
Probabilmente *Libertà* di Jonathan Franzen, ed. Einaudi, è il libro di cui si è più parlato in questi ultimi mesi; dopo il successo de *Le correzioni*, del resto, non era difficile crederlo.
*Le correzioni* mi è piaciuto molto, gli altri libri abbastanza, e quindi è stato con grande attesa che ho aspettato la pubblicazione in Italia. Il giorno in cui l’ho iniziato, sul Sole24Ore della domenica un articolo di Tim Parks lo stroncava _un buon libro, ma non un capolavoro_, così come le recensioni di tanti altri critici _vedi sempre su IlSole24Ore *I due partiti su Franzen. «Freedom» divide i lettori tra scettici ed entusiasti. Ecco le loro ragioni* di Francesco Pacifico.
Lascio però ai veri critici questa disputa, e mi limito a dire che a me è piaciuto molto anche *Libertà*, anzi, moltissimo. Oltre 600 pagine, che però, purtroppo, sono volate via troppo velocemente. Non so poi se fra qualche anno mi ricorderò ancora di questo libro, o mi avrà lasciato delle sensazioni talmente forti da rimanere nonostante l’accumulo nel frattempo di altre decine di libri, fattore che per me determina un vero capolavoro.
Nel frattempo, ho seguito con ansia, gioia, tristezza, a volte con un sorriso, le vicende di Walter, Patty e Richard, e di Joey, Connie, Jessica, Lalitha. Mi sono esaltata quando Richard e Walter sono andati al concerto di Bright Eyes _uno dei miei cantanti preferiti_, episodio descritto nei minimi dettagli a occupare ben quattro pagine, terminando con una delle frasi migliori del libro: “[riferito a Lifted – il nome dell’album di BE]. E’ come la religione senza le stronzate dei dogmi religiosi”. In effetti, mi sono un po’ scocciata in alcuni punti, quando i riferimenti culturali, a prodotti, episodi, sono risultati di difficile comprensione per una persona non americana. D’accordo, di sicuro sono un’americanofila, e questo è stato determinante… Però, se potessi, mi rimetterei a leggere da capo *Libertà* anche ora.
– Ma questo succede perché la gente è libera, – disse Joey. – La libertà non è proprio questo? Il diritto di pensare quello che si vuole? Cioè, lo ammetto, certe volte è una rottura di palle.
Alcuni fra i commensali ridacchiarono.
– Già, proprio così, – disse il padre di Jenna. – La libertà è una rottura di palle. E proprio per questo è indispensabile cogliere l’occasione che ci si presenta quest’autunno. Per indurre una nazione di gente libera ad abbandonare idee sbagliate e appoggiarne di migliori, con ogni mezzo necessario.
*giuliaduepuntozero
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