Tra un libro e l’altro

“Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato”. Quando parecchi anni fa ho terminato Il Grande Gatsby piangevo a calde lacrime. Di fatto, finire un libro  è un lutto che si ripete ogni volta che chiudiamo l’ultima pagina. Di colpo, quel mondo complesso di personaggi e storie torna sorprendentemente a essere…

“Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato”.

Quando parecchi anni fa ho terminato Il Grande Gatsby piangevo a calde lacrime. Di fatto, finire un libro  è un lutto che si ripete ogni volta che chiudiamo l’ultima pagina. Di colpo, quel mondo complesso di personaggi e storie torna sorprendentemente a essere un oggetto inanimato sul comodino.  Impossibile riporlo immediatamente sullo scaffale: la sua posizione privilegiata fino a quel momento rende il distacco insopportabile. 

Non è forse l’ultima cosa che tocchiamo  prima di cedere al sonno, l’ultimo incontro della giornata a cui si presta attenzione fiduciosi nella promessa riposta nelle pagine da sfogliare? Come in tutti i cambiamenti, ci vuole tempo. Far tornare bidimensionale chi abbiamo amato, odiato o, nella peggiore delle ipotesi, subito, è sempre una gran fatica.

In una terra di nessuno, ormai esuli dal romanzo terminato, ma non ancora pronti per altre conquiste narrative, ruminiamo inconcludenti  sulla precedente lettura. Aspettando, insomma, una nuova scintilla che ci faccia venir voglia di girare le pagine.
Perché un libro (come Calvino dice per i classici) si può leggere solo per amore.

Commenti

54 risposte a “Tra un libro e l’altro”

  1. Avatar Spud

    È un fetido rituale quello del riporre il libro al “suo” posto sugli scaffali. È arduo, ma prima o poi tutti noi ci dobbiamo fare i conti.
    Che bell’immagine mi hai messo in testa ora: ti ringrazio!

    Saluti
    Spud

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  2. Avatar Grazia
    Grazia

    … segno sempre il mio nome e la data sulla prima pagina del libro (se mi appartiene) nel momento in cui ne concludo la lettura, un piccolo rito che mi addolcisce il distacco da ciò che mi ha posseduto fino ad allora. Grazie per esserci! Grazia

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  3. Avatar bernardino savelli
    bernardino savelli

    a titolo strettamente personale, per evitare il dramma dell’abbandono, sono alla lettura di Finnegans Wake dal 1994, e non ho alcuna previsione della data per riporlo sugli scaffali .

    ave atque vale

    glennroses

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  4. Avatar theleeshore

    @Spud, grazie a te per aver usato il termine rituale: questo è uno dei tanti che ci avvelenano la vita. @Grazia: io scrivo solo l’anno il giorno dell’inizio del libro, (e rigorosamente a matita). Grazie a te per averci indicato il tuo “momento di passaggio”. @Bernardino: posso risponderti solo con un’altra frase di Calvino: “Di un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima”. In ogni modo, hai reso assolutamente l’idea. 😉

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  5. Avatar Mattia
    Mattia

    Bellissimo post…! Io che sono un tipo che nota e descrive la maggior parte dei nostri sentimenti non mi ero mai concentrato sul sentimento della fine di un libro….
    I libri sono una finestra su un mondo a noi sconosciuto. Gli stessi scrittori non comprendono, quando piazzano l’ultima lettera, quello che hanno creato. Una piccola finestra sul mondo più bello ed enigmatico che esista.
    La nostra anima.

