Cime Tempestose, un libro selvaggio da rileggere ancora, e ancora, e ancora

ctIl 15 gennaio del 2007 ho scritto il primo post su questo blog (Perché gli uomini non leggono Cime tempestose): perciò questo romanzo è per me ancora più prezioso. A maggior ragione perché è gennaio, e questo è un libro che va letto in inverno. Non perché sia freddo, tutt’altro. È un libro che brucia di passione, a volte ardente, a volte glaciale (come ogni amore che si rispetti) ma che non conosce mezze misure. Come la vita della sua autrice. Torno sull’argomento perché proprio oggi nelle pagine culturali di Repubblica è apparso un bell’articolo di Pietro Citati (pagina 28) che ne invita alla lettura. Lo definisce il romanzo più intenso, drammatico e fantastico dell’Ottocento inglese (probabilmente europeo). E aggiunge il commento di Chesterton:

Cime Tempestose avrebbe potuto essere scritto da un’aquila: la sopravvissuta di una specie di uomini-uccelli completamente scomparsi.

Ed è proprio dall’alto di questa prospettiva che Emily Brontë sembra guardare il mondo. Così non solo il vento, il freddo, la brughiera desolata risentono di quello sguardo: la vista acuta, la discesa in picchiata, lo zoom improvviso che piomba a terra in un impeto rapace, rivestono i caratteri dei personaggi. E arrivati lì, in quella psicologia tagliata con l’accetta, rozza e primordiale, ci si inoltra negli abissi. I loro, i nostri.

E certamente, come dice Citati, Heathcliff rappresenta il Male. Il totem del Male, direi. Al punto da non essere credibile, perché alla fine ama Catherine nonostante se stesso, perché è un uomo. E sull’argomento sto con Tolstoj:

Gli uomini sono come i fiumi: l’acqua è in tutti uguale e ovunque la stessa, ma ogni fiume è ora stretto, ora rapido, ora ampio, ora tranquillo, ora limpido, ora torbido, ora tiepido. Così anche gli uomini.

E questa è la ragione di quel cielo benigno con cui si chiude il libro.

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5 risposte a “Cime Tempestose, un libro selvaggio da rileggere ancora, e ancora, e ancora”

  1. Ho un rapporto strano con Cime tempestose, lo stesso che ho con il Grande Gatsby: li leggo ogni volta come fosse la prima!
    Cosa mi succede? Ho letto Cime tre volte dall’adolescenza ad oggi e Gatsby due volte (la seconda proprio perché non ricordavo nulla. Eppure sono due libri imprescindibili per le rispettive letterature.

    Qualcuno ha una spiegazione?
    Sono dotata di buona memoria e ricordo in particolare i libri letti in gioventù!! Quindi entrambi dovrebbero essere dei miei capisaldi…

    Qualcuno ha una spiegazione???

    Il paragone con l’aquila è fantastico!

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  2. Ciao Jezabel! ho poco tempo ma volevo dirti questo: io li rileggo ogni volta con lo stesso entusiasmo (e nuovi livelli di lettura), ricordo parti differenti e ne dimentico altre, forse è perché cambiamo con i nostri libri? Magari è proprio perché ti piacciono più di altri… chissà 😉

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  3. Ciao theleeshore!!
    Deve essere così! Intanto riflettevo sul fatto che Grandi speranze, letto mille anni fa, è scolpito nella mia memoria e, quando penso che potrei rileggerlo, temo che in qualche modo quella meravigliosa sensazione che mi suscita riportarlo alla memoria possa esserne inficiata.

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  4. Ciao Jez! Dio, che meraviglia grandi speranze! Che capolavoro…

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