Gruppo di lettura a Radio Itineraria (4)

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La puntata di mercoledì 14 marzo 2024 di L’occhio e l’indice il programma di Radio Itineraria dedicato a lettura, libri e, soprattutto, lettori, ha ospitato un’altra puntata delle nostre incursioni dedicate alle storie autobiografiche e a tutto quello che possono racchiudere.

Qui potete ascoltare il programma:

Abbiamo parlato di La zona di interesse, film vincitore di due Oscar 2024 ma soprattutto di due libri che in modo molto diverso hanno ispirato il regista Jonathan Glazer. 

Il primo è un romanzo di Martin Amis, lo scrittore britannico (1949-2023) autore di molti romanzi e saggi, tra i quali La storia da dentro con il quale nel 2020 si è congedato dalla vita, che è proprio una autobiografia, per così dire, romanzata. Ebbene, Amis nel 2014 ha pubblicato il suo ultimo romanzo che si intitola proprio La Zona di interesse, lo stesso titolo usato per il film di Glazer. La zona di interesse è una parte dell’immenso universo concentrazionario di Auschwitz, e contiene uno dei campi della morte e una parte delle residenze dello staff nazista che gestiva il campo.

Il romanzo di Amis, a differenza del film, usa nomi fittizi per i protagonisti; il comandante si chiama Doll; la storia viene narrata da un SS che si innamora della moglie del comandante del campo. Il romanzo è un intreccio fra dettagli minuti della macchina dello sterminio, la tetra banalità quotidiana della vita *normale* dei nazisti del campo – amore, tradimenti, dialoghi sul cibo, le fantasie, i vestiti – e i risvolti morali di questa vita privata

Come è possibile, ci si è chiesto, nella figura del nazista, conciliare la tetra banale quotidianità dell’orrore con l’umanità bruciante della colpa e del peccato?

L’altro libro è il memoriale di Rudolf Höß, il comandante di Auschwitz, protagonista del film di Glazer.  Sono le memorie scritte nella cella della morte nei mesi del processo e prima dell’esecuzione della condanna a morte in Polonia nel 1947. Come ha scritto Primo Levi nella prefazione al volume (Einaudi) “il suo autore, a dispetto dei suoi sforzi di difesa, appare qual è, un furfante, stupido, verboso, rozzo, pieno di boria”.

***

L’11 marzo si ricordavano i 100 anni dalla nascita di Franco Basaglia, il pensatore che più ha innovato nella teoria e nella prassi della cura psichiatria in Italia. Alle sue idee e alla sua attività si deve il passaggio storico che ha portato alla chiusura dei manicomi e al superamento della reclusione come prassi di trattamento della malattia mentale
Per ricordare Basaglia e quel che ha fatto, fra moltissimi libri, articoli e documentari, abbiamo selezionato alcuni libri.

Innanzitutto il libro di uno storico:

La Repubblica dei matti. Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia, 1961-1978, di John Foot, pubblicato da Feltrinelli nel 2014.
Poi abbiamo parlato di due libri che invece rientrano in quel filone della scrittura autobiografica e della memoria che  stiamo seguendo all’Occhio e l’Indice.
Alberta Basaglia (1955), Le nuvole di Picasso. Una bambina nella storia del manicomio liberato, (Feltrinelli, 2014, ripubblicato quest’anno  con tre nuovi capitoli e una lettera inedita). 
L’altro libro è Ci chiamavano matti. Voci dal manicomio (1968-1977) di Anna Maria Bruzzone (1925-2015). Bruzzone, insegnante e storica, soprattutto si è occupata di storia orale. Qui ce ne offre un saggio molto bello. Sono i matti a parlare. Raccoglie le testimonianze delle persone coinvolte prima a Gorizia e poi ad Arezzo, siamo negli anni Sessanta e Settanta, dalla rivoluzione della psichiatria basagliana.
Una forma di autobiografia travolgente, lancinante, urla di disperazione mascherate dal racconto spesso pacato di brandelli di vita, o di sintesi estreme di vita.

(L’immagine in apertura: Jeffrey Smart, The wasteland II, 1945)

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