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  6. Avatar theleeshore

    caro Mattia, come dice Umberto Eco, l’autore, dopo che ha scritto il libro, dovrebbe morire. Il testo è lì e produce i suoi effetti. Ai lettori il compito (la gioia?) di interpretare, ognuno a suo modo. E va da sé che, di uno stesso libro, ci sono tante interpretazioni quanti lettori. Non è questo il bello della lettura? 🙂

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  7. Avatar garife123
    garife123

    Bel post e commenti molto poetici – vi invidio – ma io sono un lettore compulsivo dopo averne finito uno penso gia’ al successivo che e’ impilato sul comodino.
    Mi piace anche il rituale di segnare un nome o una data, vorrei poterlo fare anch’io se non che molti libri li prendo in biblioteca…..Il rileggere un libro e’ una fase che non mi appartiene, come per un film preferisco la scoperta di qualcosa di nuovo; probabilmente e’ una mancanza mia che forse il tempo mi fara’ cambiare….ciao a tutti

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  8. Avatar theleeshore

    Io credo non ci sia un modo giusto o sbagliato di leggere. Ognuno trova il suo: compreso il rituale di non aver rituali 😉

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  9. Avatar luiginter

    @theleeshore: come sempre idee di grande intensità. Io la penso sempre più spesso come @bernardino: leggere per anni _anche_ lo stesso libro. Per non abbandonarlo mai. Certo son sempre sul limitare del Caos… 🙂

    saluti a tutti; scusatemi per la scarsa attività sul blog ma è un periodo un po’ intenso sul fronte lavoro.
    Torno presto però!

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  10. Avatar theleeshore

    caro luiginter, mi sembra un’ottima soluzione per evitare il distacco (ma consocendoti direi che sul tuo comodino esistono due livelli: quello dei libri che rileggi e quello dei nuovi arrivati. O sbaglio?) 🙂

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  11. Avatar luiginter

    Sì esatto, due pile, più o meno separate da quel criterio…

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  12. Avatar widepeak
    widepeak

    bellissimo post…io da quando c’è anobii, se ho particolarmente amato il libro, corro a recensirlo come meglio posso…per me è un piccolo rito che mi consente di “consegnare” il libro ad altri, che è come non riporlo mai…

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  13. Avatar theleeshore

    Ecco widepeak, per me è uguale. Solo che scrivo qui. Ovviamente non riesco a farlo sempre (anzi negli ultimi anni non sono riuscita a farlo quasi mai) ma quest’atto liberatorio mi permette di consegnare il libro ad altri, sapendo che, prima o poi, se ne potrà riparlare…

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  14. Avatar Carmen
    Carmen

    Come sono d’accordo Anna cara, finire un libro è un lutto e decidere cosa iniziare è sempre arduo, il momento migliore è il centro…quando sai che avrai ancora da godere ma sai già un sacco di cose. Un pò come in un bel viaggio. Non conoscevo questo blog e da fbk…ti ho seguito qui… e sono contenta. Carmen

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  15. Avatar theleeshore

    Cara Carmen, sono contenta che ti sia piaciuto il post, però non mi chiamo Anna e su FB sono con il mio nome e cognome… Buona giornata 🙂

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  16. Avatar Carmen
    Carmen

    Si scusa, pensavo l’avesso scritto una mia amica, ma riguardando mi sono accorta che lei l’aveva solo postato su fbk. Le cose che hai scritto restano ovviamente e comunque belle condivisibili. Buona gionata anche a te.

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  17. Avatar theleeshore

    Ma figurati. E grazie per il tuo commento: un libro è un viaggio che vale sempre la pena di intraprendere 🙂

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  18. Avatar illex
    illex

    Quando finisco una lettura, una lettura importante, quando chiudo definitivamente un libro, per me si apre il periodo che chiamo dell’inquietudine (senza nessun riferimento al grande Pessoa). Anch’io inizialmente me lo lascio vicino; non mi piace riporlo subito nella libreria e vederlo lì, sull’attenti, inquadrato e allineato come un soldatino che, a fine sevizio, non avendo più nulla da dire, si riposa.

    In realtà, pur riconoscendone l’utilità, non mi piace proprio il concetto di libreria; Stud dice: è un fetido rituale riporre il libro al suo posto, ed io sono d’accordo con lui. E anche per questo ho smesso da un po’ di farlo, ormai li lascio ovunque; casa mia è sempre più invasa da libri, se ne trovano ormai dappertutto e non mi preoccupo neanche di riporli – fortunatamente a casa non sono il solo ad amarli, né l’unico a cui piace questo nuovo modo di conservarli: per questo il nuovo caos è tollerato -.

