Leggere è un talento?

Prendendo spunto dall’ultimo post di marinaforlani ma anche da molte osservazioni che attraversano questa oasi per lettori ho cominciato a mettere da parte un po’ di osservazioni sulla nostra “congrega”.

In attesa di fare un lavoro criticamente più accurato (ma quando?) e per rassicurare (!) luiginter sul fatto che prima o poi manterrò la promessa, vi dedico intanto questo pezzo preso da un articolo della scrittrice Zadie Smith, comparso sull’ultimo numero di dicembre 2007 di Internazionale.
L’articolo è veramente bellissimo, questa è solo una piccola parte. Pensate che per questa lettura mi sono decisa a fare l’abbonamento a Internazionale per non rischiare di dimenticarmi di comprarlo. Ma adesso lascio la parola alla scrittrice inglese:

Leggere, se fatto come si deve, è difficile tanto quanto scrivere… Chi equipara la lettura all’esperienza essenzialmente passiva di guardare la tv, vuole solo svilire la lettura e i lettori. La similitudine più calzante è con il musicista dilettante che sistema lo spartito sul leggio e si prepara a suonare. Deve usare le competenze acquisite con fatica per suonare quel brano musicale. Quanto maggiori sono le sue competenze, tanto più grande è il dono che fa al compositore e quello che il compositore fa a lui. E’ una “nozione” di lettura che ormai sentiamo proporre di rado.
Eppure quando fai esercizio di lettura, quando passi del tempo con un libro, la vecchia morale dello sforzo e del compenso è innegabile. Leggere è un’abilità e un’arte. I lettori dovrebbero andare fieri delle loro competenze e non vergognarsi di coltivarle, non fosse altro perché gli scrittori hanno bisogno di loro… Anche il lettore deve avere talento.

Seguiranno altri spunti di discussione sulla lettura.

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Commenti

7 risposte a “Leggere è un talento?”

  1. Avatar panirlipe
    panirlipe

    sì, la similitudine con il pianista dilettante (ma non solo, anche i professionisti usano lo spartito) è veramente efficace.

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  2. Avatar equipaje

    Non son del tutto d’accordo con quel che scrive lettoreambulante.

    Ma qui vorrei solo lasciare un’annotazione sul doppio ruolo del lettore scrittore -o aspirante tale.
    Il lettore “puro”, nella mia testolina, legge e basta: in modo del tutto disinteressato.

    Doverosa citazione:

    «Datemi una qualche speranza di poter essere pubblicato o almeno qualche parola di conforto…»

    – Dopo aver letto, dobbiamo scegliere la seconda ipotesi. Attenzione dunque, La stiamo consolando: l’attende una sorte meravigliosa, la sorte del lettore, e di lettore della miglior specie, perché disinteressato; la sorte di amante della letteratura, il quale sarà sempre il suo partner principale, ossia non colui che deve conquistare, ma che è conquistato […] Dante sarà per Lei Dante, a prescindere dal fatto che avesse o non avesse una zia nella casa editrice.”

    [Posta Letteraria, ossia come diventare (o non diventare) scrittore, Wislawa Szymborska)

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  3. Avatar theleeshore
    theleeshore

    Io sì che sono d’accordo. E’ proprio un talento, e si trasforma, si arricchisce e matura in ognuno di noi. E’ un’esperienza che ti porti dentro, una lente per osservare il mondo, che cambia continuamente e lentamente, pagina dopo pagina, libro dopo libro. Ecco un profilo di lettore che mi piace:

    “Come per Amleto, come per don Chisciotte, la melanconia è un segno in qualche modo legato alla lettura, alla malattia della lettura, all’eccesso di mondi irreali, allo sguardo caratterizzato dalla contemplazione e dall’eccesso di senso. Non si tratta però della pazzia, dalla tara che la lettura produce secondo l’esempio classico del Chisciotte, bensì della lucidità estrema”.
    (Ricardo Paglia, L’ultimo lettore)

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  4. Avatar Mark
    Mark

    non so se è un talento o almeno non mi piace chiamarlo talento, la chiamerei sensibilità, curiosità, molta curiosità e poi “orecchio”; in questo caso sì che farei un paragone con la musica…

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  5. Avatar marinaforlani
    marinaforlani

    ecco…si… concordo sull’immagine musicale della lettura, mi piace in tutti i suoi molteplici aspetti, perchè penso si possa parlare di “relazione” tra esecutore/lettore e spartito/libro ma anche tra esecutore/lettore ed esecutore/libro…un duo?
    E se aggiungo il periodo della propria vita in cui un libro “ci prende” sarà un trio, gli esecutori saranno tre…

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  6. Avatar bianca
    bianca

    Leggere : a me è parso a lungo un bisogno, un bisogno di cui non ho mai capito la ragione profonda, di sicuro un bisogno di uscire da un gorgo, uno sporgersi dal pozzo. Nel tempo, leggere, con alti e bassi per qualità e quantità, è diventato un modo di guardarmi dentro e contempraneamente guardarmi intorno: un tentativo, più o meno talentoso, di fare il punto sulla situazione e di superarlo subito dopo.
    Io credo abbastanza nella possibilità “tecnica” di potenziare la capacità di lettura, – che sia arte o sia mestiere, mah ! ci sono artisti e ci sono artigiani – ; sono sempre più convinta che giovino tutte quelle virtù, fatiche, quei tentativi, quei metodi, quelle teorie e quelle pratiche che possono portarci sempre più in là, a fondo o più in largo, sempre più oltre nell’apprendere il mestiere di vivere ( scusami Pavese), insieme con gli altri viventi.

    La dimensione dell’ascolto e quindi del suono e dell’interpretazione del senso delle parole scritte mi sembra al momento la più ricca di metafore e di affinità per far sbocciare tutti i sensi della lettura.

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  7. Avatar WD
    WD

    Zadie e DFW. Due esseri bellissimi e giocosamente Geniali

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