
Chissà che cosa pensa Carlos Fuentes di uno scrittore come Mario Vargas Llosa, che inserisce nella sua recente lista come autore della Conversazione nella “Catedral”?
Io posso dire che per me questo è un periodo fortunato in quanto a letture, perché ho incontrato alcuni libri da non dimenticare; tra questi senz’altro La guerra della fine del mondo di Mario Vargas Llosa: 588 pagine così ben scritte e con un argomento così interessante da farsi leggere anche in poco tempo.
Del resto Vargas Llosa resta sempre un grande scrittore e meritatissimo il suo premio Nobel 2011.
E’ stato per me interessante scoprire un evento significativo della storia del Brasile: la storia di Canudos e del suo fondatore Antonio il Consigliere. Non ne avevo mai sentito parlare, eppure ci sono stati film su questo argomento e ho persino scoperto che in Italia, già nel 1979, si era pubblicato un fumetto. (L’uomo di Canudos. Un uomo un’ avventura. Disegni del brasiliano Ju Oliveira, Sergio Bonelli editore).
Il romanzo di Vargas Llosa, uno straordinario affresco epico, si può definire un romanzo storico, in cui la base storica, come sempre ben documentata dall’autore, è ampiamente supportata dalla fantasia.
Si può certamente parlare di coralità, perché la narrazione in terza persona è divisa in tre parti ed ogni parte frammentata in sezioni, in cui diversi personaggi raccontano e la focalizzazione è interna ai singoli personaggi. Le prospettive sono diverse e l’autore non ne fa prevalere nessuna, non parteggia per nessuno.
Le azioni accadono senza spiegazioni, senza punti divista particolari. E’ il lettore a trarre conclusioni. Anche Il Consigliere è descritto attraverso gli occhi dei credenti: non importa la verità, ma ciò che la gente dice e crede. Più che i fatti contano le credenze, come il mito di don Sebastiao, il re del Portogallo scomparso in una battaglia del 1578, ma che un giorno sarebbe ritornato a elargire felicità eterna al suo paese.
Canudos non è Macondo, paese inventato, fantastico. La storia di Canudos è uno degli eventi più tragici e sanguinari della storia del Brasile.
Siamo nel Sertão dello stato di Bahia a fine 800 (1893- 97) a pochi anni dalla nascita della Repubblica del Brasile (1889) un cambiamento politico importante, ma in cui, a causa della siccità, povertà e fame erano aumentate.
Da una parte lo sfruttamento dei latifondisti,con i loro bravacci (Jagunço) dall’altra i cangaceiro, i banditi ribelli. E’ su questo terreno che ha fortuna la predicazione di Antônio Conselheiro, che con la sua rivoluzione millenaristica crea una comunità-villaggio a Canudos, in cui confluisce una massa di disperati: contadini e mandriani affamati, ex schiavi, ex cangaceiros pentiti dopo una vita sanguinaria.
E’ un’umanità varia e disperata, gente in fuga dallo sfruttamento, disperatamente povera, che in una impresa impossibile trova una ragione di vita. Unirsi a uno dei tanti gruppi mistici e messianici, che periodicamente percorrevano il sertao con promesse di salvezza dell’anima, garantiva il pentimento delle loro vite di sangue anche ai cangaceiros.
Canudos con le sue utopie si contrappone all’intero Brasile, che a fine 800 vuole essere più moderno, ma senza eliminare le disparità sociali.
La comunità di “Bom Jesus de Belo Monte” cresce in fretta fino ad includere una popolazione di 20000 persone. Ma, poiché Antônio Conselheiro non predica solo la salvezza delle anime, va contro il Brasile repubblicano: è contro la registrazione all’anagrafe dei neonati, contro il matrimonio civile, contro nuove tasse e imposte. Il predicatore-asceta ha un carisma tale che gli permette di creare un movimento e una comunità, basata su regole di fratellanza e amore, un comunismo mistico che pratica un cristianesimo primitivo: la proprietà e i beni, i prodotti dell’agricoltura sono divisi tra tutti. Sono consentiti solo i beni per uso personale.
Per i repubblicani Canudos, invece di essere vista come movimento religioso, viene interpretata come una concentrazione di monarchici, che vogliono la restaurazione dell’impero dell’imperatore Don Pedro da poco abbattuto. Per questo si muove guerra (1896-7) alla comunità con diverse spedizioni prima con pochi uomini, cento, poi seicento, fino a impegnare 10000 soldati: 4 campagne militari condotte con brutalità.
Già Euclides da Cunha nel 1902 con il romanzo Os Sertoes, uno dei grandi libri brasiliani, aveva raccontato la guerra di Canudos, a cui aveva partecipato come giornalista, lasciando la comunità quattro giorni prima del massacro finale.
Di questo romanzo il romanzo di Vargas Llosa vuole essere una riscrittura. Anzi un personaggio senza nome che è ripetutamente definito il cronista miope è un po’ Euclides Da Cunha, un po’ l’alter ego di Vargas Llosa.
La guerra della fine del mondo si articola in tre parti: la prima racconta gli antefatti della rivolta: come intorno ad Antonio il santone si formi una folla sempre più numerosa di proseliti: di straccioni, di delinquenti, donne di malaffare, tutti alla ricerca di redenzione e di pace.