    Ora mi piace lasciarli dove capita senza più nessun ordine, e se ne cerco uno, come con la Morante l’altro giorno, mi piace non sapere dov’è finito, immaginando che se ne sia andato girovagando per casa a parlare di letteratura con qualcun altro. E quando lo trovo, magari nascosto sotto l’ingombrante peso di un gigante come Proust, allora mi viene da rimproverarlo:’ Elsa ma che ci fai qui, sotto Marcel poi, lo sai che quello passa le giornate a letto nella sua camera di sughero: e se lo viene a sapere Alberto? ’

    Così ora non mi stacco mai dai libri che leggo, li ritrovo in ogni luogo.

    Il lento ruminare sulla lettura finita poi, quello che Theleeshore racconta, il nettare della lettura ,vaga per giorni nella mia testa. Durante questo periodo di elaborazione dati, più o meno lungo seconda del peso che le parole hanno lasciato dentro, mi capita di riaprire il libro per rileggerne qualche riga o l’intera pagina, quella con l’orecchia, quella che mi è piaciuta proprio. Questa è la fase riflessiva, che poi lascia lentamente posto, con il passare dei giorni, a una tensione crescente, ad un’inquietudine vera che monta e si trasforma in ansia, sfociando nella più classica delle domande : e ora che leggo?

    Qui casca l’asino.

    Mi è capitato spesso di iniziare libri e abbandonarli dopo poco per non averli sentiti giusti, in quel momento; mi è successa un’infinità di volte di comprare più libri insieme, anche nella speranza di risolvere almeno per un po’ il problema, ma quasi mai, anzi mai, ho letto di fila i tre libri comprati quel giorno da Feltrinelli: e quindi?

    Ora quindi lascio al caso; aspetto con calma che l’inquietudine mi lasci, che il nodo si sciolga da solo ed il lampo arrivi; e se tarda, mi rifugio in un classico. Perché un classico non tradisce mai; perché non è mai tempo perso, neanche per rileggerlo, e perché un classico vale sempre la pena, anche quando non sembra.

    E tanto per continuare a citare Calvino, che a sua volta citò Cioran, chiudo così: mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. “A cosa ti servirà?” gli fu chiesto. “A sapere quest’aria prima di morire”.

    Grazie theleeshore per l’idea di questo bel post.

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  19. Avatar theleeshore

    Grazie a te per il bellissimo commento. L’immagine del teatrino dei tuoi libri rende davvero l’idea di quel che succede quando si termina una lettura. Leggendoti, mi è venuta in mente la scena di Blade Runner in cui l’ingegnere progettista torna a casa e viene salutato dai suoi giocattoli che, di colpo, riprendono vita. E’ come un interruttore che si gira. Sui classici, poi, mi troverai sempre d’accordo. Quando scelgo un contemporaneo, infatti, ha vita difficile per qualche giorno (Vado avanti? Non sarà tempo perso? Ne vale la pena?). Aspetto, per l’appunto, che scocchi la scintilla. Poi, se non arriva, lo abbandono al suo destino solitario. L’importante (ma questo l’ho imparato solo dopo molti anni di lettura) è seguire solo il proprio istinto 🙂

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  20. Avatar Illex
    Illex

    Theleeshore, sai cosa mi piace di te?
    Che non lasci mai la tua creatura da sola; che l’accompagni sempre e sei sempre presente con una risposta per tutti; e che lo fai con passione. 

    Mi piace pensare a un mondo dove tutti possano fare con passione le cose che amano: pensa che vita.

    Il grazie, da parte di molti, è a te.

