I libri più belli, letti nel 2022

Eccoci di nuovo con il post che raccoglie i libri migliori letti nel 2022 dai lettori del blog.

La regola è sempre la stessa (la ripeto per chi arriva per la prima volta: i nuovi arrivi sono sempre benvenuti e preziosi):

1) scriviamo nei commenti i libri che ci sono piaciuti (ma anche quelli che vogliamo stroncare) e che abbiamo letto nel corso del 2022. Ovviamente è possibile mettere anche considerazioni, recensioni, fare domande.

2) Importante che ci si occupi di libri e cultura; evitiamo, per favore, digressioni fuori luogo e tema, soprattutto digressioni di propaganda politica che ogni tanto (in passato) si sono manifestate e che hanno generato un certo disagio.

Gli interventi/commenti del 2021 si possono leggere qui:

L’immagine è: August Macke, Promenade, 1913 (Wikiart)

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170 risposte a “I libri più belli, letti nel 2022”

  1. Ciao Mari, leggo solo ora di ritorno da Parigi, non c’ero mai stato e Parigi merita di starci 🙂

    La ballata di Iza è uno dei capolavori di una scrittrice che ammiro, una vera maestra della prosa, da Magda Szabó si impara davvero cosa significa scrivere come si deve, non scrive mai pagine tanto per… titoli come questo, assieme a La porta, Via Katalin, L’altra Eszter sono direi indimenticabili.

    Il titolo originale de La ballata di Iza è “Pilato”; ci ho pensato molto, non si riferisce solo a Iza, da tutti amata ma mai del tutto da nessuno, ma è ancora più radicale: in questo magnifico romanzo, si capirà nella quarta e perfetta ultima parte (che a differenza tua considero esemplare nell’ illuminare tutto ciò che la precede) che Pilato talvolta lo siamo tutti. Pieni di premure che restano nell’aria. È un romanzo inquietante sull’attenzione. Sul sapersi spiegare e sapersi far amare. Nessuno è innocente e nessuno colpevole.
    Di Iza pensano “Signore Iddio come deve essere stanca per mantenere continuamente il controllo su se stessa.” Iza è distante, Iza bambina non voleva sentir cantare ballate in cui si parla di morte. Iza è un personaggio memorabile, come lo sono gli altri grandi personaggi di Magda Szabó, gli altri due per me sono Emerenc de La porta e Eszter (personaggio grandiosamente irritante) de L’altra Eszter; se non li hai letti te li consiglio caldamente.

    Buona fine estate e buon inizio autunno

    Domenico

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  2. e io sto per andarci, a Parigi ma belle, che conosco bene per averci anche vissuto e lavorato milioni di anni fa.
    ma manco da una decina di anni, e fremo. Sto persino leggendo un librone su parigi segreta di serena Dandini, … vabbè mah boh

    Concordo su Magda Szabo ogni libro è bello e valido, senza raggiungere le vette de La porta, inarrivabile.
    ma leggete Works ! per favore!!! davvero merita tantissimo

    la nuova grafica del sito mi disorienta del tutto, mi ci perdo. sos

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  3. Sto leggendo Works, bellissimo, grazie Cristina per avercelo fatto conoscere. Mi spiace solo tantissimo sia morto suicida, la sua vita aveva un senso per me, ora che lo sto leggendo.

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  4. Intendevo riferirmi all’autore di Works, Vitaliano Trevisan, a cui mi sto affezionando tantissimo leggendolo.

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  5. Ciao.

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  6. Test.

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  7. Carissime,quante belle cose avete fatto, io sono qui un po’ ammalata e molto stanca.le elezioni poi mi hanno distrutta:ItalliaFascista,! Che cosa orribile,non sopportabile.
    È un periodo brutto per me……….e vedo che continua.

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  8. Ciao Betti Blue, vedrai andando avanti, WORKS è un capolavoro potente, bisogna farlo conoscere!
    Camilla, l ‘italia è la solita piccina, meschina, egoista, poco lungimirante, fasulla, imbrogliona, voltagabbana, chiusa, insicura, bisognosa di un leader da seguire e amare e poi odiare. non credo sia fascista a parte qualche migliaia di idioti, è piccolo borghese e marcia.
    ma noi non siamo esenti da colpe, e berlusconi ha fatto il grosso del lavoro ( e pure Grillo),
    stai serena, pensa a te alla tua grande famiglia, e goditi ogni singola giornata. che la vita è un soffio, anche meraviglioso o tremendo, dipende, certo è che volavia veloce.

    Consiglio moltissimo di Trevisan anche i Quindicimila passi. tutto di invenzione, a metà strada fra Thomas Bernahrd e l’ossessività delirante di Wallace.
    Grande scrittore Trevisan, gli si vuole bene subito, nonostante il pessimo carattere.

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  9. @Camilla
    Camilla, mi associo all’incoraggiamento di Cristina. Scrivici quando puoi!

    @Tutti
    Conoscete “Un ragazzo italiano” di Gian Arturo Ferrari? Io l’ho letto e apprezzato, è un romanzo di formazione dalla scrittura garbata e gentile. Il protagonista è un bambino di una cittadina emiliana che trascorre le vacanze e i momenti più felici nel paesotto della nonna materna (forte il legame con quest’ultima). Un rapporto conflittuale col padre, un’invincibile balbuzie e un ambiente famigliare un po’ teso non consentono di dire che la sua sia stata un’infanzia spensierata. Secondo me, molto interessante anche la parte finale, quando oramai liceale, vive l’ambiente milanese ante sessantotto, e della borghesia presunta colta percepisce tutti i limiti.

