Da un po’ di tempo ho chiuso il mio profilo su Anobii e ne ho aperto uno su Goodreads.
Mi piace tenere traccia su internet dei libri che leggo, mi aiuta a ricordare e a comporre uno storico della mia vita, perché sono sicura che le letture influiscano sul periodo vissuto.
Credo che un social network dedicato ai libri sia sempre una bella cosa, ma Anobii non mi soddisfa, malgrado l’abbia usato per molti anni.
A fasi alterne soffre di lentezze e per quelle che sono le mie necessità, c’è “troppa roba”: interfaccia non sempre immediata, tante opzioni spesso nascoste o macchinose.
Anche Goodreads ne ha molte, ma è talmente pulito che lo si può usare piacevolmente anche ignorandone la gran parte, senza darti un’idea di confusione generale. Ed è velocissimo!

Il sito non è interamente tradotto, ma le voci principali lo sono e l’archivio di libri in italiano è ampio e in crescita: finora non mi è mai capitato di non trovare un volume inserendo l’ISBN.
Mentre Anobii mi sembra sempre più un fenomeno ormai legato all’Italia e all’oriente, Goodreads è in florido sviluppo (e uso) su scala internazionale.
Come spiegavo, principalmente lo uso per segnare al volo i libri che leggo: non perdo molto tempo nel sistemare la libreria, ho pochi contatti e non partecipo quasi mai ai gruppi di discussione interni. Però se aggiungo un libro, posso vedere se qualche mio amico lo ha già letto e che giudizio ne ha dato.
Già dalla home page si può fare tutto: c’è un box per l’inserimento veloce del titolo o dell’ISBN e nel casi si avesse un libro in lettura, si può aggiungere uno “status”, ovvero scrivere un breve commento aggiungendo anche la pagina alla quale si è arrivati. Si trovano poi tutti gli aggiornamenti dei nostri contatti e dei gruppi.
Come diceva bene in passato il nostro Luigi, Anobii sembra un po’ una raccolta narcisistica. Goodreads non impronta il profilo nell’esposizione della libreria, ma nelle attività, che mi sembra un approccio sostanzialmente differente.
Di fatto, il solo elenco di libri contenuti in una libreria a me dice poco sulla persona che ho di fronte.
Mi è più utile leggere direttamente i suoi commenti o le sue citazioni preferite.
Lo sto apprezzando perché non mi distrae da informazioni accessorie: in tutta sincerità, non mi interessa che il sito mi proponga un calcolo di affinità tra gli iscritti o che mi dica quanti dei miei amici sono in possesso del mio stesso libro. Non voglio sapere in quali gruppi compare un certo volume, perché si tratta di informazioni decontestualizzate, troppo statistiche.
Ovviamente questa è un’esperienza personale più che una recensione sulle potenzialità di Goodreads: il bello è proprio che lo si può utilizzare come si vuole. Magari un giorno mi innamorerò del lato più sociale, partecipando ai gruppi tematici. Chissà.
Per ora mi serve solo uno strumento semplice ma efficace, da usare soprattutto per me stessa.
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