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  21. Avatar carloesse
    carloesse

    Mi pare di aver letto da poco (forse Baricco su Repubblica? la memoria inizia a vacillare!) che qualcuno non riuscisse a capire l’esclamazione “ah! non vedo l’ora di vedere come andrà a finire”. Perchè è proprio quell’ andare a finire che rappresenta il distacco che il buon lettore dovrebbe auspicare di procrastinare il più possibile. Leggere un bel libro è un’immersione in un mare che non si dovrebbe voler mai abbandonare.
    Avete presente quella pubblicità nella quale ci sono dei disperati che ripensano piangendo ad una crociera ormai terminata? Ecco, io detesto le crociere, e su una nave di quel tipo (che mi pare un megacondominio galleggiante) non ci metterei mai piede neanche per un giro del porto. Però al termine di un buon libro mi sento proprio così.

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  22. Avatar theleeshore

    Concordo sulle crociere (nel senso che non ci metterei mai piede :)). Per me è proprio un senso di vuoto, come quando saluti qualcuno che sta per partire e non sai quando lo rivedrai. Un misto di nostalgia, inquietudine e insoddisfazione.

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  23. Avatar mariamatera
    mariamatera

    uno dei più bei post del sito ….

    vero, sai, quella sensazione di lutto quando si finisce un bel libro.

    così come quando si sta leggendo un libro del cavolo … il desiderio di finirlo presto perchè in libreria, paziente, ce n’è uno più bello in attesa.

    perchè il rapporto con i libri, o forse meglio, con le storie che vi sono racchiuse dentro è un rapporto vivo, fatto di simpatie, antipatie, amore …

    io scrivo su tutti i libri la data in cui li ho comperati rigorosamente a penna perchè deve rimanere, indelebile, sul foglio la mia traccia.

    interagiamo, caro libro, diventiamo un insieme. e se l’insieme è più della somma delle parti, come tu inizi a scorrere nelle mie vene modificandomi, io incido con la mia penna il mio marchio!

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  24. Avatar theleeshore

    Ecco, Maria, devo dirti che con il tempo mi sono liberata dall’ossessione di finire un libro a tutti i costi, retaggio che sicuramente mi portavo dietro dall’università. Ma parafrasando quello che dice la mia amica Lovlou per la musica, la vita è troppo corta per leggere brutti libri. Perciò, il nuovo arrivato deve superare un test. Se è noioso, faticoso, banale, mal scritto: adieu, senza rimpianti e senza rancore 🙂

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  25. Avatar Paolo
    Paolo

    Quando finisco un libro che che mi ha coinvolto intensamente, il legame rimane, ma coll’autore ed il mio primo pensiero è di avere altri testi, in alcuni casi anche molti, o tutti (Biamonti -sono pochi- Maggiani, Pavese, Hrabal, J./H/P. Roth, ecc). Non riesco poi a leggerli sempre tutti (Pamuk), ma averli mi rassicura e gratifica la mia sensazione di vicinanza coll’autore, (quasi) fisicamente presente e col quale, se non impellessero nuove esperienze, in qualsiasi momento potrei (e potrò) reiniziare il dialogo.

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  26. Avatar theleeshore

    Questo efefttivamente è un altro modo per gestire il distacco. Io non riesco a leggere due libri di fila dello stesso autore, soprattutto se il libro mi è piaciuto molto: in qualche modo ho paura che mi deluda. Come te, però, mi rassicura comprare altri libri dello stesso scrittore, aspettando che venga il loro momento (che, puntualmente, arriva).

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  27. Avatar Paolo
    Paolo

    @theleeshore. Trovo affascinante la tua elevata sensibilità nei confronti dei libri che leggi. Non mi è mai capitato di temere delusioni da un autore, con alcuni continuare il racconto è stata addirittura un’urgenza, così fu ad esempio per McCarthy. Per altri autori un percorso nell’opera, o nel dialogo come per De Luca, mi è sembrato essenziale. Per altri, David Grossman, pensare a “qualcuno con cui correre” semplicemente come un testo minore, di evasione (di cui credo avesse meritato pieno diritto), mi ha permesso, in questo caso di non restare deluso, ecc. ecc.
    P.S. Comunque, per puro affetto verso un anziano scrittore della mia città, ho un suo libro sul comodino da anni, che ho deciso di non finire, se non ne pubblicherà altri e resta lì e mi tiene compagnia.