    Consigliabile, a mio parere!

    Mariangela

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  10. Carisimi, non conosco Gian Arturo Ferrari , spero di poter riprendere a scrivere …..ho tante cose da dirvi (libri!). Così riempirò i vuoti di questi ultimi tempi. A presto. Cam

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  11. Grazie della dritta, Cristina. So già che di Trevisan mi prenderò tutto quanto è disponibile, ma comincerò possibilmente dai 15000 passi.
    Si riesce a voler bene a molti scrittori, ma per lui provo qualcosa di più, un’affinità nel sentirsi “diverso”, anche se probabilmente ci sentiamo un po’ tutti così, specialmente alcuni di noi lettori…: diversi, unici, alieni agli altri, e nel mio caso anche un po’ “stonati!”, non a caso ho scelto come riferimento Betty Blue.
    Mi piacerebbe far conoscere Trevisan ad altri lettori, ma a parte, come hai fatto tu Cristina, perorare la sua causa qui, le persone che conosco mi sa che Works me lo tirerebbero dietro… (così magari lo riavrei indietro!) o forse sono io ad essere piena di pregiudizi?
    Un saluto affettuoso a tutti i lettori del Blog in questo tempo grigio (oggi anche meteorologico).

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  12. @Betti Blu
    Hai ragione! Anch’io evito di incontrare per la prima volta un autore con un libro di quella mole! Però, chissà, magari per sfida …

    @Tutti
    mi sento in vena di commenti superlativi perché ho letto “Crossroads” di Franzen e voglio dirvi che se cercate un libro divertente, ben scritto, atto a favorire una bella discussione in un gruppo di lettura, capace di farvi rimuginare anche a lettura finita sulla famiglia, sui rapporti sociali, sugli stati di mente alterati, ecco, questo è il vostro romanzo! Personaggi ben delineati, trama coerente fino alla fine, struttura secondo me perfetta. L’ho preferito anche a “Le correzioni”, che pure mi era piaciuto molto.

    Lo avete letto?

    Mari

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  13. Mariangela, leggere Works non è faticoso per niente, nonostante la mole, o meglio è faticoso perché è anche doloroso: in fin dei conti l’autore si è suicidato, e il libro è anche la storia dei fallimenti lavorativi, e non solo lavorativi, del protagonista che è probabilmente lui stesso, oltre che del “malaffare” (nel senso di trionfo della corruzione e cattiva gestione) di certa politica, ecc.
    Il motivo del suicidio di Trevisan ovviamente non lo so, non avendolo conosciuto di persona, lo posso solo intuire da ciò che scrive, ma non pensare sia deprimente, anzi, il libro è, paradossalmente, molto vitale e l’autore sa essere ironico e divertente.
    Scusate questi interventi monotematici… giuro che non prendo soldi dall’editore!
    Passando ad altro, Crossroads di Franzen l’ho comprato l’anno scorso, ma ancora non l’ho letto. Mi pare che dovrà uscirne un seguito, aspetto fiduciosa, poi li leggerò insieme, se no dimentico.
    I miei libri intonsi fanno a gara per attirare la mia attenzione, sono tanti, chissà se ce la farò a leggerli tutti perché continuo a comprarne in grande numero e l’età avanza!!!
    Mi dà però un senso di sicurezza averne una bella scorta (rigorosamente di carta) se, caso mai, in un distopico futuro, diventasse proibito stamparli… Ovviamente scherzo. Ma siete arrivate/i a leggere fino a qui? Ma chi ve l’ha fatto fare di perdere tutto sto tempo con le mie chiacchiere inconcludenti e logorroiche? Mi sento in colpa ma grazie dell’attenzione…
    E me ne approfitto per continuare:
    stasera ci sono i Dream Syndicate a Torino, sconosciuto gruppo anni 80, invidio chi va a vederli… io purtroppo ho passato l’età e poi non ho i vestiti giusti! Sì, va beh, è che alla mia età rischio di addormentarmi in piedi, come i cavalli, nonostante la loro energia, almeno, a quel che ricordo. Un bacio a Steve Wynn e Danny Duck (per me era la paperetta).

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  14. A Betti Blu. /a tutti
    Ho perso tutti i contatti col Blog anche se ho letto tanto in questo lungo lungo periodo.Ho letto vecchi libri , comprati anni fa e ……dimenticati.
    Insomma sono costretta a raccontarvi le mie infinite giornate piena di solitudine e angoscia.La mia ragazza,un figlia meravigliosa,dopo una lunga e tremenda malattia, appena guarita completamente…….si è presa il COVID. Non è stato grave ma dopo il tremendo male ( da cui è GUARIT perfettamente ), ancora esami, dolori alla schiena……..
    Mi sono bloccata, insomma oggi ha fatto l’ultimo tampone. NEGATIVO. 🤩.Finalmente un poco di pace . Cosa ho letto in questo periglioso periodaccio .?Tutti i racconti di. PATRIK MCGRATH. Racconti di follia. Bello. Un abbraccio a tutti. Cam. ( sono furente per lgli esiti dell

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  15. Elezioni deleterie

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  16. @Betti Blu @tutti
    Mi sa che col librone di Trevisan devo proprio provarci, a questo punto!

