Il premio Nobel per la pace 2022 è all’insegna della difesa dei diritti umani. È stato infatti assegnato in condivisione all’attivista bielorusso Ales Bialiatski, all’organizzazione russa Memorial, e al Centro per le libertà civili ucraino.
Come spiega la motivazione del comitato norvegese del Nobel, i premiati rappresentano la società civile nei rispettivi paesi e da anni promuovono il diritto di critica al potere e proteggono i diritti fondamentali dei cittadini. Inoltre, compiono sforzi costanti per documentare i crimini di guerra, la violazione dei diritti umani e l’abuso del potere. Insieme, hanno mostrato chiaramente il significato della società civile per la pace e la democrazia.

Bialiatski (nato nel 1962 a Vyartsilya, in Russia) guida l’Ong Viasna (Primavera) che ha fondato a metà degli anni Novanta per dare assistenza legale e finanziaria ai prigionieri politici in Bielorussia e alle loro famiglie. Già attivo negli ultimi anni dell’Unione sovietica fu, spiega il Post, tra i fondatori di un partito che promuoveva l’indipendenza e la democratizzazione della Bielorussia.
Tra i maggiori oppositori del regime autocratico dell’attuale presidente Alexander Lukashenko, Bialiatski è stato arrestato nel luglio del 2021. È tuttora in carcere senza aver subito alcun processo. Nel 2011 era stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere per evasione fiscale, sentenza giudicata “politica” dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani.
Memorial, spiega l’Afp nel suo profilo dell’organizzazione, è la coscienza della Russia bandita da Putin. È stata messa fuori legge dal regime russo alla fine dello scorso anno. Formatosi negli anni Novanta per preservare la memoria delle vittime della repressione del comunismo sovietico, si è subito distinta per le campagne contro l’uso brutale della forza e della repressione nelle guerre russe in Cecenia. Il regime di Putin e i giudici compiacenti hanno definito Memorial “agente degli stranieri” e “fiancheggiatrice dei terroristi”.
Il Centro per le libertà civili ucraino venne invece fondato nel 2007 per promuovere i diritti umani e la democrazia nel paese durante un periodo di disordine e rivolte. Il Centro, spiega Berit Reiss-Andresen presidentessa del comitato del Nobel, ha lavorato duramente per rafforzare la società civile ucraina e per rendere l’Ucraina una vera democrazia e trasformarla in uno stato governato dalla legge. Dopo l’invasione russa del 24 febbraio il gruppo si è impegnato anche nel documentare i crimini di guerra russi contro i civili ucraini.
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