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  28. Avatar theleeshore

    grazie Paolo. Posso risponderti sui classici, perché li leggo più dei contemporanei (e anzi, approfitterò dei vostri consigli di lettura in merito). La premessa, prima di tutto è la stessa: leggo più i classici perché mi deludono meno. Per quanto riguarda l’urgenza posso parlare di Balzac: quando ho finito Spledori e miserie delle cortigiane, ho “dovuto” leggere Le illusioni perdute (ma mi è piaciuto di meno, per esempio). Come compagno di strada, Dickens è un amico impagabile. Poi ci sono le dipendenze: e arrivo ai russi. Cerco di centellinare Tolstoj, Dostoesvkij, Cechov perché un orizzonte senza il loro conforto è sconsolante. Infine, per l’affetto c’è Bulgakov: ti strappa sempre un sorriso. Comunque, è una saggia provocazione quella di non finire ciò che ci piace troppo (e una buona idea per un post. 🙂

    Ps Non ho letto né De Luca né McCarthy, ma sono lì sulla libreria che aspettano. Del trio israeliano, non ho letto Grossman (se non le interviste che rialascia ai giornali). Ma ho letto Amos Oz e Yehoshua, che mi hanno entusiasmato.

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  29. Avatar Paolo
    Paolo

    Gentile theleeshore, se ami i classici McCarthy col la sua trilogia della frontiera non ti deluderà, e la ricchezza di contenuti del “cerbiatto” di Grossman potrebbe piacerti. Ti disturbo ancora una volta tornando al tuo post iniziale, avendo trovato solo ora quello che cercavo. Questa mattina, volendo rispondere al tuo bellissimo post, possibilmente con qualcosa che ne fosse all’altezza, ho ricordato la famosa intervista che Pasolini fece ad Ezra Pound. Mi colpì in particolare un passaggio, che esemplifica in modo perfetto il rapporto che credo di avere con le singole opere e poi con l’opera complessiva di alcuni autori. (ndr. Ho faticato un po’ ma ho trovato il pezzo di intervista e vado a “sbobinare”).
    Pasolini legge i Cantos e ad un certo punto Pound commenta: “questi due sono versi buoni, molto buoni, ma i versi buoni nella mia roba sono sparsi, non ho riuscito a metterlo in un cosmo”
    Pasolini lo interrompe: “non, credo questo, credo che la sua poesia assomigli molto alla vita, lei dice che le sue poesie sono discorsi che si fanno tra persone intelligenti, e i discorsi che si fanno tra persone intelligenti seguono una curva un po’ casuale, con dei momenti altissimi e dei momenti invece grigi, e la sua poesia secondo me segue proprio questo arco …”.
    Molto bello, poetico, questo incontro, ma tornando più prosaicamente a me, per alcuni autori, certo solo per alcuni, sono disponibile per i “momenti altissimi e i momenti invece grigi”. È un percorso che mi è capitato di vivere anche all’interno di alcune singole opere, apprezzandone anche eventuali discontinuità di ispirazione poetica (logico, non è una regola ma alcuni casi specifici, Grossman che hai citato, col suo “cerbiatto” è proprio il libro adatto, ma qui mi fermo, che sto divenendo troppo verboso). Saluti a tutti

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  30. Avatar theleeshore

    Grazie per i consigli, Paolo, ne farò tesoro. La bellissima citazione di Pasolini e le tue riflessioni pongono il problema della discontnuità, negli autori ma anche in uno stesso libro. Eh già (e questa è un’altra bellissima idea per un post), ma dipende da loro o da noi? Ogni giorno è buono per leggere? E ogn giorno, dal punto di vsta dell’autore, è buono per scrivere? Fitzgerald parlava del panico del foglio bianco davanti a cui si sedeva ogni mattina. Amos Oz, parlando della fase creativa, dice che per lui è come aprire un negozio:ogni giorno si siede lì e aspetta che arrivino i clienti (le idee, appunto). A nostro modo, noi lettori, abbiamo giornate sì e giornate no. Ma non è proprio questo a rendere la lettura più interessante? 🙂

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  31. Avatar bernardino savelli
    bernardino savelli

    ti mando un compendio dell’intervista di Nanni Delbecchi a ENRIQUE VILA-MATAS
    pubblicata in data 9 ottobre 2011 nella edizione de ”Il Fatto Quotidiano”.

