Possiamo dire che la lettura sia, sempre e comunque, relazionale?
Nel senso che potremmo prendere a prestito e applicarla anche alla lettura, con le dovute cautele, la concezione relazionale dell’umano proposta da Hannah Arendt?
E che tradotta nel nostro caso significherebbe che comunque, quando leggiamo, abbiamo un orizzonte di relazione pronto a essere vissuto con altri a patire da quella lettura.
Naturalmente cambiamo modalità e intensità di questa esperienza di relazione, generata dalla lettura.
Non ci si riferisce solo alla lettura funzionale, lo studio, la lettura di un manuale per costruire mobili o di un ricettario per preparare una cena.
Si intende proprio la lettura di un romanzo o di una meditazione filosofica. La lettura che per definizione la tradizione vuole “per sé” e che invece stiamo assegnando alla sfera della relazione.
Ecco, quasi tutto quel che viene detto in questo blog, deriva da questa idea. Giusto per capirci.
Abbracci e continuate a leggere.
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