    @Camilla@tutti
    Di McGrath ho letto e apprezzato “Follia”, molte colettrici del GdL non erano della mia idea, a loro il libro non era piaciuto.

    Camilla, certo, ulteriore tensione che non ci voleva, quella del Covid di tua figlia, però il peggio è passato!

    @Cristina@Camilla@tutti
    Trovo su un vecchio libro di storia il nome di Giulia Gentili Filippetti, faccio la ricerca su Google, mi aspetto di trovare saggi storici o al più libri di memorie e ti scopro invece che negli anni ‘60 ha scritto di contraccezione, ne è stata sostenitrice e promotrice e che il suo operato è stato importante per diritti delle donne. Chiedo a voi tutti, ma soprattutto a Cristina e a Camilla, se la conoscete, se ne avete sentito parlare.

    E pensare che io credevo di poterla identificare, semplicemente, come la figlia del sindaco di Milano socialista Angelo Filippetti!

    Mari

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  17. Ciao Betti Blu, anche io sto leggendo Trevisan e il suo Works; mi sembra molto forte e sincero. Da quel che avevo letto mi aspettavo un po’ di ricerca linguistica e stilistica, invece finora questa parte mi ha un po’ deluso. Ma mi piace molto lo scavo nelle vite e la percezione disincantata della propria vita, il racconto senza scuse e senza infingimenti. Merita sicuramente, sono d’accordo con voi. Ciao ciao

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  18. acci, Luigi caro,
    c’ è una ricerca stilistica molto forte (e secondo m e bella) in WORKS.
    un parlato con inciso, così vicino al flusso dei pensieri, al reale, ma intanto con mille diramazioni, scorciatoie e allungatoie, ma poi riparte sempre dal punto.
    fantastico Trevisan, asciutto, apparentemente semplice ( ma non lo è!!), duro e spernacchiante pure perchè quella è la sua carne e il suo cuore.
    Mutatis mutandis è come per Annie Ernaux : quando ti fai crittura e libro, la tua vita si squaderna, e tu getti le viscere sulla pagina, lo stile deve raffrenarsi e raffreddarsi, per non esplodere e riuscire a dire l’incandescenza, la vergogna, le pulsioni, l ‘orrore …il dolore.
    credo di essermi spiegata, almeno lo spero

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  19. @Cristina, grazie della sottolineatura; forse la mia impressione è solo il frutto di un numero insufficiente di pagine lette. Proseguo ascoltando la voce di quel narratore così affascinante e che per moti versi sento vicino. Il profilo della ricerca stilistica del quale parli tu sicuramente emergerà e lo vedrò presto anche io. Ti faccio sapere.
    ciao ciao

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  20. Grazie Luigi per i commenti, apprezzo molto che ti senti vicino al narratore di Works. Sì, hai ragione, quello che colpisce è la sua sincerità e il non nascondersi, il vedersi come si è (ma l’hai detto meglio tu).
    Cristina fa il parallelo con Ernaux, a me ha ricordato Karl Ove Knausgard, anche lui “disincantato”, e a proposito di libroni, li ho letti tutti quelli della sua “autobiografia”, però mi sono arenata sull’ultimo…, prima o poi supererò la parte saggistica – su Hitler, orrore – e La Fine tornerà a scorrere.
    Cristina (ti devo “l’incontro” con Trevisan) tu scrivi benissimo: con fantasia, passione e in modo estremamente chiaro, per cui, ovviamente, sì ti sei spiegata.
    Grazie anche a Mariangela (che forse leggerà Works) e a te cara Camilla. Spero ti sia lasciata alle spalle questo momento difficile. Trovo che hai avuto un bel coraggio a leggere McGrath nel frattempo. I suoi romanzi, a cominciare da Follia, nonostante mi siano piaciuti, a me lasciano un senso di sgradevolezza che non so spiegarmi, se non perché della follia – nel senso di temere di impazzire – ho particolarmente paura.
    Ieri ho ottenuto l’autografo di Eshkol Nevo, peccato non sia riuscita a spiccicare parola, per cui ha scritto solo il mio nome e la sua firma, nonostante non fosse troppo affollata la fila e lui fosse molto gentile e disponibile. Sarebbe stata l’occasione giusta per un breve dialogo da cui poteva venir fuori qualcosa di carino da scrivere sul libro oltre all’autografo.
    Dopo questo sfoggio (!) di autori/libri (non mi par vero di poterli nominare impunemente senza che la gente scappi…! Qui mi sa che sono già scappati in tanti…), mescolati in un solo commento, e decisamente mi sono dilungata troppo, auguro a tutti (quelli che sono rimasti) buone letture

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  21. Io mi sento ….come un pesce fuor d’acqua!!! come diceva mia madre.
    Ho letto ,ormai un sacco di anni fa,LA RECERCHE, lo stile ,inevitabilmente, di Proust “ti insegna a nuotare. dentro le meraviglie della Letteratura “. ho letto sempre con amore,ma da un po’ vivo un periodo ………difficile.
    Voglio leggere questo Trevisan di cui parlate, spero di avere re un pochino di tempo e di ……..pace. Vi saluto con affetto. Cam

