Possiamo dire che la lettura sia, sempre e comunque, relazionale?

Possiamo dire che la lettura sia, sempre e comunque, relazionale?

Possiamo dire che la lettura sia, sempre e comunque, relazionale?

Nel senso che potremmo prendere a prestito e applicarla anche alla lettura, con le dovute cautele, la concezione relazionale dell’umano proposta da Hannah Arendt?
E che tradotta nel nostro caso significherebbe che comunque, quando leggiamo, abbiamo un orizzonte di relazione pronto a essere vissuto con altri a patire da quella lettura.

Naturalmente cambiamo modalità e intensità di questa esperienza di relazione, generata dalla lettura.

Non ci si riferisce solo alla lettura funzionale, lo studio, la lettura di un manuale per costruire mobili o di un ricettario per preparare una cena.

Si intende proprio la lettura di un romanzo o di una meditazione filosofica. La lettura che per definizione la tradizione vuole “per sé” e che invece stiamo assegnando alla sfera della relazione.

Ecco, quasi tutto quel che viene detto in questo blog, deriva da questa idea. Giusto per capirci.

Abbracci e continuate a leggere.

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Commenti

2 risposte a “Possiamo dire che la lettura sia, sempre e comunque, relazionale?”

  1. Avatar Felice Celato
    Felice Celato

    <

    div dir=”ltr”>È ottimo, secondo me, questo approccio alla lettura come (anche) relazione! Ma la relazione è anche – purtroppo, spesso e come accade dovunque, di questi tempi – impastata di pre-giudizi, di posizionismi ideologici e di fastidiose aggressività. Per questo – garbatissimo Luigi Gavazzi – ho smesso da tempo di utilizzare ( n

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  2. Avatar Mario Vargas Llosa, Elogio della lettura e della finzione – GRUPPO DI LETTURA

    […] Possiamo dire che la lettura sia, sempre e comunque, relazionale? […]

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