Ultimamente sono un po’ latitante su questo blog, un po’ perché il lavoro assorbe _troppo_ tempo, un po’ perché mi sono data alla lettura di alcuni libri *cosiddetti classici*. E insomma, mi sono detta, mi metto a scrivere sul blog la recensione di un libro che tutti, letto o non letto, conoscono? Arrivo io, a dire cosa?
I libri in questione sono *Emma* di Jane Austen e *I Buddenbrook – Decadenza di una famiglia* di Thomas Mann.
Premetto che io, di *classici*, ne leggo, e ne ho letti, pochini nella mia vita (in percentuale sul totale di libri che leggo, forse in valore assoluto anche no). A pensarci, penso che sia dovuto al fatto che fin da piccola i miei genitori mi hanno spinta a leggere, passandomi quello che leggevano loro, che avendo già letto i *classici* da giovani, mi rimpinzavano di contemporanei. E così, a parte qualche eccezione, mi sento più forte sugli scrittori di oggi.
Ora per differenti motivi mi sono buttata su questi due titoli: *Emma* per colmare una lacuna ormai insostenibile visto che sono diventata zia di una nipotina che si chiama Emma. *I Buddenbrook*, invece, è una rilettura, di uno che annovero fra i miei libri preferiti, necessaria visto che ad agosto andrò in vacanza a Lubecca.
Non lo scopro certo io, ma sono entrambi MAGNIFICI. Solo due aggettivi per descriverli entrambi: ATTUALISSIMI _sembrano scritti oggi, davvero_ e DIVERTENTI, in particolare grazie ai personaggi _femminili_ di Emma in uno e di Tony nell’altro. Mentre leggevo *Emma*, spesso pensavo che avrebbe fatto un baffo alle varie Becky Bloomwood (eroina della serie di *I love shopping*, per chi non lo sapesse).
Sono andata a rivedermi *Perché leggere i classici* di Italo Calvino, e fra i 14 punti elencati dall’autore mi sono ritrovata in questi: per *Emma*:
5. D’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura.
7. I classici sono quei libri che arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume).
Per *I Buddembrook*, invece:
4. D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.
6. Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.
E per entrambi:
2. Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e li ha amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.
Quali sono i vostri classici?
*giuliaduepuntozero
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