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  22. Vorrei aggiungere una MAESTRA Di STILE. ,nuovo NOBEL, Annie Ernaux. Meravigliosa .Post Scrittm. Cam

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  23. A proposito di “più bei libri” non ricordo se vi ho già parlato di Jules Enard. Per es BUSSOLA, è immancabile. Ma ve ne avrò certo parlato tempo fa’.certo è ANCHE enciclopedico .Abbracci. È primo mattino, devo scappare. Cam

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  24. Alle amiche e agli amici. Appena possibile ,malgrado un brutto tempo che preannuncia il lungo e gelido inverno Trentino,mi sono precipitata in Libreria per comprare l’agognato. WORKS di Vitaliano Trevisan. Mi dispiace moltissimo ma non mi piace affatto.Ho letto , ho letto, seguendo questo tipico , maschio italiano ,un po’ pasticcione, solo un pochino , un poco stupidone,
    ma sono andata avanti. Il nonno e la sua dignità vestito della festa ,e lunghe chiacchiere,mi sono sembrate noiosisssime con il tono tra il lamento sui soldi e la fatica del lavoro, perfino Lolita stropiccia ,quasi fosse un “ lavoro” ,anche lei, ma la sartoria non cambia molto. Più che i suoi lamentosi discorsi mi stupisce un logoramento degli stessi lamenti.Insomma il Trevisan non mi piace.👎
    A tutti un forte abbraccio. Cam

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  25. @tutti
    Quello che ho finito ieri è un libro lungo e impegnativo che mi ha accompagnata per tutta l’estate. “Il figlio dell’impero” di Francesca Sanvitale è una biografia molto dettagliata del figlio di Napoleone e di Maria Luisa d’Asburgo, l’infelice creatura che morirà a ventun’anni.

    Non pensiate di trovare qualcosa di romanzato perché questa, ripeto, è una biografia frutto di un’attenta analisi di documenti e testimonianze artistiche, non concede niente agli “elementi di invenzione”. Detto così, si potrebbe pensare a un resoconto, a una sterile cronologia, invece, la scrittura di Sanvitale sa comunicare sentimento e riesce a coinvolgere.

    La ragion di stato sa essere crudele e non guarda in faccia a nessuno, prima tocca a Maria Luisa, a vent’anni deve sposare Napoleone, che le è sempre stato dipinto come un mostro, poi al suo bambino, figlio dell’imperatore sconfitto e “ospite vigilato” degli Asburgo.

    Efficace l’inizio: il corteo di Maria Luisa, più di 170 carrozze, sta lasciando Parigi, è il marzo 1814, la guerra volge al peggio per Napoleone, lei e il suo bambino di un anno sono in viaggio per Vienna, dove raggiungeranno la corte dell’imperatore Francesco I, padre di Maria Luisa. Per come descrive la scena l’autrice, si percepisce che è la fine di un’epoca, che è una svolta definitiva, per la grande storia e per quella dei due personaggi.

    Esistenza travagliata e destinata al dolore e alla dissociazione, quella del re di Roma, è una vita dove non intravvedi mai un barlume di speranza e neppure di requie. Tenuto lontano dal potere politico (“mai nessun trono”, aveva statuito Metternich già al Congresso di Vienna), rieducato da precettori che dai quattro anni devono fargli dimenticare la sua prima infanzia francese e la grandeur a cui era destinato, è presto lasciato solo a Vienna, sia dalla piccola corte parigina che ancora lo assisteva, sia dalla madre, destinata al ducato di Parma e Piacenza.

    Non pensavo, dico la verità, senza e-book, di riuscire a finire un libro di 615 pagine, ho dovuto centellinare la lettura, poche intense pagine al giorno. Inutile dire che molti sono gli squarci storici che si aprono al lettore. Se visitassi Parigi o Vienna, adesso, dopo questo volume, sarei turista più informata.

    Mariangela

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  26. Cara Camilla, mi dispiace se ti sei dovuta precipitare in pieno inverno trentino a comprare un libro che non ti è piaciuto affatto. Mi sento quasi in colpa perché, sull’onda di Cristina, l’ho letto (Works di Trevisan) e, come sapete, ne ho parlato più volte entusiasta: difatti a me è molto piaciuto questo maschio pasticcione e sfortunato. Soffrire di depressione fin da giovani è una grossa sfortuna e probabilmente ne consegue che fai pasticci… ma non l’ho trovato affatto lamentoso. Devo dire, però, che sono rimasta male (ma è una cosa sciocca e me ne sono fatta una ragione) che a Trevisan non sia piaciuta Lolita di Nabokov. Ben vengano le opinione contrastanti, come la tua, per fortuna non siamo tutti uguali. Un abbraccio.

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  27. Oh Camilla mia, ma come? ma Works è un libro-mondo, una di quelle opere che accoglie nel suo particulare tutto l umano e in questo caso, il nostro, il tuo nord est, con le sue ferocie, brutture edilizie, furberie lavorative, esagitazioni notturne, sostanze, vigliaccherie, e schei.
    Perchè qui nei Works è il vilissimo denaro a fare girare il mondo e Trevisan, del classico maschio italiano, per sua immensa sfortuna, ha proprio pochissimo. Anzi, è un osservatore senza pelle protettiva, e tutto gli brucia addosso e nell ‘anima come zolfo.
    Non sarebbe morto suicida, affranto dal suo dolore interno, qui nrl libro ben percepibile.
    Mah.
    de gustibus, invecchiando, divergiamo sempre più. amen

    Sto leggendo l ultimo Marias..
    ( e by the way grazie Betti blue..)

