Perché i gruppi di lettura dovrebbero fare un po’ di “lettura ravvicinata”

AIUTA A LIBERARCI DAI BRUTTI LIBRI E DAI GIUDIZI SUPERFICIALI. E DALL’IDEA CHE CONTI SOLO LEGGERE: INVECE CONTA ANCHE COME LEGGIAMO

The Blimp, Carel Willink · 1933
The Blimp, Carel Willink · 1933

La “lettura ravvicinata” (traduzione un po’ forzata di “close reading” e inteso qui in modo un po’ generico e non maniacale, ovviamente) può aiutare molto la lettura dentro i Gdl.

In almeno tre modi diversi.

  • Il primo: concentra l’attenzione sulla scrittura dell’autore, che viene messa davvero al centro della lettura, contro le derive, diciamo così, soggettiviste.
  • Il secondo: familiarizza il gruppo a discorsi pertinenti, per evitare il “vale tutto” quando si parla del libro.
  • Il terzo: avvicina tra loro i lettori; permette di andare al cuore delle pagine, dei racconti e dei romanzi, agevolando la riflessione sui personaggi, le situazioni, le sfumature morali. Aumenta dunque la partecipazione emotiva.

Il close reading mette da parte la lettura pigra e superficiale. E, dentro il Gdl, i giudizi superficiali.

Perché in fondo, a parte le numerose definizioni tecniche di “close reading” che si sono accumulate in decenni, quel che ci interessa qui è la lettura attenta, molto attenta e necessariamente lenta e probabilmente ripetuta.

Fra le giustificazioni della diffidenza di lettura analitica e ravvicinata viene a volte detto che la lettura così attenta finirebbe con il cancellarne il piacere. Oppure che ingabbierebbe lettura e interpretazioni del romanzo o del racconto in griglie teoriche e ideologiche simili a quelle evocate dal “decostruzionismo” o dalle letture politiche che hanno in passato “orientato” interpretazioni e distorsioni.

PAROLA PER PAROLA

Invece, la lettura attenta, lenta e ravvicinata che traduce questa interpretazione del “close reading” è esattamente l’opposto di una gabbia.

Restituisce completamente lo scritto dell’autore al lettore e permette a quest’ultimo di apprezzarlo, con attenzione, “parola per parola”.

Perché è proprio questo che si intende: leggere – per parafrasare Francine Prose e il titolo del suo libro, Reading Like a Writercome leggerebbe uno scrittore che vuole imparare da scrittori molto molto bravi.

Prendendo a prestito sempre il libro di Francine Prose (in italiano: Leggere da scrittore, Audino, 2014), possiamo articolare l’esperimento di una “lettura ravvicinata” di un breve racconto di un grande scrittore, prestando attenzione a tutti o ad alcune di questi fatti:

1) l’uso delle singole parole;

2) la costruzione e la lunghezza delle frasi;

3) il ritmo dato dai paragrafi. Cosa sta dentro un paragrafo e cosa entra invece nel successivo, gli effetti di queste scelte sulla lettura, sull’effetto del racconto;

4) chi narra la storia? Che voce usa? Che cosa sa veramente? E perché lo sa? Quanto ci dice di quello che sa?

5) I personaggi come vengono presentati: quali e quante sfumature di carattere, personalità, morali, quali ambivalenze, ambiguità afferriamo, intuiamo, sospettiamo? Cosa usa l’autore per metterceli davanti, delinearne il profilo: i pensieri, le azioni, i sentimenti, i gesti, le parole? o Tutto insieme?

6) I dialoghi. Prose, per esempio, sostiene che un grande dialogo in un racconto o romanzo non deve mai limitarsi a essere uno strumento per trasmetterci solo informazioni per far avanzare la trama. Deve – come molti dei dialoghi nel mondo reale – avere più di un’intenzione, scopo. Quindi avremo il testo e alcuni sottotesti che riveleranno – se letti con attenzione – ambizioni, obiettivi, desideri dei parlanti, non espressi esplicitamente.

