
Violo una regola non scritta dei blog: quando si scrive di un argomento che un altro autore ha appena affrontato sarebbe meglio farlo nei commenti al suo post e non in uno nuovo.
Scrivo invece qui perché vorrei dare peso al grazie che rivolgo a theleeshore. Prima di tutto per i pezzi che scrive qui sul blog. Per la sua costanza nel sostenere le ragioni della letteratura dell’Ottocento, e anche per il suo nickname, che ci riporta a David Crosby, un merito notevole.
Tuttavia, il suo post sulla libreria di casa mi ha spiazzato ed è anche per questo che ne voglio parlare qui.
Il punto è che da qualche anno credo che la libreria in casa mia non dica molto di me, o, meglio: forse dice cose confuse, in parte superate. Per alcuni motivi.
Per esempio perché almeno la metà dei libri non la ricomprerei. E questo mi ricorda di anni in cui compravo troppi libri, ingenuamente. Perché mi imbrigliava quasi ogni libro che vedevo in libreria, quasi ogni recensione che leggevo, quasi ogni libro che qualcuno di cui mi fidavo citava.
Troppi libri. Scelti anche un po’ casualmente. Oppure troppi libri del periodo dell’università: sociologia, teoria della politica, libri militanti, libri ormai fuori tempo massimo.
Ma anche troppi noir, libri di James Ellroy, gialli Mondadori degli anni Novanta.
Certo, dell’altra metà della libreria sono orgoglioso.
Però sono disposti in modo caotico, casuale, spostati da mani inconsapevoli e estranee in un giorno in cui gli scaffali vennero smontati e rimontati. I libri spesso sono introvabili se non dopo lunghe ricerche. Una libreria che affannosamente cerco di ricomporre via via che mi prende l’idea di recuperare un libro da rileggere, da leggere per la prima volta o da consultare.
Devo anche confessare che negli ultimi mesi mi sono liberato di alcuni libri; fastidiosi, impolverati e probabilmente nemmeno utili. Li ho portati a una specie di bookcrossing.
Dunque, dice che sono confuso. Che il tempo rende il pensiero più critico e complesso, che vorrei avere molti più libri di filosofia e di storia, meno romanzi, salvo i super-romanzi. Poi ogni volta che li vedo vorrei rileggere i libri di Sebald, e quelli di Calvino, e loro sono in ordine. O meglio, so esattamente dove sono, come quando sai esattamente dove è una via in una città, senza bisogno di guardare la mappa.
Non credo nemmeno più che sia necessario avere tanti libri in casa, penso anche che avere una buona/ottima biblioteca vicino a casa sia più importante del numero di libri che possediamo. Vorrei anche una formula di scambio per cui per dieci libri dei quali disfarmi ne potessi scegliere uno nuovo, con cura.
Ecco, la libreria è lì, allo stesso tempo molto importante e indecifrabile direi. Ad aspettare che mi chiarisca le idee.
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