    ENRIQUE VILA-MATAS: Che malinconia leggere i libri tutti d’un fiato

    Per trovarsi faccia a faccia con Enrique Vila-Matas non basta andare a Monforte
    d’Alba, dove lo scrittore spagnolo, nato a Barcellona 63 anni fa, ha ricevuto sabato 1
    ottobre il rinato premio Grinzane (ora Bottari Lattes Grinzane); non basta assistere alla sua lectio magistralis sul tema della lettura attiva tenuta il giorno seguente alle Officine Grandi Riparazioni di Torino, e sentirgli dire che i lettori hanno bisogno degli scrittori proprio come gli scrittori dei lettori : tutto questo è necessario, ma non sufficiente.
    L’inseguimento di questo romanziere così inclassificabile e labirintico si conclude sotto i portici di Porta Nuova, in un salottino dell’Hotel Roma……………
    Tutti i grandi scrittori si portano dietro il loro mondo e finiscono per farci inciampare chi li incontra; e qui, non c’è dubbio, siamo finiti nel mondo di Vila-Matas…………………………

    Intervista:
    D- ”Lei sostiene che la lettura è un’arte. Ma questi sono davvero tempi propizi alla
    lettura attiva?”
    R- “In realtà non lo sono affatto. La mia è solo una speranza, il tentativo di far credere alla
    gente che le cose stanno cambiando.”
    D- ” Speranza o illusione?”
    R- “Non solo un’illusione. Osservo con interesse i movimenti di protesta spontanea,
    dagli indignados del mio paese ai giovani di Wall Street, e mi chiedo se non
    non possano tornare davvero anni come furono i Sessanta, quando tutto veniva
    messo in discussione e si cercava veramente di cambiare le cose.”
    D- “C’era anche lei tra quei contestatori?”
    R- “C’era tutta la mia generazione. È stato un gran privilegio essere giovani negli anni
    Sessanta. Dopo non è più tornato niente di simile.”
    D- “Nel suo romanzo D u b l inesque lei insinua che gli editori innamorati della letteratura siano in via di estinzione. È veramente così?”
    R- “Assistiamo a un’industrializzazione su larga scala che sta cambiando il volto dell’editoria.
    Le faccio un esempio. In Spagna è appena uscita una rivista che è quasi esclusivamente
    fotografica e sembra una rivista di cinema; invece parla proprio di libri,
    anche se presenta gli scrittori come se fossero star di Hollywood. Qual è il risultato?
    Certo, si vendono più copie, e si fanno molti più soldi, però in questo modo
    la letteratura muore.”
    …………………….

    D- “Che vita è, quella del lettore attivo?”
    R- “Una vita affollata e disordinata,nel mio caso. Leggo ma del pensiero. La complessità
    della frase, sia scritta si parlata sta scomparendo, altrimenti come si fa a entrare su Twitter?

    ……….

    D-…..
    R – “La lettura è un’arte, anche se gli editori fanno poco per incoraggiarla . Io leggo
    molti libri in contemporanea, mi capita di prenderli e abbandonarli senza un ordine
    predefinito… Sono l’esatto contrario di un tipo di lettore molto in voga in Europa,
    quello che dice “questo libro mi è piaciuto molto perché l’ho letto tutto d’un
    fi a t o ”. Questo lo dicono soprattutto i politici.
    D – Lei non li legge tutti d’un fiato?
    R -Io posso metterci un anno, due anni, anche di più. Se un libro mi piace veramente,
    mi fa tornare indietro, sulle pagine già lette, invece che andare avanti.
    Potrei dirle che il mio libro ideale è quello che non riuscirò mai a finire .
    Che malinconia leggere i libri tutti d’un fiato.

