idea di fidanzamento che si protrae nel tempo senza condurre a nulla di concreto. È quasi un monito per le fanciulle: basta sognare ad occhi aperti, prendete in mano la vostra vita e agite! E che bella scrittura!”. Da Mariangela, il commento completo qui.

Granta’s Best of Young British Novelists 2023, Issue n° 163: torna il numero della rivista “Granta” dedicato ai giovani scrittori britannici. Ne esce uno ogni dieci anni, dal 1983: ci sono passati, tra gli altri, Kazuo Ishiguro, Salman Rushdie, Julian Barnes, Martin Amis, Pat Barker. E poi Zadie Smith, Iain Banks, Nicola Barker, Ben Okri, Jeanette Winterson, Hanif Kureishi, Sarah Waters e Rachel Cusk.

-Amor Towles, Un gentiluomo a Mosca, Neri Pozza (2016). Mosca 1922 – un uomo, aristocratico, viene condannato dal Commissariato del Popolo per essersi arreso alle corruzioni della propria classe sociale e deve scontare la sua pena per trent’anni recluso in un albergo. Da Paola Rigo, il commento completo qui.

-Marta Cai, Centomilioni, Einaudi (2023). Teresa con una vita che si avvoltola, deve curarsi di suo padre malato di Alzheimer, di sua madre rancorosa che ha come unica meta del giorno e della sera, l’ossobuco in umido da cucinare. Da Domenico Fina che qui ci offre la sua recensione.

-Barry Gifford, Il Mondo di Roy, Jimenez (2022). Il viaggio di un ragazzino nell’America tra gli anni ‘40 e ‘60. Da Mario Maccagni.

-Giacomo Tinelli, L’io di carta, Edizioni del Verri (2022). Autofiction e autobiografia: “se la prima espone le finzioni che l’io produce, la seconda tenta al contrario di ridurle al minimo”. Con particolare attenzione alla scrittura di Walter Siti e Emmanuel Carrère.

-Marco Annicchiarico, I cura cari, Einaudi (2022). Un romanzo sulla cura dell’Alzheimer. Se ne scrive anche su Doppio Zero.

-Don De Lillo, Rumore bianco, Einaudi (1987). Postmoderno o quasi, un romanzo sulla paura della morte nell’America del consumo.

-Enrico Terrinoni, Su tutti i vivi e i morti. Joyce a Roma, Feltrinelli (2022). La presenza di Joyce a Roma che tracce ha lasciato nella sua opera. Un’indagine sulla relazione fra vita e scrittura.

-Mario Silvestri, Isonzo 1917, Einaudi (1965). Una ricostruzione dell’anno di Caporetto.

-Miguel Benasayag, Teodoro Cohen, Del dialogo nella complessità, Pensa Multimedia (2022). Quanta ideologia c’è nella predica sulla necessità del dialogo? E quale dialogo è giusto provare ad attuare?

-Georges Simenon, Gli intrusi, Adelphi (1940). Un gruppo di ragazzi e un omicidio irrompono nella vita di un uomo, un borghese che da quasi vent’anni si è rintanato in casa.

-Jack London, Il vagabondo delle stelle, Feltrinelli (1915). L’ultimo romanzo di London. Un condannato a morte racconta le vite che ha immaginato nei suoi anni in prigione. Quali sono i limiti del racconto autobiografico.

Ovviamente l’aggiornamento dell’articolo è continuo, giorno dopo giorno (più o meno).

[Immagine: Jacob Lawrence – Confrontation at the Bridge from the series Not Songs of Loyalty Alone The Struggle for Personal Freedom -1975 – Wikiart]

Commenti

57 risposte a “I libri più belli, letti nel 2023 (aggiornamento 27.2.24)”

  1. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @tutti @Jezabel

    Mencarelli a me era piaciuto, ma non posso dare torto ai tuoi ragazzi che l’ hanno trovato un po’ cupo. D’Avenia non lo conosco.

    Avevo capito che stavi leggendo in ritardo i commenti: mettiti in pari e raccontaci cosa stai leggendo! Apprendo che continui a solcare i cieli d’Italia!

    Ciao, Mariangela

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  2. Avatar Mariangela
    Mariangela

    Due scritti di Kundera che si leggono in un fiato e ti fanno capire quanto rimanga da scoprire sulla storia di certi paesi. Sì, perché, a dispetto di alcuni tentativi che avevo fatto per avvicinarmi alla letteratura di Ungheria, Cecoslovacchia  e Polonia, io mi scopro ancora a definirli talvolta “paesi dell’ex blocco sovietico”:

    ∆ Milan Kundera, “Un Occidente prigioniero, o La tragedia dell’Europa centrale“, premesse di Jacques Rupnik e Pierre Nora, Adelphi, 2022, 85 p. 

    Il primo,  “La letteratura e le piccole nazioni”, è il discorso tenuto al Congresso degli Scrittori a Praga nel giugno 1967. Giusto dire subito che divenne l’emblema della Primavera di Praga, anche perché in Francia venne pubblicato da Gallimard durante l’occupazione sovietica.

    Nel secondo ‘900 si dischiudono “ampie prospettive integrazioniste”, ammonisce Kundera, e le piccole nazioni sono sprovviste di qualsiasi difesa che non sia “la forza della loro cultura”.