La seconda parte racconta come si formi e sviluppi Canudos, luogo dell’utopia, come i latifondisti monarchici usino la rivolta in funzione antirepubblicana, come socialisti e rivoluzionari interpretino la vicenda secondo categorie europee anarchiche e marxiste, quando invece si tratta di una rivolta al di fuori degli schemi. Importante il riferimento alle prime spedizioni militari.
L’episodio più importante di questa prima fase di scontri fu quando i cento uomini al comando del tenente Ferreira furono accolti da migliaia di Canudos in processione e preghiera nella cittadina di Uauá in chiaro segno di pace ed amicizia.
Ferreira, invece, aprì subito il fuoco sui Canudos che, pur sorpresi, reagirono con le armi di cui disponevano: coltelli, bastoni e arnesi da lavoro dei campi. Dopo cinque ore di lotta i Canudos si ritirarono, lasciando molti morti da entrambe le parti, ma soprattutto, avendo gettato nel terrore le truppe governative, che pensavano di debellare i ribelli con facilità..
La terza parte è il racconto in 200 pagine dell’assedio di Canudos fino al massacro finale. Anche chi come me non ama in particolare le storie di guerra, segue l’affascinante narrazione attraverso i diversi personaggi, in particolare attraverso un nano, una contadina e il cronista quasi cieco che ha perso gli occhiali.
Come qualche critico ha sottolineato questo è un espediente letterario molto interessante, perché il personaggio importante ci permette uno sguardo con una prospettiva sfocata sui fatti tale da renderla quasi irreale.
Non solo vi è la descrizione attenta delle varie fasi dell’assalto, ma anche l’importante dialogo tra il giornalista e uno dei latifondisti monarchici, il barone, la cui moglie è impazzita, quando la casa è stata bruciata dai rivoltosi. Canudos tra l’altro sorge proprio nel latifondo del barone. Come non pensare al nostro Gattopardo, quando il barone dichiara che “per difendere gli interessi della Bahia bisogna continuare a detenere il potere e per continuare a detenere il potere bisogna mutare politica almeno per il momento… è una burla ridicola, ma non abbiamo alternativa.”?
Colpisce la capacità di Vargas Llosa di scrivere con un ritmo incalzante che tiene il lettore avvinto alla narrazione dalla prima pagina all’ultima con la consapevolezza che il romanzo nasce da fatti accertati, da una documentazione storica rigorosa supportata da sfrenata invenzione.
In Vargas Llosa non c’è nulla di quel realismo magico, di quel barocchismo un po’ dolciastro di certi autori sudamericani, ma piuttosto un truce realismo. Il romanzo come specchio della vita reale, ma una realtà che tende a deformarsi, a farsi caricaturale, grottesca.
Per esempio nel seguito del profeta c’è Leone Natuba, personaggio inquietante:a lui si accenna più volte, diversi personaggi parlano di un mostro a quattro zampe. Solo cento pagine dopo viene descritto più direttamente con le gambe corte, con la testa mostruosamente grande, con le sue qualità disumane. È certamente stato generato dal diavolo, perché tra una folla di analfabeti lui sa leggere ed ha imparato a leggere da solo. E’ l’unico letterato intelligente, profondamente umano al seguito del consigliere.
A volte i personaggi sono immediatamente riconoscibili da un elemento distintivo, come il mantello di porpora del consigliere, come le dimensioni di Pedrao, i capelli rossi di Gol Galileo, come sul viso del bandito Pajeu la cicatrice che lo ha lasciato quasi senza naso e che ha la funzione di ricordare il suo passato violento.
Grottesca è anche Maria Quadrado, che ha il cranio calvo, i capelli tagliati come una pazza del manicomio, per punire se stessa, che è stata violentata quattro volte.
Accentua il clima grottesco, caricaturale, accompagnando lo sviluppo dei fatti, un piccolo circo vagante sempre più malridotto, in cui all’inizio sono presenti 20 persone, se persone possono essere chiamati esseri come sono la Donna Barbuta, l’idiota, l’Uomo ragno e soprattutto il Nano, la stella “che raccontava storie con delicatezza, veemenza, romanticismo e immaginazione” storie di altri nani e soprattutto la storia esemplare di Roberto il Diavolo.
Nel romanzo trionfa la follia, la stupidità, la crudeltà, la violenza a tutti i livelli. Numerose le descrizioni di sventramenti, di smembramenti. Come dimenticare Satana Joao che taglia i testicoli ai nemici morti o il ventre aperto a colpi di macete alla donna incinta, il feto strappato e sostituito da un gallo?
Numerosi anche gli eventi legati ad una sessualità che morbosa emerge prepotente, distorta e influisce sugli eventi, condiziona le azioni dei personaggi. Allusioni o descrizioni che non risparmiano trivialità in un contesto di machismo violento.
Angelo Morino il traduttore nell’introduzione ricorda come Vargas Llosa ha spiegato la riscrittura di Canudos:
Fu un conflitto terribile che finì con il massacro di 40000 persone, donne, bambini. E’stata la prima guerra ideologica dell’America latina, e io metto in luce la terribile responsabilità degli intellettuali nel favorire il massacro. Perchè gli intellettuali “democratici” videro alle spalle di Canudos la cospirazione delle potenze nemiche… E invece niente inglesi, niente monarchici, niente latifondisti: si trattava solo della fame, dell’ignoranza, della povertà. Un equivoco che ha fatto scuola.
A tacitare i rimorsi e in memoria, oggi, il governo di Bahia ha creato “Il parque estadual de Canudos“.
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