Questione di tempo. E di racconti

Questione di tempo. E di racconti

Perché è importante quel che ci dice Paul Ricoeur quando ci ricorda che «Il tempo diventa umano nella misura in cui è articolato in modo narrativo» 

Sull’aiuto che offre Paul Ricoeur alle nostre osservazioni sui comportamenti dei lettori e sull’uso che fanno delle letture sono tornato più volte.
Qui vorrei solo ribadire la questione dell’importanza del considerare il tempo come lo affronta Ricoeur nell’analizzare due cose:
1-«l’identità strutturale tra la storiografia e il racconto di finzione»;
2-il profondo nesso esistente tra l’esigenza di verità di entrambi i modi narrativi.

Il tempo è un presupposto comune, anzi un nucleo di presupposti come dice Ricoeur: e tale presupposto è così definito e spiegato dal filosofo francese: 

«L’identità strutturale della funzione narrativa e dell’esigenza di verità di ogni opera narrativa, sta nella natura temporale dell’esperienza umana. Il mondo dispiegato da qualsiasi lavoro narrativo è sempre un mondo temporale. O […] il tempo diviene umano nella misura in cui è articolato in modo narrativo; per contro il racconto è significativo nella misura in cui disegna i tratti dell’esperienza temporale.»

Nel prima parte del primo volume di Tempo e racconto (originale francese 1983, in italiano, Jaca Book, 1986 e 2016), Ricoeur usa la riflessione sul tempo di Agostino e la teoria dell’intrigo di Aristotele per offrire «due introduzioni storiche indipendenti l’una dall’altra» alla tesi della reciprocità tra narratività e temporalità» (pp.15-16).
Questa reciprocità ha certamente a che fare col perché e come leggiamo, ascoltiamo, guardiamo storie.


Leggi anche: Nel gruppo di lettura c’è l’esperienza del mondo


In modo diverso Peter Brooks in un suo celebre saggio, Trame. Intenzionalità e progetto nel discorso narrativo, (Einaudi, 1995 e 2004. originale:1984). ci dice che la
«narrativa è una delle grandi categorie o sistemi di comprensione a cui ricorriamo nei nostri negoziati con il reale, e in particolare con i problemi della  temporalità: i condizionamenti che l’uomo subisce da parte del tempo, la sua coscienza di esistere solo entro i limiti precisi fissati dalla morte. E le trame sono le principali forze ordinatrici di quei significati che cerchiamo, attraverso una vera e propria battaglia, di strappare al tempo. Sono, in effetti, così fondamentali per le nostre esperienze di lettura, e ancor più per la nostra possibilità di articolare l’esperienza in genere, che spesso la critica le ha passate sotto silenzio, quasi fossero troppo ovvie per meritare una discussione. Ma è ben noto che quel che ovvio è spesso l’argomento più interessante – e più arduo – di cui si possa parlare.»

Per il nostro fine, che è capire come il senso dell’esperienza di lettura diventi anche oggetto di discorso con altri individui e addirittura terreno per relazioni mediate da questo senso, è importante partire dalla nostra relazione con il tempo e considerarla sempre come cornice nella quale il lettore cerca il senso della propria esperienza di lettura e della propria vita e degli intrecci fra lettura e vita. 
Questi intrecci, possiamo azzardare, aiutano, insieme ad altre esperienze a comprendere il mondo nel quale ci è toccato di vivere. L’esperienza di lettura e di comprensione e interpretazione del mondo e del nostro tempo in esso, si dispiega nelle relazioni con altri esseri umani, nel racconto di queste esperienze, come dimostrato dalle testimonianze di quasi tutti i lettori che abbiamo incontrato nella nostra vita.
Il rapporto fra il tempo, la lettura e le relazioni con altri è dunque lo sfondo sul quale si svolge questo grande gioco che proviamo ad osservare e rappresentare. 

(Di tutto ciò ho parlato in modo più articolato in Le voci dei lettori, Editrice Bibliografica, 2022)

Leggi anche: Le voci dei lettori, come creare gruppi di lettura inclusivi

L’immagine in apertura: Joaquim Rodrigo, Muro – Numen verde, 1961

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