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  32. Avatar theleeshore

    Splendida intervista, grazie a nome di tutti 🙂

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  33. Avatar mariamatera
    mariamatera

    se si parla di grossman (di cui ho tutto e che amo da morire) bè non si può dimenticare che tu sia per me il coltello, che è, tra i libri che ho letto – e avvicinandomi alla 50ina di libri ne ho letti davvero tanti – quello che più mi ha coinvolto a livello emotivo.

    non riuscivo a leggerne più di 2 o 3 pagine consecutive, tale era il carico emotivo.

    pazzesco a pensarci. non mi è mai più successo.

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  34. Avatar theleeshore

    E allora bisognerà proprio che lo legga, grazie Maria.

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  35. Avatar Michele
    Michele

    Tra un libro e l’altro… cercando su internet le novità in fatto di gialli e thriller mi sono imbattuto in un romanzo che mi ha colpito tantissimo La guardiana di Floriana Laurenza. La trama cattura, la suspence è praticamente a ogni pagina, i colpi di scena sono improvvisi, il ritmo è davvero incalzante.

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  36. Avatar theleeshore

    Buono a sapersi, ti invito a scriverlo anche nei libri più belli letti nel 2012 🙂

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  37. Avatar Paolo
    Paolo

    @Theleeshore. Chiedi se “Ogni giorno è buono per leggere”. In genere sì, forse i risultati possono essere di volta in volta diversi. Nel tuo caso, è palpabile la passione con la quale approcci alla lettura, ed ai tuoi cari Tolstoj, Dostoesvkij, Cechov, Balzac… in una condizione così piacevole i giorni buoni non possono che essere la norma.

    @bernardino savelli. Ho da un po’ in attesa Esploratori dell’abisso di Vila-Matas e dovro leggerlo al più presto. Tralaltro è stato a Torino al salone del libro e mi è spiaciuto non poter andare lo stesso giorno.

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  38. Avatar Dani
    Dani

    Ciao Theleeshore. Bello il tuo nick name. Terminare un libro appassionante è triste come il ritorno da un bel viaggio (anche se il rientro a casa, come il ritorno al nostro mondo, extra-letterario, in fondo è confortante: rimettere i piedi per terra dopo aver volato alto).
    Il vantaggio del libro, riposto sullo scaffale, è che sta lì e ciò ci rassicura. Ogni volta che sentiamo il desiderio di ripartire basta il gesti di afferrarlo e ripercorrere le sue vie ed è bello ritornarci.
    Ad esempio in questo periodo in cui i libri recenti mi deludono quasi sempre non m i resta che leggere un classico o, andando ancor più sul sicuro, rileggerne uno. Ora sto pensando di affrontare il Gattopardo che non ho mai letto e di rileggermi Il Partigiano Johnny ad esempio.
    Poi magari Resurrezione (ne parlavi tu con molta contagiosa passione): i russi, con gli anglosassoni, sono quasi una garanzia – io li amo follemente.
    Continua a regalarci i tuoi pensieri Theleeshore. Sei trascinante, come il nostro pifferaio Illex (chi gli aveva affibiato quel soprannome azzeccatissimo?).
    Ciao a tutti e buone letture

    Di dove sei Theleeshore?

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  39. Avatar theleeshore

    Ciao Dani, il mio nickname è un omaggio a David Crosby e al suo omonimo brano (l’ho postato proprio in risposta a Illex, mi sembra nel post precedente). Dunque, io la penso proprio come te sui contemporanei: sarei anche disponibile a leggerne di più, ma purtroppo mi deludono spesso (durante e dopo la lettura). Il partigiano Johnny non l’ho mai letto neppure io, il Gattopardo è meraviglioso e se ami i classici, ti entusiasmerà. Magari ci scrivo un “invito ala lettura” così se ne riparla tutti. E’ davvero un capolavoro: è un esempio di potenza di scrittura unita a una raffinarissima trama di dettagli e particolari. Il tutto pervaso da un senso dell’ironia che ti fa attraversare tutto il libro con il sorriso sulle labbra. Grazie per l’entusiasmo, tra lettori è contagioso 🙂
    ps sono di Milano, a presto

