Oggi vi propongo un graphic novel. *Stitches*, ed. Rizzoli Lizard, è un’autobiografia e un romanzo di formazione. Racconta l’infanzia dell’illustratore David Small, un’infanzia difficile e dura.
Una famiglia i cui membri sono soli e lontani uno dall’altro, una madre cattiva, un padre distante, un fratello dispettoso, per non parlare della nonna violenta e pazza. Una famiglia che non si parla, ma nella quale ciascuno ha un suo proprio linguaggio: lo sbattere violento degli armadi della cucina per la madre, i pugni sul punching ball del padre, la batteria di Ted, il fratello maggiore. Il linguaggio di David, invece, è la malattia.
A 11 anni gli trovano un rigonfiamento sul collo, ma, pur essendo il padre un medico, non viene curato subito _in fondo, i genitori sono troppo presi da promozioni, feste, acquisti di auto… A 14 anni viene operato maldestramente, e quando si risveglia scopre di non avere più una corda vocale _e quindi la voce_ né la tiroide, ma in compenso di avere 29 punti _stitches_ sul collo. Ah, e anche di aver avuto il cancro, ma questo lo scopre solo dopo, leggendo di nascosto una lettera della madre.
Insomma, le premesse non sono delle più facili, e in questo graphic novel non c’è spazio per nessuna risata, come succedeva ad esempio in *Fun Home* di Alison Bechdel. In parecchi punti fa venire le lacrime agli occhi, ma è anche molto tenero, e molto bello.
Dalla prefazione di Luca Sofri:
[…] Ho ben più di 40 anni, quali altri ragioni mi tengono incollato a un graphic novel dall’inizio alla fine con la curiosità di sapere cosa succede di un ragazzino, curiosità che ormai ho perso per il 95% dei libri che leggo? Cosa hanno, di più?
E’ ovvio, cosa hanno di più: le figure. E’ il cinema. E’ lo stesso vantaggio di immediatezza e coinvolgimento rispetto alla parola scritta che hanno i film. E’ lo stesso potere magnetico di immedesimazione e meraviglia. C’è della bellezza rappresentata con armi che il testo da solo non ha. E c’è qualcosa di familiare, una madeleine, nei fumetti: è da lì che è cominciato il nostro rapporto con la lettura.
*giuliaduepuntozero
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