7) I dettagli. Come sono usati per dare quell’illusione di vero che ha la migliore scrittura narrativa? Quel dettaglio che, inconsapevolmente il più delle volte, ci porta dentro la storia sospendendo ogni scettica incredulità?

8) Gesti. Prose intende con gesture “piccole azioni fisiche, spesso inconsce o semi-riflessive, quel linguaggio del corpo che ci caratterizza ma al quale il più delle volte non pensiamo. Ecco, dice, la cattiva narrativa rende questi gesti come se fossero azioni decisive, molto importanti anche quando sono familiari, scontate. Dire che il cuore ha cominciato a battere forte quando un personaggio ha saputo che hanno scoperto il cadavere che ha occultato è inutile, è ovvio, lo immaginiamo da soli. Anzi è implicito, lo diamo per avvenuto. Dice ancora Prose: se ci viene detto che un personaggio accende una sigaretta, allora è un gesto che dovrebbe significare qualcosa, non semplicemente riempire la scena.

Oltre a questi, suggeriti da Francine Prose, potremmo aggiungere e inventare altri criteri di lettura “ravvicinata”. Quel che conta però, per noi, è il risultato. Letture consapevoli, insomma.

Insomma: non intendo dire che questa idea del “close reading” dovrebbe invadere i gruppi di lettura; solo che potrebbe essere una pratica, che, ogni tanto, ci aiuta a leggere meglio e con più soddisfazioni.

Commenti

10 risposte a “Perché i gruppi di lettura dovrebbero fare un po’ di “lettura ravvicinata””

  1. Avatar cristina
    cristina

    pochi/e ne sono capaci, in genere è la storia, il plot che interessa, come è scritta o descritta non viene colto. Ed è là, invece, la letteratura ( o no)

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  2. Avatar Maria Teresa Byrne

    Non sono un critico letterario, e il tempo degli esami universitari è finito da tempo, quindi non credo che il close reading sia necessario, perché in effetti la lettura è anzitutto un piacere.

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  3. Avatar cristina
    cristina

    Non si tratta di necessità, ma di opportunità.
    E’ una maniera di approfondire che dilata il piacere e la sensibilità culturale verso la scrittura letteraria. Poi, sapendo di cosa si parla, si capisce meglio tutto.
    Ma de gustibus. Si può guardare un quadro e basta, oppure si può cercare di capire chi è il pittore, in che epoca viveva, come innovava o meno, sono potenzialità supplementari per godere delle dimensioni di un’opera d’arte. Per la letteratura è la stessa cosa. Ma ripeto, ad libitum. Ci mancherebbe la lettura è prima di tutto libertà.

    Nel mio Gdl alcuni sono soggetti alla prima lettura, alla storia, e non distinguono molto la buona dalla cattiva scrittura. Sono persone meno provvedute di strumenti, che si fermano alla crosta di superficie e non riescono ad argomentare perchè un libro piace.
    Davanti ad altri restano senza parole e senza argomenti, col loro piccolo mi piace o non mi piace.

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  4. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @Tutti
    Per evitare equivoci parto da quella che doveva essere la conclusione: durante le riunioni dei gruppi di lettura le parole d’ordine dovrebbero essere “tolleranza” e “buona educazione”; i partecipanti dovrebbero col loro atteggiamento favorire un clima che permetta a tutti di esprimersi liberamente e di palesare i propri percorsi mentali (sia al lettore, come lo definisce Cristina, “meno provveduto di strumenti”, che ha il diritto di limitarsi ad esternare il suo “Mi è piaciuto” o “Non mi è piaciuto”, sia al lettore che, per gustarsi il libro, ha percorso il testo fin nelle sue remote pieghe e ne ha accolto con voluttà i rimandi e le concatenazioni.