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  40. Avatar bernardino savelli
    bernardino savelli

    @ Paolo –
    Enrique Vila-Matas ha fondato con altri 6 scrittori spagnoli “L’ordine dei Caballeros del Finnegan” che ogni anno per la ricorrenza del Bloomday (credo sia il 16 giugno) si riuniscono a Sandycove (Co. Dublin), sulla sommità della Martello Tower per la investitura di un nuovo “Caballero”.
    Facile dedurre da dove gli est venuta l’ispirazione per scrivere “Dublinesque”
    Leggendo il portale dello scrittore barcellonese è facile farsi convincere a riprendere la lettura dei libri di “Gieimes Gioices”..

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  41. Avatar Dani
    Dani

    @Theleeshore.
    Forse dovrei commentare su I libri più belli, ma mi collego a te qui sopra.
    Solo due parole sul Partigiano Johnny che per me è una imminente rilettura. Dopo averlo stupidamente trascurato, da pavesiana convinta, (Pavese è un mio conterraneo) l’ho letto perchè avevo visto il film, di Chiesa di pare. E’ stato una vera ed emozionante scoperta perchè al di là del valore storico del contenuto, la guerra di liberazione e il sacrificio dei nostri partigiani raccontato “perfettamente” come tutte le cose vissute in prima persona, si pregia di un linguaggio originalissimo, capace di “giocare” come nessun altro con la lingua inglese che Fenoglio amava. La sensazione che mi ha lasciato è un grande rammarico per la morte prematura di un altro scrittore piemontese che avrebbe sicuramente dato al mondo letterario altri capolavori.
    Non perdertelo. Ciao!!

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  42. Avatar theleeshore

    Grazie Dani. Anch’io amo molto Pavese, quindi senz’altro mi piacerà. Lo sfondo storico della Resistenza poi è un’occasione in più per ricordarci da dove veniamo e quanto ci è costato diventare uno stato repubblicano democratico. Mi ha incuriosito poi ciò che dici sul linguaggio, sarà una delle mie prossime letture.

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  43. Avatar Renza
    Renza

    Già, il partigiano Johnny che ” partì verso le somme colline, la terra ancestrale che l’avrebbe aiutato nel suo immoto possibile, nel vortice del vento nero, sentendo com’è grande un uomo quando è nella sua normale dimensione umana.” Buona lettura a theleeshore ( che saluto) e a Dani dico che condivido con lei la passione per questi scrittori ” langaroli” come li definì Pasolini ( meno entusiasta di noi…). E’ vero , la morte di precoce di Fenoglio ci ha privati di un grande. Penso anche a quegli ” Appunti partigiani 1944-1945″ scritti sulla carta della mecelleria che-anche incompleti- sono eccezionali.
    Quanto ai libri che amiamo molto, di cui si parla nel post, è proprio così. Si misura l’ affezione dal sentimento di deprivazione che si prova quando il libro è terminato. Manca qualcosa in noi, e ce ne eravamo già accorti quando rallentavamo e rallentavamo la lettura per prolungare il piacere e per cercare di non sapere ” come andava a finire”.

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  44. Avatar theleeshore

    Renza ricambio il saluto, notando sempre con piacere la ricchezza da lettrice competente dei tuoi commenti a cui ci hai abituato in questi anni 🙂

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  45. Avatar Renza
    Renza

    Troppo generosa, theleeshore! Il dato certo è che sono incompetente in…tastiera, vista la mole di refusi che mi sfuggono. Un caro saluto.

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  46. Avatar theleeshore

    In questa cultura della fretta, essere “incompetenti in tastera” la considero una grande virtù 🙂

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  47. Avatar Paolo
    Paolo

    @bernardino savelli, grazie, Vila-Matas è già sul comodino

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  48. Avatar bernardino savelli
    bernardino savelli

    Dublinesque?

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  49. Avatar Paolo
    Paolo

    @bernardino savelli ho preferito un inizio soft, i racconti di Esploratori dell’abisso mi hanno incuriosito. Per Dublino mi devo preparare

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