Per Bloomsday, 16 giugno (se ci pensate è il Bloomsday n. 91 anche se, giocando un poco, potremmo dire che i Bloomsday sono davvero iniziati nel 1904), nell’anno che ho dedicato finalmente alla lettura del grande libro del Novecento, l’Ulisse, direi di puntare sull’episodio n. 10, quello delle rocce erranti: “Le simplegadi” – Le Strade.
Un capitolo cerniera, secondo i critici, fra la prima parte e la seconda del romanzo.
Un episodio articolato in 18 parti (interludi) e un epilogo riassuntivo. Soprattutto, un episodio “spaziale”, un episodio che esplicita e accentua la visione dello spazio del romanzo, quindi della città, la “grande” Dublino. In questo senso, episodio perfetto per il Bloomsday. Anche perché, un po’ come tutti gli episodi del romanzo, ciascun “blocchetto” di questo potrebbe anche essere letto senza rispettare l’ordine in cui ce lo propone Joyce: in questo senso rappresentando davvero una specie di sintesi del romanzo.
Come nota Enrico Terrinoni: si tratta di una vera “esplosione della narrazione teleologica” che “risponde all’esigenza di rendere un senso di casualità della vita, o se vogliamo, un’impressione di caoticità”. Anche se, “una logica soggiacente e sotterranea esiste”, ed è compito “di chi legge rintracciarne i percorsi”.
Un episiodio ricco di personaggi, caratteri secondari, periferici, sui quali però l’attenzione, anche di Joyce, avrebbe potuto anche soffermarsi a lungo, se solo non dovessimo proseguire nelle nostre divagazioni. Come succede quando si passeggia, quando ci si muove per la città.
Sì, un po’ come vagare per la città di Leopold Bloom e Stephen Dedalus; ma vedendola da più punti di vista contemporaneamente. Tanto è vero che alcune delle singole sezioni dell’episodio descrivono lo stesso momento (il marinaio con una gamba sola…).
Tanto è vero che, come ha ricordato recentemente Declan Kiberd (Ulysses and Us), Joyce usa nella sua composizione una tecnica che ricorda da vicino quella della pittura cubista: perché per i Joyce i modi in cui si guarda il mondo sono importanti almeno quanto le cose guardate.
Insomma, un episodio chè è sia una specie di mappa del romanzo, come hanno osservato alcuni critici, ma che è anche una mappa di Dublino.
Come nota Giulio de Angelis nella sua guida alla lettura di Ulisse:
Il corteo del viceré (l’odiato oppressore inglese, il potere civile), che attraversa le strade della città, e l apasseggiata del gesuita Conmee (la Chiesa cattolica, il potere spirituale) forniscono al lettore due semplici coordinate che gli permettono di esplorare senza smarrirsi il labirinto delle vie affollate di Dublino nelle prime ore del pomeriggio. Dalle 3 alle 4, la maggior parte dei personaggi che già conosciamo sono in giro per la città, qualcuno intento a un qualche suo affare, altri senza scopo preciso.
Giulio de Angelis ci dice anche che questo è una “capitolo-oggetto da guardare oltre che da leggere”. Insomma perfetto per oggi.
Insomma, buon Bloomsday a tutti.
Ps
Oggi A Genova, nel centro storico, si svolge una lettura dell’Ulisse.
Questa è invece la mappa di Dublino con i luoghi di Joyce, preparata dalla redazione di Bol.it (che ringraziamo per il prestito)
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