Fa un grande piacere leggere sul domenicale del Sole 24 Ore (29 luglio 2012) che Gianni Celati sta lavorando a una nuova traduzione dell’Ulisse di James Joyce. Sarà pubblicata da Einaudi nel 2013.
Bello anche che lo scrittore/traduttore proporrà sull’inserto del quotidiano alcuni capitoli della sua traduzione in progress, accompagnata da appunti sulle difficoltà e le caratteristiche dei vari brani tradotti.
Fra le note di Celati nell’articolo di presentazione, domenica scorsa, mi hanno colpito soprattutto due concetti: la musicalità della scrittura di Joyce e la necessità – per apprezzare il romanzo – di accettare quello che Celati definisce “il disordine delle parole”.
[…] non è importante capire tutto: è più importante sentire una sonorità musicale che diventa più riconoscibile proprio quando ci sembra di piombare in un flusso disordinato di parole. L’Ulisse è un libro in cui la musicalità è l’aspetto decisivo per tutti i rilanci, deviazioni, srprese, iterazioni monologanti. È un libro scritto da qualcuno che doveva diventare un tenore, e aveva ciò che i musicisti chiamano “l’orecchio assoluto”; e infine un autore che ha saputo ritrasmettere sulla pagina questa speciale forma di percezione che è la musica, al di là del senso oggettivo e assertivo delle parole.
Accettare il disordine, concetto davvero liberatorio.
Disordine che si esprime nel rapporto di Bloom, ci ricorda sempre Celati, con il suo “dentro” e l’esterno. Il flusso di coscienza che impone al lettore di dover seguire due prospettive di pensiero, una pratica e una divagante e sognante (interiore, appunto).
Così il lettore rimane sempre in bilico tra le frasi che descrivono il mondo esterno e quelle che sono emergenze dei nostri pensieri intimi.
Ed è un liberatorio disordine della vita, rispetto alle regole sociali, perché le percezioni esterne e quelle interne si mescolano, concedendo all’individuo moderno molti momenti d’un pensiero non condizionato. Però questo è anche il punto di difficoltà, nel mantenere fluido il fraseggio.
Con quella di Gianni Celati per Einaudi, saranno così tre le diverse traduzioni dell’Ulisse in italiano: quella “classica” di Giulio de Angelis per Mondadori; quella recentissima di Enrico Terrinoni e Carlo Bigazzi per Newton Compton.
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