I libri della settimana, 30 ottobre 2023

I libri della settimana, 30 ottobre 2023

Donne-streghe protagoniste della propria vita; l’odio contro i poveri e l’odio dei poveri; su Susan Sontag e di Susan Sontag

A.K. Blakemore, Le streghe di Manningtree, Fazi, 336 pp.
Esordio per una scrittrice inglese che racconta del destino delle donne che rimanevano sole quando gli uomini andavano a combattere nel Seicento. Dovevano lottare per restare vive, per mantenere la dignità e i desideri. Così spesso minacciate dai propri demoni personali e dagli uomini rimasti nel villaggio.

Scrive Marco Onnembo sul Domenicale del Sole 24 Ore del 29 ottobre che la storia non si esaurisce in una vicenda di disperazione. C’è riscatto perché c’è solidarietà. E l’elemento “magico” è il collante di ciò che si chiama comunità; l’inquisizione esce dalla strada stretta della religione per farsi metafora della sopraffazione di genere, attenuata da un sottile filo di ironia (e sarcasmo) che taglia trasversalmente tutte le pagine del libro. La voce narrante – figlia, donna, strega ma anche protagonista della propria vita – si colloca al di fuori di ogni tempo. Onnembo ad ogni modo definisce il romanzo come uno dei migliori esordi degli ultimi anni.

La presentazione dell’editore:
«Inghilterra, 1643. Il Parlamento combatte contro il re, la guerra civile infuria, il fervore puritano attanaglia il Paese e il terrore della dannazione brucia dietro ogni ombra. A Manningtree, una cittadina della contea dell’Essex privata dei suoi uomini fin dall’inizio della guerra, le donne sono abbandonate a se stesse; soprattutto alcune di loro, che vivono ai margini della comunità: le anziane, le povere, le non sposate, quelle dalla lingua affilata. In una casupola sulle colline abita la giovane Rebecca West, figlia della vedova Beldam West, «donnaccia, compagna di bevute, madre»; tra un espediente e l’altro Rebecca trascina faticosamente i suoi giorni, oscurati dallo spettro incombente della miseria e ravvivati soltanto dall’infatuazione per lo scrivano John Edes. Finché, a scombussolare una quotidianità scandita da malelingue e battibecchi, in città non arriva un uomo: Matthew Hopkins, il nuovo locandiere, che si mostra fin dal principio molto curioso. Il suo sguardo indagatore si concentra sulle donne più umili e disgraziate, alle quali comincia a porre strane domande. E quando un bambino viene colto da una misteriosa febbre e inizia a farneticare di congreghe e patti, le domande assumono un tono sempre più incalzante…
Le streghe di Manningtree è la storia di una piccola comunità lacerata dalla lenta esplosione del sospetto, in cui il potere degli uomini è sempre più illimitato e la sicurezza delle donne sempre più minata. Il primo romanzo di A.K. Blakemore, premiato in patria come miglior esordio dell’anno, sostenuto da una scrittura magistrale e pervaso di atmosfere vivide, è un libro emozionante e viscerale che ha rivelato un nuovo, straordinario talento.»

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Roberto Ciccarelli, L’odio dei poveri, Ponte alle Grazie, 320 pp.
Scrive di questo libro Enrica Morlicchio sul Manifesto del 27 ottobre:
L’odio dei poveri di Roberto Ciccarelli prende spunto dall’analisi delle ragioni profonde che hanno riattualizzato i sentimenti negativi verso i poveri, se non apertamente violenti, e sviluppa una vera e propria riflessione filosofica sulla povertà della quale si avvertiva molto la mancanza. 
Il libro è organizzato grosso modo in tre blocchi. Nel primo l’autore parte da un «lavoro genealogico» relativo alle parole entrate nel lessico corrente, ne smaschera l’uso «opportunistico e cinico» che si nasconde dietro ai tecnicismi e infine ricostruisce in maniera puntuale i momenti attraverso i quali è stata elaborata l’equazione «povero=criminale». Ad esempio, l’autore spiega come «Prima si crea la fobia contro i ‘parassiti sociali’, gli ‘scrocconi’ (scrounger phobia); poi si inventa il caso negativo di un personaggio (le welfare queens negli Stati Uniti; i ‘furbetti’, i ‘divanisti’, il ‘metadone di Stato’ e altri nomignoli dell’odio adottati in Italia); in seguito si prepara il campo ideologico delle ‘riforme che riformano le riforme’ e hanno l’obiettivo di perseguire le frodi e gli abusi; allo stesso tempo, crescono le campagne mediatiche pervasive attraverso le quali si impone la gestione dei problemi sociali dal punto di vista giustizialista; infine si legittima la morale dell’imprenditore: ce la fa chi si dà da fare, chi non lo fa è responsabile del proprio fallimento»”.

La presentazione dell’editore:
«Che cos’è l’«odio dei poveri» che dà il titolo a questo libro? È l’odio verso i poveri o il loro odio verso chi li definisce tali, confermandone e approfondendone la subalternità?. A partire da questa doppia definizione, L’odio dei poveri si rivela non un semplice saggio su quello che un tempo si sarebbe chiamato «odio di classe», ma una disamina acuta e originale dei conflitti sociali e di potere che indirizzano il nostro linguaggio: termini taglienti e spesso di difficile comprensione come «occupabili», «inclusione attiva», «reddito di cittadinanza», «povertà assoluta» e «relativa» e soprattutto il bicefalo «workfare» – la versione impoverita del welfare – rappresentano in Occidente l’arma più astuta usata dal sistema per governare la precarietà delle vite.
In un momento in cui lo slittamento a destra dell’assetto politico sembra non aver fine (e in Italia il governo Meloni svela il suo lato più inquietante e punitivo ai danni dei poveri), Roberto Ciccarelli decostruisce un importante pezzo di storia e di microfisica del potere attuale, fornendo nuovi strumenti all’opposizione politica.»

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Benjamin Moser, Sontag, Una vita, Rizzoli, 704 pp.
Una biografia della grande scrittrice, filosofa, saggista americana (1933-2004) pubblicata negli Stati Uniti nel 2020 e ora tradotta in italiano da Rosa Prencipe e Lucila Rondinò.
Moser non si limita alla parte della vita che riguarda la scrittura e l’analisi filosofica ma si occupa degli affetti e a quella che la Lettura definisce “il rapporto sofferto con la propria omosessualità“.

Alla biografia aggiungo anche la segnalazione della riedizione italiana delle opere di Sontag che dobbiamo a Nottetempo. Ora esce Sotto il segno di Saturno, 216 pp. È una raccolta di saggi pubblicata in volume nel 1980 raccogliendo alcuni interventi usciti sulla New York Review of Books e un altro testo/ritratti di Antonin Artaud uscito sul New Yorker. Come scrive Emanuele Trevi su La Lettura (29 ottobre 2023), al di là dei soggetti trattatti, l’argomento centrale del libro è la malinconia.
Argomento, ci ricorda Trevi, presente in molti libri importanti del XX secolo, fra i quali, Gli anelli di Saturno, Adelphi, bellissimo lavoro – fra romanzo, saggio, memoir, riflessione filosofica – di  W.G. Sebald (amatissimo da questo modesto presidio della condivisione culturale). 
Per chi volesse leggere Sontag nell’originale inglese, qui trova il saggio su Walter Benjamin, incluso in Sotto il segno di Saturno; qui quello su Elias Canetti.

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