    Il secondo, uscito nel novembre del 1983 e subito tradotto nelle principali lingue europee, ha provocato un ampio dibattito. “Un occidente prigioniero” è molto chiaro su un punto: la tragedia dei piccoli paesi, che concentrano la massima diversità nel minimo spazio (al contrario dell’URSS che voleva la massima omologazione nel grande spazio) non è solo politico, è anche culturale. La loro lingua, la loro letteratura, la musica, tutto, ha militato strenuamente per una propria indipendenza, che invece è stata annichilita. Diversa la questione, secondo Kundera, in Bulgaria, non perché la stretta del regime sia meno oppressiva, ma perché , culturalmente, è più orientale che non le tre nazioni di Cecoslovacchia, Polonia e Ungheria, non è un caso che in Bulgaria non ci siano state rivolte.

    l’Europa, sostiene Kundera, non avverte sottrazione alcuna alla propria cultura, considera l’influenza e il controllo sovietico un fatto meramente politico.

    Poco meno di novanta pagine che ti spalancano la porta su un mondo!

    Mariangela

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  3. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @tutti

    Difficile sciogliere le redini di un’educazione basata sul fanatismo religioso (che religione non è), ancora più arduo se, in aggiunta ad un padre con problemi psichici e una madre accondiscendente, in famiglia si deve convivere anche con un fratello sadico.

    Bisogna leggerlo, ‘Educazione’ di Tara Westover: il percorso che porta alla liberazione dalla zavorra inculcata dai genitori  è lungo e non privo di arretramenti. Mi ha scaldato il cuore leggere che i primi nodi si sciolgono a Roma,  città accogliente che per prima stempera alcune tensioni.

    Lo conoscete? Libro abbastanza ansiogeno: diciamo che nella ditta del padre, dove lavorava quasi tutta la brigata dei figli, i dispositivi individuali di sicurezza non erano apprezzati, il capofamiglia riteneva facessero perdere tempo, quindi, come dire, gli incidenti sul lavoro erano all’ ordine del giorno. E vietato andare all’ ospedale! Niente scuola, niente dottori e bandita qualsiasi autorità statale (perché satana è dietro l’angolo). Questo l’ambiente in cui cresce Tara. ed è un memoir!

    Lettura e fatti di cronaca talvolta si rincorrono: stavo finendolo quando ho appreso dei fatti di Palermo!

    Mariangela 

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  4. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @Tutti

    Ho letto “Il treno dei bambini” di Viola Ardone, bell’episodio di solidarietà e ben scritto. Difficile che il linguaggio infantile, per di più infarcito di espressioni dialettali, faccia breccia, di solito mi risulta indigesto, qui invece la semplicità dell’eloquio non è artefatta, suona naturale.

    Nota la vicenda:  nell’immediato dopoguerra alcuni bambini poverissimi del profondo Sud vengono ospitati da famiglie emiliane perché possano studiare , perché la loro povertà sia almeno momentaneamente alleviata. Ovviamente al dato storico si intrecciano vicende individuali di sofferenza e speranza. Nel libro si sottolinea che l’iniziativa fu del Partito Comunista, ed è vero, però forse non viene detto che furono le donne dell’U.D.I. a pretendere che potessero partecipare anche i bambini figli di genitori non iscritti al partito: no, sostennero le donne, la miseria è trasversale e le divisioni partitiche non devono rilevare!

    L’avete letto?

    Mariangela

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  5. Avatar bettiblu
    bettiblu

    Ringrazio le ragazze Mariangela e Jezabel per aver citato Mencarelli. Mi sono incuriosita e, tra i tanti libri della mia biblioteca che non sono riuscita ancora a leggere, ho pescato il suo “La casa degli sguardi” e, beh, me ne sono “innamorata”. Ho quindi comprato fame d’aria e degli amanti non degli eroi.

    Fame d’aria, la cui copertina mi aveva incuriosita quando è uscito, l’avevo snobbato perchè mi sembrava pietistico…, ora invece non vedo l’ora di leggerlo e ritrovare lo spirito (nel senso di anima, di carattere, di modo di scrivere) di Daniele.

    Per quanto riguarda il suo libro di poesie che ho comprato, devo iniziarlo, sono curiosa, anche se di poesia ne ho letta poca nella vita, per cui ancora non so se saprò apprezzarla.

    Sempre tornare e Tutto chiede salvezza spero di trovarli quanto prima.

    Io vi regalo il suggerimento di leggere un altro autore che mi ha recentemente molto commossa: Douglas Stuart “Storia di Shuggy Bain”.

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  6. Avatar Mariangela
    Mariangela

    grazie, Bettiblu, lo metto in lista.

    Mariangela

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  7. Avatar Mariangela
    Mariangela

    ‘Una donna” di Sibilla Aleramo è un grande classico della letteratura femmine e femminista, ma, prima ancora che per i contenuti, a me ha stupito per il linguaggio sciolto e moderno.  Autobiografico dell’ autrice, il testo restituisce con efficacia la gabbia di una vita senza diritti. Matrimonio riparatore, marito violento, reclusione imposta e il precedente di una madre che, per avere accettato tutto, finisce in manicomio.

    La legge non accorda diritti alla protagonista, neppure quello di ereditare senza il permesso maritale. 

    Ancora di salvezza è la scrittura e la possibilità di sfruttarla economicamente , anche se si sente l’insoddisfazione per un’ attività che deve fare i conti con le direttive dell’ editore volte unicamente al profitto.

    “La santa e la spudorata. Alessandrina Ravizza e Sibilla Aleramo. Amicizia, politica e scrittura” è un libro di Emma Scaramuzza che studia la corrispondenza e gli appunti di Rina Faccio (Sibilla Aleramo è uno pseudonimo), posso dirvi che quanto troviamo in “Una donna”  è rinvenibile anche in questo scritti, i due testi corrono in parallelo ( fino alla dolorosa decisione di lasciare il marito rinunciando alla cura del figlio). Mariangela

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