Yaku, La visione dell’acqua. Un viaggio dalla cosmogonia andina all’Italia dei beni comuni. Nova Delphi, maggio 2011, pag 170, euro 16,00
Di solito intervengo in questo blog con libri che ho letto, ma in questo caso voglio parlavi di un libro, pubblicato il 28 maggio, che non ho ancora trovato in libreria, ma di cui hanno parlato alcuni quotidiani in relazione al referendum sull’acqua.
Yaku è un’associazione italiana di volontariato che promuove la cultura dell’acqua come diritto inalienabile e come bene comune. Fa parte del coordinamento internazionale dei movimenti per l’acqua e in particolare collabora con movimenti dell’area andina dell’America latina.
Yaku in lingua amerinda quechua significa acqua.
Il titolo del libro è La visione dell’acqua. Un viaggio dalla cosmogonia andina all’Italia dei beni comuni ed è pubblicato da Nova Delphi nella collana Viento del sur, libro corale , appunto a cura dell’associazione Yaku.
Questo libro rintraccia il filo che unisce diversi percorsi e mobilitazioni in difesa dell’acqua, legando esperienze apparentemente così distanti tra loro e dimostrando che è possibile un discorso comune, una visione dell’acqua e del rapporto uomo-natura in grado di costruire nuovi legami socialì
Il Manifesto e Il Fatto quotidiano e forse altri giornali hanno pubblicato di questo libro la prefazione, che è stata scritta dal mio… amatissimo Eduardo Galeano.
Lo scrittore uruguaiano ci racconta come nell’America del sud ci si è battuti per difendere l’acqua, anche quella piovana in Colombia, dalle privatizzazioni da parte delle multinazionali. In Bolivia nel 2000 le manifestazioni a difesa dell’acqua pubblica hanno portato persino alla cacciata di chi deteneva il potere al servizio del capitale internazionale e nella costituzione si è scritto: “L’acqua è una risorsa naturale essenziale per la vita. L’accesso all’acqua potabile e a condizione di salubrità costituiscono diritti umani fondamentali”
L’acqua deve dunque essere un bene comune a tutti gli uomini o deve essere considerata un bene che va gestito secondo il modello del mercato con il pretesto di garantirne più qualità e più efficienza ?
L’acqua, come elemento vitale che regola tutti i meccanismi che hanno a che fare con la vita., è riconosciuto dalla Carta Europea dell’Acqua (Strasburgo 1968) e dal Parlamento europeo che nel 2006 ha dichiarato “l’acqua come un bene comune all’umanità” e chiesto che siano esplicati tutti gli sforzi necessari a garantire all’accesso all’acqua alle popolazioni più povere entro il 2015.
Sempre il Parlamento europeo nel 2004 già affermava che “essendo l’acqua un bene comune dell’umanità, la gestione delle risorse idriche non deve essere assoggettata alle norme del mercato interno”.
Speriamo-dice Galeano per il referendum- che vinca il senso comune, quello che “ci insegna che l’acqua è di chi ha sete. Quando lo neghiamo, stiamo tradendo la più antica memoria dell’umanità”.
De agua somos.
¿Cómo podríamos vendernos?
El agua, sagrada, quiere ser de todos.
¿Cómo podríamos traicionarla?
La causa de los compañeros de Italia
es la causa de todos.
Yo los abrazo
[Di acqua, siamo/ Come potremmo vendere noi stessi?/ l’acqua, sacra, desidera essere di tutti/ Come potremmo tradirla?/La causa dei compagni italiani è la causa di tutti/ Io, li abbraccio.]
Io andrò certamente a votare e voterò convinta quattro sì!
Yaku, La visione dell’acqua. Un viaggio dalla cosmogonia andina all’Italia dei beni comuni. Nova Delphi, maggio 2011, pag 170, euro 16,00
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