Il 21 maggio abbiamo tutti ricordato Carlo Emilio Gadda, nel quarantesimo anniversario della morte.
Voglio lasciare anche sul blog una piccola traccia di ricordo usando le parole di un altro grandissimo, Italo Calvino.
Siamo nelle Lezioni americane, nell’ultima, “Molteplicità“. Inizia proprio con una lunga citazione dalle prime pagine del romanzo forse più famoso di Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Gadda presenta il suo “eroe”, Ingravallo. Eccone un breve passo, molto più breve della citazione che usa Calvino in “Molteplicità”:
La causale apparente, la causale principe, era sì, una. Ma il fattaccio era l’effetto di tutta una rosa di causali che gli eran soffiate addosso a molinello (come i sedici venti della rosa dei venti quando s’avviluppano a tromba in una depressione ciclonica) e avevano finito per strizzare nel vortice del delitto la debilitata «ragione del mondo». Come si storce il collo a un pollo. […]
Cito qua e là Calvino:
Ho voluto cominciare con questa citazione perché mi pare che si presti molto bene a introdurre il tema della mia conferenza, che è il romanzo contemporaneo come enciclopedia, come metodo di conoscenza, e soprattutto come rete di connessine tra i fatti, tra le persone, tra le cose del mondo.
[…] [L]a sua filosofia si presta molto bene al mio discorso, in quanto egli vede il mondo come un «sistema di sistemi», in cui ogni sistema singolo condiziona gli altri e ne è condizionato.
Carlo Emilio Gadda cercò per tutta la vita di rappresentare il mondo come un garbuglio, o groviglio, o gomitolo, di rappresentarlo senza attenuarne affatto l’inestricabile complessità, o per meglio dire la presenza simultanea degli elementi più eterogenei che concorrone a determinarne ogni evento.
[…]
Come scrittore, Gadda – considerato come una sorta d’equivalente italiano di Joyce – ha elaborato uno stile che corrisponde alla sua complessa epistemologia, in quanto sovrapposizione dei vari livelli linguistici alti e bassi e dei più vari lessici. Come nevrotico, Gadda getta tutto se stesso nella pagina che scrive, con tutte le sue angosce e ossessioni, cosicché spesso il disegno si perde, i dettagli crescono fino a coprire tutto il quadro. Quello che doveva essere un romanzo poliziesco resta senza soluzione; si può dire che tutti i suoi romanzi siano rimasti allo stato d’opere incompiute o di frammenti, come rovine d’ambiziosi progetti, che conservano i segni dello sfarzo e della cura meticolosa con cui furono concepite.
Per valutare come l’enciclopedismo di Gadda può comporsi in una costruzione compiuta, bisogna rivolgersi ai testi più brevi, come per esempio una ricetta per il «risotto alla milanese», che è un capolavoro di prosa italiana e di sapienza pratica, per il modo in cui descrive i chicchi di riso in parte rivestiti ancora del loro involucro («pericarpo»), le csseruole più adatte, lo zafferano, le varie fasi della cottura.
[…]
Nei testi brevi come in ogni episodio dei romanzi di Gadda, ogni minimo oggetto è visto come il centro d’una rete di relazioni che lo scrittore non sa trattenersi dal seguire, moltiplicando i dettagli in modo che le sue descrizioni e divagazioni diventano infinite. Da qualsiasi punto di partenza il discorso s’allarga a comprendere orizzonti sempre più vasti, e se potesse continuare a svilupparsi in ogni direzione arriverebbe ad abbracciare l’intero universo.
[…]
Prima ancora che la scienza avesse ufficialmente riconosciuto il principio che l’osservazione interviene a modificare in qualche modo il fenomeno osservato, Gadda sapeva che «conoscere è inserire alcunché nel reale; è, quindi, deformare il reale». Da ciò il suo tipico modo di rappresentare sempre deformante, e la tensione che sempre egli stabilisce tra sé e le cose rappresentate, di modo che quanto più il mondo si deforma sotto i suoi ochhi, tanto iù il self dell’autore viene coinvolto da questo processo, deformato, sconvolto esso stesso.
Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (Garzanti)
“Molteplicità” in Italo Calvino, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio (Mondadori)
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