Per rimanere in tema di Baricco, il bel monologo che ha fatto a Che tempo che fa il 29 Ottobre:
Voi occidentali, noi francesi, quando vediamo un’opera d’arte o leggiamo un libro, ci aspettiamo sempre in qualche modo di entrare in contatto con l’assoluto, o anche semplicemente con qualche verità che fra le pieghe della vita noi non siamo in grado di vedere, ci aspettiamo spesso un’emozione, ci aspettiamo di trovare i nostri sentimenti, ci aspettiamo spesso degli insegnamenti morali.
Ecco, i giapponesi no.
Quando un giapponese sfoglia una raccolta di stampe, quello che fa è guardare una scelta di quanto nell’universo c’è di più raro e nell’uomo sensibile di più caro. Forgiato in un materiale affascinante per l’unico scopo di testimoniare il genio umano e il gusto, il gusto, di un maestro.Adesso ve lo spiego con parole mie per spiegarvi una cosa che mi piace della lettura.
Leggiamo libri perché ci cambiano la vita, leggiamo libri perché ci conducono vicino alla verità, leggiamo libri perché impariamo un sacco di cose, leggiamo libri perché ci troviamo i nostri sentimenti.
Ma scriviamo libri, ogni tanto, con un’altra idea.
Scriviamo libri e quello che facciamo è scegliere, fra quanto di più raro c’è nell’universo e di più caro c’è nel nostro animo, e lo lavoriamo con le mani in un materiale affascinante che sono la lingua, le parole, il suono della parole, il respiro della storia. Ci piace lavorarlo con le mani, e tutto questo solo perché vogliamo testimoniare di cosa è capace un certo genio umano, e per esprimere in qualche modo il gusto di un maestro, di quel maestro, che in quel momento siamo noi.Niente più di questo, ma niente, niente meno di questo.
*giuliaduepuntozero
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