Ancora una puntata del reportage di X. da Mantova 2011
di Xochitl2| Di solito seguo eventi di scrittori che conosco, anzi spesso dispiaciuta, perchè almeno due si sovrappongono ed io sono costretta a scartarne uno.
Il primo evento di quest’anno, il primo giorno del festival, invece, è stato scelto più per curiosità che non per un motivato interesse. Anzi vi dirò che nella mia ignoranza ho confuso Bjorn Larsson con il più famoso Stieg Larsson, dimenticando che quest’ultimo è morto nel 2004. Così quasi involontariamente ho conosciuto uno scrittore, che si è poi rivelato simpaticissimo, uno svedese classe 53, che, intervistato da Luca Crovi, si esprimeva in perfetto italiano: lingua che ha imparato attraverso la radio, magari con trasmissioni come “Uomini e camion”.
Imparare l’italiano è stato per lui necessario, per colloquiare direttamente con i suoi lettori italiani, che ha riconosciuto essere i suoi migliori lettori. E soprattutto le donne, che di solito non amano i libri di avventura. E questo si è percepito anche attraverso il pubblico in sala. Una giovane libraia, per esempio, ha dichiarato di avere trovato in La vera storia di del pirata Long John Silver il libro della sua vita.
Il romanzo narra la storia immaginaria del pirata Long John Silver, uno dei personaggi del romanzo L’isola del tesoro di Stevenson, raccontata in prima persona dallo stesso Silver in un manoscritto nei suoi ultimi giorni di vita. Quasi un romanzo storico, poiché, nonostante molti dei personaggi non siano mai esistiti, è presente una particolareggiata ricostruzione storica dell’epoca e in particolare della vita dei marinai, dei pirati e degli schiavi neri. Soprattutto è una riflessione sulla vita, sulla morte e sulla libertà.
Bjorn Larson ha iniziato la sua attività di scrittore nel 1980 con una raccolta di racconti, ma è dal 1992 che si fa conoscere dal grande pubblico con il primo best seller Il cerchio celtico: un thriller marinaro ambientato negli anni Novanta, che ci porta al Nord, in epiche traversate di mari in tempesta, dalla Danimarca alla Scozia, tra venti scatenati sulle tracce del misterioso Cerchio Celtico, quell’organizzazione segreta che in Irlanda, Scozia, Paesi Baschi e Bretagna persegue con ogni mezzo il sogno di liberazione del popolo celtico
Numerose sono le opere in cui racconta il mare, sua grande passione. E’ sulla barca “La rustica” che scrive a mano la prima bozza dei suoi romanzi, che poi elabora, riscrive e perfeziona a terra con il computer. Molto il tempo trascorso in mare, che per Bjorn è la massima espressione della libertà. Ha persino navigato senza avere casa a terra per sei anni. Ed ora si dispiace che il grande amore della sua vita, la figlia, ami i cavalli piuttosto che il mare.
La saggezza del mare è un romanzo a metà tra il trattato marinaresco e la narrativa pura. Appunti di viaggio, riflessioni, raccolte e riordinate, fatte negli anni vissuti in barca a muoversi tra un porto all’altro dei mari del nord. “Gli anni – passati con la sua compagna sul Rustica- non li scambieremmo per nulla al mondo. Abbiamo provato una calma e una concentrazione sui valori essenziali che è difficile ottenere a terra”.
Con L’occhio del male, un thriller politico, uscito in Svezia e in Francia prima dell’11 settembre, ha come anticipato questo tragico evento, raccontando di un attentato a Parigi. Scritto nel 1999, anticipa con sorprendente lucidità i drammatici eventi recenti, dal terrorismo di radice islamica all’avanzata di una destra estremista e xenofoba, indagandone i meccanismi.
Bjorn dichiara di essersi formato attraverso i libri di Stevenson, Dumas, Verne più che attraverso Melville o Conrad, autori che parlano del mare, ma in modo più tragico, quasi come un’ossessione, soffocando quel senso di libertà che per lui è fondamentale.