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  28. Sono una grande lettrice ,amo gli scrittori israeliani come Yehoshua, Oz,Nevo,,Grossman .Ho letto tutti i romanzi di Yehoshua a seguire anche gli altri romanzi..Vi consiglio principalmente Ritorno dall’India

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  29. @tutti @Jezabel

    Ho terminato “Tess dei d’Uberville” di Thomas Hardy anzi, si rende necessario scrivere anche il sottotitolo perché fece scandalo e provocò polemiche “fedele rappresentazione di una donna pura”.

    Siamo in epoca vittoriana e la disavventura di una ragazza che rimane in cinta fuori dal vincolo del matrimonio non è cosa accettabile neppure agli occhi di chi si professa libero pensatore: va bene l’anticonformismo, ma quello della purezza femminile è un obbligo imprescindibile, un dovere rispetto al quale neanche il protagonista maschile del romanzo, pur critico nei confronti della morale del tempo, sa transigere.

    Jez, ricordo che una volta hai annoverato Tess tra i personaggi letterari femminili per te più significativi. Io, non lo so, sul libro devo dividere il giudizio: toccante se rimuginato a lettura finita perché il messaggio è rivoluzionario per l’epoca in cui il romanzo è stato scritto, ma piuttosto difficile da leggere: la scrittura è molto lenta, talvolta minuziosamente descrittiva, forse un po’ pedante. Però lei, Tess, è in effetti un personaggio che rimane impresso.

    Mariangela

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  30. Cara Marian, vedo che ti dai alla lettura dei grandi è antichi romanzoi inglesi,sempr affascinanti letterariame note. Io per un poco devo ancora ritenermi “ scassata” tra malattie ( ho appena finito il COVIT,e tra guai vari sono sfasata ,leggo male …..insomma uno straziò. Spero che vogliate scusarmi …………ancora per un po’. Ho nostalgia delle nostre corrispondenze.E spero che vada davvero meglio. Affettuosamente. Cam

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  31. @Camilla
    Cam, mi spiace, tu comunque cerca di leggerci e quando puoi, scrivi!

    @tutti
    Approfitto per dire che ho trovato un bel commento su “Tess dei d’Uberville” su questo libricino:

    ► Eloisa Paganelli, “Invito alla lettura di Thomas Hardy”, Mursia, 1995, 224p.

    Quante belle cose mi stanno regalando i libri “vecchi” in questo periodo! Bravi i bibliotecari che nelle loro operazioni di “repulisti” non li hanno scartati!
    Mari

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  32. @tutti
    Avete letto “Il mare dove non si tocca” di Fabio Genovesi? L’ho terminato da poco e, così di primo acchito, mi verrebbe da definirlo libro leggero e divertente, tenendo presente che anche nei libri “leggeri” non mancano dolore e amarezze.

    Se dovessi azzardare una formula per inquadrarlo, direi che questo romanzo, poetico e lieve, che regala spesso il sorriso, è il tentativo di un adulto di rielaborare la propria infanzia, di raccontarla con brio e disincanto per purgarla e sbrogliarne i groppi più difficili.

    Il linguaggio infantile qui è fresco e naturale, nient’affatto artificioso, azzeccatissimo!

    Bella lettura, davvero!
    Mariangela

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  33. CIao ho finito Tomas Nevinson di Marias.
    insomma, si legge eh, ma le ripetizioni qui sono ridondanti e non funzionali al testo, oramai un puro vezzo stilistico, un semplice allungamento del brodo insomma,a mio parere.
    La storia appassiona ma fino a un certo punto, come sempre le storie di Marias che sono, più che uno spaccato sociale o affettivo, una tematica morale. ( Qui si tratta di: è lecito uccidere un terrorista per evitare che faccia altre vittime?)
    Non voglio togliere nulla all ‘ultimo libro di Marias, ma io l ho trovato un po’ stanco e di maniera. come spesso alcuni suoi altri, insomma per me il capolavoro inarrivabile resta Un cuore così banco, e poi, tutto il resto molto al di sotto.

    Poi ho preso in mano un altro libro di eshkol Nevo. E per me non è un nuovo grande scrittore israeliano, è uno scrittore gradevole, ci sa fare, non annoia trroppo, ma grande come i tre (Oz, Grossman, Yeoshua) proprio no.
    Dialoghi brevi, mezze frasi, mah, mi ricorda per piacevolezza e scarsa consistenza Kent Haruf. Godibili ma nulla di più.

    ora ho in mano BLue Tulips di Vitaliano Trevisan, uscito postumo, di lui ho letto anchr il folgorante Shorts. grande scrittore infelice. Ma grande davvero.