    Fatta la permessa di cui sopra, tento di spiegarmi in merito al concetto di “lettura ravvicinata” proposto nell’artico (per me è una dicitura nuova). Se per “lettura ravvicinata” si intende la lettura consapevole e attenta, non ho dubbi che, comunque la si voglia definire, serva ad approfondire le nostre conoscenze letterarie, ma, cosa ben più importate sotto il profilo emotivo, anche ad implementare le nostre emozioni e a gustare di più quello che stiamo leggendo. Che dire però della “lettura ravvicinata” imposta durante le sedute del Gdl con un’analisi del testo così serrata come quella riassunta nell’elenco numerato dell’articolo? Non rischierebbe di trasformarsi in un fine, anzi nell’obiettivo ultimo dell’incontro, magari favorendo qualche spiacevole esibizionismo? Non c’è il rischio di appesantire le riunioni trasformandole in una lezione? In pratica: sì alla “lettura ravvicinata” quando serve a conoscere meglio noi stessi e a fare deflagrare i nostri sentimenti, no se, portata alle estreme conseguenze, diventa un esercizio sterile a danno dell’esternazione delle sensazioni che il libro ci ha regalato.

    Quanto al relativismo, anch’io non sempre lo approvo, tanto meno quando si spinge a travisare il dato letterale, ma se ammettiamo che la lettura ha un impatto diverso su ognuno di noi, non possiamo pensare sia sempre facile disegnare la linea di demarcazione tra oggettività del testo (ne esiste una?) e soggettività del lettore.

    Ciao e grazie,
    Mariangela

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  5. Avatar cristina
    cristina

    sono spunti di approfondimento, solo spunti, utili per chi vuole gustare appieno un testo. poi in un Gdl secondo me è proprio il caso di avvicinarsi con maggiore consapevolezza, se no si legge da soi e bella lì…

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  6. Avatar Mariangela
    Mariangela

    Tutti @Cristina
    Cristina, da soli si legge comunque visto che, prima della riunione del gruppo, noi tutti ci leggiamo il libro scelto per conto nostro: l’incontro della comunità di lettori viene dopo il momento di lettura solitaria.

    Non sono certo contraria agli approfondimenti, può avvenire che un partecipante comunichi agli altri quella che ritiene una caratteristica linguistica del romanzo, che un altro evidenzi una scelta sintattica dell’autore, che qualcuno lamenti una cattiva traduzione, capita che durante la discussione si scambino osservazioni di questo tipo, questo sì, e ci sta, ma non sono sicura che una disamina così capillare, e anche un po’ rigida, per la verità, come quella proposta nell’articolo sappia andare oltre all’esercizio pseudo grammaticale e che permetta di comprendere quello che è stato del libro dopo che lo abbiamo fatto nostro, che ci faccia capire come ci ha cambiati e come ha mutato la nostra visione del mondo.

    A mio parere è corretto lasciare che ogni partecipante – fatte salve, si intende, le fondamentali regole di rispetto e convivenza – si relazioni col libro e con gli altri nel modo più libero possibile.

    Ciao,
    Mariangela

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  7. Avatar maddi
    maddi

    Quella magia unica, l’empatia, il filo che lega tutti noi allo scrittore e al suo scritto, i volti e i luoghi che costruiamo insieme a lui, cosa mi frega di fare un’analisi approfondita del testo. Esattamente come se mi dicessero di analizzare una meravigliosa scopata… Ovviamente col libro giusto…

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  8. Avatar Perché i Gruppi di lettura devono essere ambiziosi – GRUPPO/I DI LETTURA

    […] Quindi, si può provare qualche forma di lettura ravvicinata: che può assumere forme diverse, che comportino più attenzione, più precisione: per esempio […]

    "Mi piace"

  9. Avatar Gruppi di lettura: come crearne e uno e farlo vivere felice – GRUPPO/I DI LETTURA

    […] Perché i Gruppi di lettura devono essere ambiziosi – GRUPPO/I DI LETTURA su Perché i gruppi di lettura dovrebbero fare un po’ di “lettura ravvicinata” […]

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  10. Avatar Gruppo di lettura, i lettori che non hanno letto il libro – GRUPPO/I DI LETTURA

    […] ancora più scivoloso: quella forma di non lettura che è la lettura superficiale. Che, anzi, per la salute e la felicità del gruppo di lettura è ancora più insidiosa. Perché si […]

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