
Casualmente ho finito di leggere questo libro proprio in questi giorni, trovandomi a sovrapporre realtà e finzione.
*Il fuggitivo* di Olav Hergel, ed. Iperborea nella bella collana Ombre, racconta la storia di Rikke, giornalista danese inviata in Afghanistan come corrispondente di guerra. O meglio, questo è quello che vorrebbe l’intrepida donna, ma si scontra con i desideri del direttore del suo giornale, agguerrito imprenditore attento più al conto economico che alla qualità del quotidiano che dirige, tanto da intavolare spesso accesi monologhi con Jakob, sagoma di cartone rappresentante il lettore tipo del giornale, come emerso da varie ricerche di mercato che periodicamente commissiona.
Rikke, però, si sente più un’inviata di guerra, e invece di rimanere chiusa nel campo militare danese a scrivere articoli sui passatempi dei soldati, si avventura fuori dai cancelli di sicurezza, divenendo così facile preda di un gruppo di terroristi, guidato dal giovane Nazir, che la cattura per usarla come arma di ricatto nei confronti dell’occidente.
Fra i due, però, si crea una certa vicinanza, tanto che Nazir, rischiando la propria vita, libera la prigioniera, che torna in Danimarca da eroina, raccontando alle telecamere di tutto il mondo di come si sia coraggiosamente liberata. C’è chi, però, per invidia, non le crede, e si pone come obiettivo di smascherarla.
In un intreccio di spionaggio militare e giornalistico, scoop e ambizioni di prime pagine, la trama prende sempre più i toni del thriller, quando Nazir per sfuggire al suo destino di terrorista in patria fugge in Danimarca, dove lo diventa agli occhi del mondo intero, per aver aiutato a scappare un ragazzina irachena da un centro profughi danese. La caccia all’uomo _o meglio al ragazzino e alla donna_ diventa sempre più serrata, fino al finale, un po’ scontato, ma giusto.
Il romanzo è di finzione, ma si basa sui reportage raccolti dall’autore, giornalista con un interesse particolare per il tema dell’immigrazione, che, vistosi rifiutare i propri articoli sui quotidiani in patria, ha deciso di scrivere un romanzo per portare agli occhi dei connazionali il problema sempre più pressante dell’immigrazione straniera in Danimarca, e la conseguente xenofobia. E con quello che è successo in Norvegia qualche giorno fa, come detto il tema è assolutamente attuale.
*giuliaduepuntozero
Rispondi