    (Camilla, acci un abbraccio)

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  34. @tutti @Mariangela
    Buongiorno, non vi leggo da un po’. Non so se è una mia percezione dovuta a invecchiamento o logorio, ma la scuola sta diventando sempre più pesante per burocrazia, progetti e …insomma tutto quello che non riguarda la scuola. I miei pupilli di 4^ stanno scrivendo un testo proprio sulla giornata della gentilezza, che cade il 13 novembre, giorno in cui Mariangela ha scritto ricordando un mio commento su Tess dei D’Uberville…
    Thomas Hardy mi è piaciuto, in generale. Sono molto tradizionalista, mi piace la narrativa del passato. Sarà per quello.
    Poco fa, mentre cercavo testi su internet per una verifica di 2^, mi sono imbattuta su Katherine Mansfield – Lezione di canto – e, nonostante lo conoscessi già, l’ho riletto con gusto e anche sorpresa. Ci sono sempre degli aggettivi ben collocati, sfumature del linguaggio (e siamo in traduzione) che colpiscono per la loro plasticità.
    Un abbraccio a tutti

    @Mariangela
    Spiegami come fai a tenere il conto di titoli, commenti, impressioni, personaggi del blog!
    Sono foglietti volanti, un quadernino, un tablet, spiegami! Sei bravissima.

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  35. *imbattuta in …

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  36. @Jezabel@tutti
    Ciao Jez, sono contenta che sei tornata. Che ti piacesse Thomas Hardy e in particolare il suo personaggio Tess, me lo ricordavo a memoria, senza bisogni di appunti,

    Rinnovo il mio invito a voi insegnanti a resistere, sempre e nonostante tutto! Fatti sentire!

    Mari

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  37. @tutti

    “Aquiloni” di Romain Gary ha un inizio un po’ lento, è forse l’unico aspetto che può dissuadere da una lettura che invece, secondo me, vale la pena portare a termine.

    Normandia, tempo di guerra e di occupazione tedesca, tempi duri ma un amore nato durante l’infanzia aiuta a resistere. Nonostante la guerra e le sue tragedie, la narrazione è leggera, scanzonata. C’è uno zio speciale, che costruisce aquiloni con le fattezze dei grandi di Francia: la memoria storica, ripete sempre il protagonista, è la virtù e il dramma di famiglia.

    Nell’ultima parte, il tono diventa quasi trasognato, stentavo a capire se l’io narrante fosse in stato di veglia o di sogno e questa è un’abilità che riconosco all’autore perché crea un atmosfera speciale che, tra reminiscenza e tensione, accompagna il lettore fino alla fine della storia.

    Gli aquiloni cercano il cielo e questo mi sembra un bel modo simbolico per dirci che la fantasia e la poesia ci aiutano a resistere.

    Mi è piaciuto di più de “La vita davanti a sé”, dello stesso autore.

    Mariangela

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  38. @tutti@Jez
    Ciao a tutti, ciao Jez! Jez, questa volta non sono d’accordo con te: ho letto Crapanzano, precisamente “Il delitto di via Brera” e sono perplessa. Libro che si legge abbastanza piacevolmente, non dico di no, però non c’è intreccio, non c’è suspense, diciamolo, non c’è storia! Personaggi tagliati giù con l’accetta, senza sfumature. Anche la Milano degli anni ’50, mah, io ho trovato che certi spiegoni rendono tutto un po’ troppo ricostruito, anzi “costruito”.

    Anche sulla mentalità dell’epoca mi è sembrato che l’autore abbia calcato un po’ la mano: è vero che a quel tempo la political correctness non esisteva, ma qui l’enfasi sul corpo femminile diventa quasi un’ossessione! Le battute, le allusioni, i doppi sensi mi sono sembrati troppi, un po’ eccessivi, di maniera.

    Jez, come vedi, su questo autore non siamo dello stesso parere!

    Mariangela

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  39. @Mariangela: Rifatti la bocca con quest’altro libro, di suspense ne offre a vagonate: https://wwayne.wordpress.com/2022/08/31/una-brava-ragazza-2/

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  40. @Mariangela
    mia cara, io questo autore non l’ho mai sentito in vita mia!!!!!
    Forse, lo confondi con l’amato Capezzuoli, il cui commissario Maugeri è ben lontano da queste caratteristiche che mi elenchi.
    Buona serata!

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  41. Jez!! Hai ragione, mi sono confusa, che bestia!

    Ciao, e fatti sentire con i tuoi ‘migliori’ di fine anno!

    Mari

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  42. @Camilla

    Ciao Camilla, leggo solo ora perché hai postato il commento su un articolo a cui non sono iscritta. Mi spiace! Ci mancava la caduta! Però leggo che sai guardare al futuro e puoi star certa che ci ritrovi, intanto rimettiti, anche dallo spavento!

    Mari

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  43. @Camilla@Tutti
    Ciao Cam, sono sicura che va un po’ meglio! Intanto, per maggior chiarezza, metto di qui il tuo consiglio che hai segnalato sull’altro articolo:

    Edward St. Aubyn, “Doppio cieco”

    Ne leggo mirabilia in rete, però non conosco questo autore che mi aspetta da un po’.

    Scrivici quando puoi!
    Mari

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  44. @Tutti
    Prima di tirare le somme di questo anno di lettura, volevo raccontarvi che ho realizzato un’impresa da tempo pianificata e sempre rimandata, una rilettura importante, di un libro che è stato un punto cardinale nei miei giovani anni di lettrice: ho terminato la lettura da adulta de “I Buddenbrook”, di Thomas Mann.