A rivelare la sua profonda umanità è la dichiarazione che, oggi, il libro che ama rileggere spesso e che più gli dà il senso della vita è Se questo è un uomo di Primo Levi
Nella conversazione con Luca Crovi si fa molto riferimento al suo ultimo romanzo I poeti morti non scrivono gialli. E’ la sua prima esperienza come giallista, lui che svedese viene da una Svezia che privilegia il gialli.
Nelle classifiche dei libri nove su dieci sono gialli, una lunga tradizione in Svezia, 30 milioni di copie vendute. Ma la Svezia di Stieg Larsson e di Henning Mankell non è uno specchio fedele della società svedese contemporanea. Nei gialli il problema che si pone all’inizio trova una soluzione alla fine. Nella vita va diversamente. Questa massa di gialli cambia l’immagine della società. Ma la vita non è solo criminalità… ecco mi spaventa che tutti leggano le stesse cose
E per distinguersi, per marcare il proprio territorio, sceglie di tornare agli albori del genere giallo, confezionandone uno da manuale.
Qualcosa sulla trama: un famoso poeta ha accettato a malincuore di scrivere un romanzo giallo. Come ogni best seller, costruito a tavolino, è stato venduto a scatola chiusa ai maggiori editori stranieri. Ma, alla vigilia della consegna del romanzo, il poeta è trovato dal suo editor morto impiccato nel peschereccio in cui viveva. Per quale motivo è stato ucciso? Forse a causa del romanzo che stava scrivendo. Ma le morti non si fermano qui.
Larsson ha scelto il poeta, perchè dice che nei gialli svedesi il poeta come categoria mancava. E così il romanzo contiene poesie, che sono state scritte da un amico di Byorn. Altre poesie meno belle sono quelle che tenta di scrivere l’ispettore, perchè anche lui ama la poesia. Per questo questo più che un giallo è un falso giallo. Il suo ispettore non è il solito ispettore che beve ed ha problemi con figli e moglie. Anzi è felice, non è carrierista ed è un aspirante poeta. Bjorn non dà troppo spazio alla suspence, che è tipica del genere giallo.
Quando scrive e per lui la scrittura è una malattia cronica, non costruisce scalette da seguire.
Questo primo evento è stato un felice incontro con un autore che mi ha stuipito per la simpatia, l’umorismo, l’ironia, l’umanità, la sua attenzione per il lettore.
L’incontro di mercoledì 7 settembre, inziato alle 16.15, è terminato alle 17.15 con ampio intervento del pubblico; alle 18.30, quando sono rientrata al Seminario Diocesano per un successivo evento, Bjorn stava ancora autografando i suoi libri. senza fretta scriveva, conversava amabilmente con i suoi lettori.
Pur non amando il genere giallo, quasi certamente incuriosita leggerò quest’ultimo romanzo e magari Bisogno di libertà, pubblicato nel 2007, in cui Larsson decide di esplorare se stesso in un’autobiografia lucida e senza retorica, senza voler essere un modello per nessuno. Quella libertà che lui, abituato ad essere sempre in viaggio, cambiando amicizie e paesaggi, mutando stile di vita prima che potesse subentrare l’abitudine, ha sempre rincorso. Quel filo rosso che ripercorre tutte le stagioni della sua vita, quella sensazione di poter modificare la propria esistenza giorno dopo giorno. Un libro ancora che parla di mare, di libertà, soprattutto, e di amore, degli straordinari legami che l’autore ha vissuto nel corso della sua esistenza.
Da dieci anni vive in un piccolo villaggio di pescatori, in Danimarca, ha una compagna, una figlia Cathrine di dodici anni e un posto come insegnante all’università di Lund; dopo quarant’anni trascorsi senza fissa dimora, ha deciso di gestire le limitazioni che possono dare una casa e una storia d’amore in modo positivo.
I libri di Bjorn Larsson sono tutti pubblicati in Italia da Iperborea, la casa editrice che pubblica libri dell’area nord europea: oltre ai paesi scandinavi (Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia), narrativa dell’area nederlandese, estone, islandese.
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