Quando si parla di partecipazione sociale e civile democratica e di gruppo di lettura è forse opportuno precisare che non ci si riferisce a qualche attività di addomesticamento della lettura.
Per esempio, non si intende in nessun modo che per garantire la partecipazione sociale democratica vadano letti certi libri e non altri. O che i libri scelti debbano essere letti in un certo modo al fine di creare certe discussioni e non altre.
No, niente di tutto questo.
La partecipazione democratica che offre il gruppo di lettura è il risultato di pratiche negoziate e prodotte dentro il gruppo dall’interazione linguistica (la discussione/conversazione dialogica) fra le persone: le lettrici e i lettori (compreso chi coordina il gruppo).
Sono pratiche – scusate se insisto – fondate sul riconoscimento reciproco, sul rispetto e sulla considerazione di autorevolezza attribuita ai partecipanti in quanto portatori di idee, racconti, suggestioni ed emozioni in una qualche forma collegata alla lettura del libro scelto.
Insomma, è la prassi democratica del discorrere dialogico del libro a generare la partecipazione.
Questo ovviamente non esclude che ci siano casi di gruppi i cui lettori e/o coordinatori facciano a monte scelte di libri e di modalità di discussione orientati in qualche direzione, il che può comportare addomesticamenti della lettura. Ma sono poi le pratiche del gruppo che potrebbero far saltare il disegno invece di accettarlo e condividerlo. Ed è anche su questa linea di confronto che si gioca l’effettiva qualità e apertura dialogica.
[Immagine: John Brack, Portrait of Fred Williams, 1980, Wikiart]
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