    Nella prospettiva di un viaggio a Lubecca, GIULIADUEPUNTOZERO aveva parlato qui di questo romanzo https://gruppodilettura.com/2009/07/08/riscoprire-i-classici-emma-e-i-buddenbrook/ , ricordando la protagonista femminile Tony. Prendo la palla al balzo per dire subito che proprio lei, Tony, Antonie Buddenbrook, è stata per me, molti anni fa come ora, la protagonista indiscussa della storia. Tanti sono i personaggi, tutti ben delineati e coerenti, ma è Tony, per il suo carattere complesso, per come sa reagire alle avversità della vita, per la sua capacità di adattamento e di resistenza, che entra nel mio panteon dei più significativi personaggi letterari.

    Se è vero che in tutti i protagonisti gioca un ruolo importante il rapporto tra le regole imposte dalla propria classe e i comportamenti individuali, quella che alla fine, nonostante i fallimenti (come non definire così, a meta ‘800, due divorzi?), affronta la vita con maggior realismo e determinazione, quella è proprio Toni.

    La società borghese pretende uno stile di vita e non offre molte opportunità al carattere di Christian, gaudente, insofferente alle imposizioni, ipocondriaco. Diversamente dal fratello maggiore, non può e non vuole adempiere ai doveri, da tanti particolari intuiamo già dalle prime pagine che il suo percorso sarà fuori dagli schemi previsti.

    Thomas, commerciante di spicco e importante uomo pubblico, sembra immune da certe debolezze, secondo Tony, è il borghese perfetto, ma si sbaglia: sotto la scorza della rispettabilità e della ragionevolezza covano anche in questo suo fratello i germi dell’irrequietezza e della nevrosi.

    Nonostante Toni sia calata nella sua classe sociale, orgogliosa com’è della storia familiare e dell’’importanza della ditta, è anche la donna che del perbenismo borghese sa rigettare giudizi e condanne, quella che butta la testa indietro e tira dritto. Il suo percorso è sofferto (e ha fatto soffrire molto anche me lettrice!). Accondiscende al primo matrimonio, rinunciando, ma senza mai dimenticarlo, al suo amore giovanile. Spera di rimediare con un secondo matrimonio, ma gli accomodamenti non sono il suo forte: ciò che può andare bene per le sue coetanee, può non essere sufficiente per una Buddenbrook!

    Lo spettro della delusione mi aveva bloccata, ma questo romanzo strepitoso, adesso, forse più che in gioventù, si è imposto con ancora maggior vigore e forza di coinvolgimento. Il romanzo di Thomas Mann, senz’altro, primeggia tra tutte le letture del 2022, ma, soprattutto, si conferma uno dei “miei” romanzi più importanti.

    A proposito, spero di leggere presto i vostri “migliori del 2022”!
    Mari

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  45. Avatar leonarda morreale
    leonarda morreale

    Ciao a tutti, tempo fa ho letto tempo fa i libri di Roscia : Di grammatica non si muore e La strage dei congiuntvi, ve li consiglio

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  46. Grazie Leonarda Morreale!

    @Tutti
    L’anno sta finendo e i rendiconti vanno fatti, non sono più contabile per lavoro, ma anche in lettura i consuntivi sono importanti. Con buona pace di quelli che arricciano il naso, quelli che ti dicono che loro, no, loro le classifiche, gli elenchi, li trovano aridi, io metto qui il solito listone.

    Tolgo subito dal gruppo “I Buddenbrook” e “I fratelli Ashkenazi”, due grandissimi, due romanzi che tra l’altro si potrebbero leggere in parallelo, due libri che nel 2022, forse più di tutti gli altri, hanno lasciato il segno e continueranno a “lavorare” in testa anche negli anni futuri.

    Tralasciando la saggistica, i libri di narrativa e di viaggio che ho apprezzato e che consiglierei, quest’anno senza la scolastica distinzione tra “Distinto” e “Ottimo”, sono questi:

    • Valentina Parisi, “Una mappa per Kaliningrad: la città bifronte”, prefazione di Francesco
    Cataluccio, Exorma, 2019, 256 p.
    • Radclyffe Hall, “Al mondo”
    • Jakuba Katalpa,”I tedeschi: una geografia della perdita”
    • Marco Malvaldi, “Odore di chiuso”
    • Pier Paolo Pasolini, “Ragazzi di vita”
    • Magda Szabo, “La ballata di Iza”
    • Thomas Hardy, “Tess dei d’Uberville”
    • Romain Gary, “Aquiloni”
    • Helene Hanff, “84 Charing Cross Road”
    • Giampaolo Rugarli “Superlativo assoluto”
    • Laura Pariani, “Patagonia blues”, Effigie, 2006, 106 p.
    • Marco Truzzi, “Sui confini: Europa, un viaggio sulle frontiere”, Exorma, 2017, fotografie di
    Ivano Di Maria ,158 p.
    • Raffaele Oriani, “A Nord: volti e storie dal tetto d’Europa”, Editori riuniti, 2000, 152 p.
    • Corrado Stajano, “La città degli untori”
    • Corrado Stajano, “Gli sconfitti”
    • Sylvia Plath, “La campana di vetro”
    • Ana Maria Matute, “Ricordo di un’isola”
    • Starnone, “Vita mortale ed immortale della bambina di Milano
    • Sebastiano Vassalli, “L’oro del Mondo”
    • Daniel Mendelsohn, “Tre anelli”
    • Irène Némirovsky, “Suite francese”
    • Emanuele Trevi,”Qualcosa di scritto”
    • Giovanni Testori, “La Gilda del Mac Mahon”
    • Alberto Rollo, “Un’educazione milanese”
    • Damon Galgut, “La promessa”
    • Gian Arturo Ferrari, “Un ragazzo italiano”
    • Johnathan Franzen, “Crossroads”
    • Francesca Sanvitale, “Il figlio dell’impero”
    • Fabio Genovesi, “Il mare dove non si tocca”

    E voi? Cosa aspettate a scrivermi i vostri?

