Ieri sono andata al *Libraccio*, per cercare di vendere un po’ di libri che ho in casa che non ho mai letto o che non ci tengo proprio a conservare negli scaffali delle mie librerie.
Nonostante le mie dubbiose aspettative, sono riuscita a tirare su qualche soldo, ma anche a lasciar giù qualche libro. Mi domando però con qualche criterio vengono accettati: mi hanno comprato Francesco Guccini e *Grande sertao*, ma non Ruth Rendell né Beppe Severgnini. Mi sarei immaginata il contrario.
Camminando poi fra gli scaffali del reparto *libri usati*, mi è venuto il pensiero: può essere il Libraccio un sistema per giudicare la qualità dei libri, o comunque il loro indice di apprezzamento fra il pubblico? Ad esempio, non ho trovato nessunissima copia di Jean-Claude Izzo, e neppure di Lansdale. I loro libri sono talmente belli che nessuno vuole liberarsene? Oppure anche i pochi presenti sono stati subito venduti? Con mio sommo diapiacere, però, dall’altro lato, copie su copie (anche tre o quattro dello stesso titolo) di James Ellroy, e persino alcune di Joyce Carol Oates (anche se io ho già preso tutte quelle che non avevo). Qualcuno li ha reputati non-degni-di-essere-tenuti? Che delusione…
Un’ultima considerazione: che emozione acquistare un libro usato e trovarci dentro dediche, foglietti, scritte, sottolineature fatte da altri. E’ uno dei motivi per cui mi piace comprare libri di seconda mano, è un po’ come rendere ancora più personale la lettura, sovrapponendo alla storia che si sta leggendo quella della persona che ti ha preceduta. Io ho preso *Il mio nome è Asher Lev* dell’indimenticabile Chaim Potok, e alla fine c’erano 3 post-it con dei nomi e indirizzi di locali di Milano. Chissà che storia c’è dietro…
*giuliaduepuntozero
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