
Le varie recensioni che si leggono in giro strillano a grandi caratteri: la nuova erede di Stieg Larsson, per parlare di Camilla Läckberg, che con Marsilio ha pubblicato *La principessa di ghiaccio*.
Di un giallo si tratta, protagonista non è un commissario della polizia svedese e neppure un investigatore privato, ma una scrittrice, Erica Falck. Biografa, ha al suo attivo diverse biografie di scrittrici svedesi, quando torna a Fjällbacka _ridente località turistica durante l’estate, paesino di pescatori in inverno, situata sulla costa ovest della Svezia, proprio sotto alla Norvegia_ dopo la morte dei genitori, per occuparsi della bella casa. Ma presto la sua attenzione sarà attirata da altro: Alexandra, la sua migliore amica quando erano bambine, viene trovata morta, apparentemente suicida, nella vasca da bagno di casa sua, con le vene tagliate e ricoperta dal ghiaccio del freddo inverno svedese.
Un po’ perché erano amiche, un po’ perché nasce l’amore nei confronti di Patrick, un poliziotto che sta indagando sul caso, un po’ per curiosità, anche Erica si improvvisa investigatrice, e scava nel passato dell’amica, fino ad arrivare alla soluzione del mistero. E gioca un ruolo importante anche il richiamo della scrittura:
Quando, all’inizio, aveva creduto che la morte di Alex fosse un suicidio, aveva pensato di scrivere un testo che avesse come scopo quello di rispondere alla domanda “perché?” e tendesse quindi più verso il saggio. Adesso invece il materiale stava assumendo sempre più la forma del poliziesco, genere letterario da cui Erica non si era mai sentita particolarmente attratta. Erano gli esseri umani e la loro psicologia a interessarla, ma era proprio questo che nella maggior parte dei gialli finiva per cedere il passo a omicidi cruenti e brividi gelidi lungo la schiena.
Decisamente la storia è avvincente e la suspance forte, sono rimasta incollata alle pagine divorandolo in pochi giorni, nonostante le quasi 500 pagine. In patria l’autrice è molto famosa e ha già scritto 6 romanzi della serie di Erica, riscuotendo un grande successo in patria e all’estero.
Però… però non mi ha convinto fino in fondo. Bella l’ambientazione, come in tutti i romanzi scandinavi, il paesino, il lungo e gelido inverno, la società svedese; divertente, sotto sotto, anche il tono della scrittrice, che in alcuni punti fa pensare a Bridget Jones e Becky Bloomwood: un po’ stupidino, ma decisamente originale per essere un giallo.
Però… però, pur essendo una grande appassionata di gialli in generale, e di gialli scandinavi in particolare, trovo ultimamente tanti spunti interessanti, ma poca sostanza. Ad esempio: molto bello il primo titolo di Anne Holt, *Quello che ti meriti*, decisamente meno bello il secondo, e _mi è stato detto_ insufficiente il terzo. Stesso climax per Asa Larsson. A me personalmente piacciono molto quelli di Arnaldur Indridason, ma ammetto che la maggior parte del fascino deriva dall’ambientazione islandese e dall’amore che ho per quel Paese. Non mi ha detto molto uno degli ultimi usciti, *Il giardino di pietra*, e potrei andare avanti ancora. Alla fine, tanti begli spunti, ma sulla lunga distanza salvo solo l’ottimo Mankell, i capostipiti Sjöwall e Wahlöö, e il buon Larsson _sia Stieg, che Bjorn, anche se il secondo non si è dedicato solo al genere dei gialli, anzi_.
Insomma, vedremo Camilla Läckberg come si comporterà sulla lunga distanza.
*giuliaduepuntozero
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