    Mariangela

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  47. @Mariangela: Io invece quest’anno ho letto nell’ordine:

    Giulia Ungarelli, “Take a Star”
    Collin Wilcox, “Tenente Hastings – Polizia di San Francisco”
    Taylor Jenkins Reid, “I sette mariti di Evelyn Hugo”
    Collin Wilcox, “Il paria di Los Angeles”
    Collin Wilcox, “La morte e la vita di Lisa F.”
    Michael Connelly, “Le ore più buie”
    Collin Wilcox, “Il poliziotto è solo”
    Collin Wilcox, “Dottore, avvocato, commerciante, capo…”
    Collin Wilcox, “Giochi di potere”
    Collin Wilcox, “Tenente Hastings: domani si ricomincia”
    Collin Wilcox, “Non c’è tempo da perdere, Hastings!”
    Collin Wilcox, “Vittime innocenti”
    Andrea Frediani, “L’ultimo soldato di Mussolini”
    Isaac Asimov, “Abissi d’acciaio”
    Collin Wilcox, “Requiem in rock”
    Collin Wilcox, “Cacciatore solitario”
    Collin Wilcox, “Giochi nella notte”
    Mia Another, “Tokyo a mezzanotte”
    Tommaso Scotti, “L’ombrello dell’imperatore”
    Michael Connelly, “La scatola nera”
    Michael Connelly, “Utente sconosciuto”
    Michael Connelly, “Debito di sangue”
    Michael Connelly, “La svolta”
    Tommaso Scotti, “Le due morti del signor Mihara”
    Sagara Lux, “Marked under my skin”
    Don Winslow, “Città in fiamme”
    Debora Ferraiuolo, “Twenty – Four Seconds”
    Ward Moore, “Più verde del previsto”
    Len McCabe, “More than a hat trick”
    Jeffery Deaver, “La bambola che dorme”
    Ezio Gavazzeni, “Capodanno cinese”
    Matteo Guerrini, “Zoo – La rabbia”
    Brenda Novak, “Calda follia”
    Jeffery Deaver, “La strada delle croci”
    Jeffery Deaver, “Sarò la tua ombra”
    Jeffery Deaver, “Solitude Creek”
    Marisa Salabelle, “Il ferro da calza”
    Iva Zanicchi, “Un altro giorno verrà”
    B. A. Paris, “La psicologa”
    Will McIntosh, “Soft Apocalypse”
    Luca Ongaro, “Un’altra storia”
    Jeffery Deaver, “Il giardino delle belve”
    Brenda Novak, “Caldo sospetto”
    Francesca Scanacapra, “Famiglia Paradiso”
    Thomas Mullen, “La città è dei bianchi”
    Michael Mann e Meg Gardiner, “Heat 2”
    Luca Zanforlin, “Diversity Hotel”
    Marisa Salabelle, “La scrittrice obesa”
    Michael Connelly, “La stella del deserto”
    Connie Furnari, “Million Dollar Boyfriend”

    Al più bello di questi libri ho dedicato un post: https://wwayne.wordpress.com/2022/05/01/il-mio-anno-a-tokyo/

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  48. A Marian. Nel 2012 lessi la SAGA DEI MELROSEdi ST AUBYN
    ora sto leggendo DOPPIO. CIECO.
    Un libro fantasmagorico, eccezionale, attualissimo e ricchissimo il suo rapporto con la Scienza. Un abbraccio. Cam

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  49. @Camila
    Cam, un augurio di buon anno anche da parte mia, a te e a tutti voi!
    Mari

    @Tutti
    E i miei migliori di saggistica? Per la narrativa ho fatto il listone, per la saggistica mi impongo di selezionare, dolorosamente.

    Nell’anno della ricorrenza della marcia su Roma, un omaggio va a questo libro, non recente ma chiaro e preciso:
    ► “Fascismo e antifascismo (1918/1936) Lezioni e testimonianze”, Feltrinelli, 1973

    Tra i libri pubblicati più recentemente, per l’originalità del punto di vista e per avermi fatto scoprire Giulio Einaudi, “l’editore”, in una luce nuova, scelgo questo:
    ► Chiara Faggiolani, “Come un ministro per la cultura: Giulio Einaudi e le biblioteche nel sistema del libro”, Press, 2020, XIX, 347 p.

    Mariangela

    PS il mio elenco che ho fatto in brutta piange! Fatemi almeno ricordare con riconoscenza un testo che mi ha regalato tante belle idee di lettura:
    ► Massimo Gatta, “Lo Scaffale di carta: mestieri del libro nella narrativa contemporanea”, a cura di Gaspare Naldi, introduzione di Ilaria Crotti, e uno scritto di Stefano Salis, Biblohaus, 2011

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