
Il lockdown ci aiuta a capire perché quasi ogni volta che parliamo dei libri vorremmo farlo meglio.
I dettagli, vorrei parlare dei dettagli con gli altri lettori. O di personaggi e delle scene; dei frammenti; di alcuni dialoghi; di un tema che corre fra le pagine. I dettagli, e i frammenti, si combinano con altri dettagli e scene: dentro il romanzo ma anche fuori da quel romanzo e con i dettagli in altri libri; ma si combinano anche con dettagli e frammenti e scene fuori dai libri nelle nostre vite. Così non vorrei cercare delle sintesi, dei giudizi generali.
È bello sapere che decine di gruppi di lettura si sono organizzati e si incontrano in video conferenza. Esprimono la fiducia nella forza del leggere e soprattutto nelle possibilità di creare relazioni nella condivisione.
Eppure. Eppure non dovremmo dimenticare, proprio ora che il lockdown ci aiuta a vedere bene – come da una prospettiva che prima ignoravamo – che quasi ogni volta che parliamo dei libri, vorremmo farlo meglio.
Così succede che ci si dica che gli argomenti e gli intrecci di dialogo che abbiamo generato nei gruppi certo ci fanno piacere, ci hanno arricchiti: ma, come per pudore, altrettanto spesso taciamo che ci saremmo aspettati di più.
Alcuni di noi si aspettano più sincerità, da se stessi ancor prima che dagli altri; altri più coraggio: magari per dire che uno dei temi sotterranei del racconto era un tema della propria vita che prima o poi vorrei narrare a qualcuno.
E poi, ne abbiamo parlato altre volte, c’è il signore che lamenta quasi sempre che quando finalmente ci si riunisce, il meglio è passato e che qualcuno al quale chiedere e qualcuno da ascoltare mi serviva quando la notte insonne leggevo queste pagine che ora avete sintetizzato in pochi giudizi, tutto sommato prevedibili, un po’ professorali.
No, attenzione. Non vorrei sembrare ingrato. Sono felice di essere dentro una rete di persone disposte a fare questi circoli di lettura. E ci sto dedicando parecchia attenzione, soprattutto ultimamente.
Credo anche che quasi tutti coloro che hanno o hanno avuto esperienze nei gruppi ne siano contenti.
Non è questo il punto.
Il fatto è, per esempio, che troppe volte trascuriamo cose importanti. Per esempio i dettagli. Li ignoriamo. È come quando durante un viaggio mi facevo prendere dalla smania di scattare “la foto” capace di riassumere tutto. O quando una città si cerca di pensarla come un oggetto unitario e esteticamente uniforme.
Ecco, non pensate che a volte i nostri gruppi di lettura siano un po’ deludenti – e dovremmo cominciare a dirlo quando ci sembrano deludenti – perché noi lettori cerchiamo di produrre, dentro agli incontri dei gruppi, ma anche più in generale, qualcosa che sia come quella foto: qualcosa che riassuma tutto.
La città è fatta di strade, case, luoghi, persone che si intrecciano e di tutto ciò abbiamo delle esperienze parziali, magari ripetute, ma sempre parziali.
Così anche di un romanzo o un racconto o di uno scrittore abbiamo (appunto) una serie di esperienze parziali, a volte ripetute, come le riletture, ma sempre parziali, che sono, in fondo, dettagli che ci sforziamo di mettere insieme.
Esperienze parziali
Esperienze parziali che noi lettori intrecciamo con le nostre vite per generare nuove combinazioni di esperienze parziali anche un po’ improbabili, come dentro un quadro cubista; e nella lettura e a cavallo della lettura e delle nostre vite cerchiamo di comporre delle relazioni, tiriamo dei fili e delle righe, uniamo dei punti. Viviamo momenti differenti, percorriamo tratti di strade, avviamo dialoghi. Osserviamo personaggi e le loro azioni e relazioni e le confrontiamo con le nostre; a volte parliamo anche con questi personaggi.
E immaginiamo. Immaginiamo dentro le pagine ma le pagine ci aiutano a immaginare possibilità nuove anche fuori, nelle nostre vite, magari un po’ ci aiutano anche a cambiarle, quando vogliamo cambiarle.
Le nostre discussioni sulle letture
Non sono forse queste nostre (di ciascuno) e molteplici esperienze parziali l’oggetto migliore delle nostre discussioni quando parliamo dei libri che amiamo? Le discussioni dei gruppi di lettura, e forse quelle in video conferenza ancora di più, non vi sembrano troppo spesso una corsa a riassumere, a giudicare, a vedere da lontano, a mettere tutto in una bella cornice? Se pensiamo ai frammenti, ai dettagli lasciamo un lato della cornice aperto, in modo che ci entrino cose più sorprendenti di un riassunto. No?
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