Ci voleva un film come “Agora” di Amenabar perchè si parlasse di Ipazia, una donna matematica, astronoma, filosofa, musicologa, a capo della scuola neoplatonica di Alessandria d’Egitto, a cui si deve l’invenzione o il perfezionamento di strumenti come l’astrolabio, il planetario e l’idroscopio.
E per di più anticipatrice di Galileo per il metodo sperimentale e di Keplero per l’intuizione della ellitticità delle orbite dei pianeti. Dei suoi scritti purtroppo non è rimasto nulla, solo le lettere del vescovo di Tolemaide Sinesio, che seguiva le sue lezioni e che la consultava a proposito dell’astrolabio e dell’idroscopio. In realtà anche in passato Ipazia era conosciuta, ma non so in quale misura , da illuministi come Voltaire e Diderot; persino Leopardi ne parla nell’opera giovanile, La storia dell’astronomia e poi ancora poeti come Shelley o Kavafis e altri.
Il nome di Ipazia compare anche tra “Le città invisibili” di Calvino. E ancora la figura femminile presente, a inizio 500, nel dipinto di Raffaello “la scuola di Atene”, pare sia Ipazia. Mario Luzi le ha dedicato un poemetto drammatico”Il libro di Ipazia” (1978)
e lì la finirono.
Lì agonizzò sul pavimento del tempio.
le stracciarono le vesti e le carni, la spinsero nella chiesa di Cristo,
Ebbene, parlava nell’agorà a molta gente.
E poi fecero a brani quelle membra
Parlava di Dio presente e l’ascoltavano in silenzio, con stupore, seguaci e avversari.Ma irruppe un’orda fanatica, mani e mani le s’avventarono contro le stracciarono le vesti e le carni, la spinsero nella chiesa di Cristo, e lì la finirono.
Lì agonizzò sul pavimento del tempio. E poi fecero a brani quelle membra
Questi versi di Luzi descrivono la tragica morte di Ipazia fatta a pezzi, cavati gli occhi, e poi bruciata, su ordine del vescovo Cirillo, che oggi compare tra i santi da onorare. Questa la sorte della prima donna scienziata della storia, che preferì, come donna, all’essere sposa e madre, rimanere vergine e “sposa della verità”.
Attendevo il film di Amenabar “Agora”, presentato a Cannes nel 2009 e già programmato in varie parti del mondo, ma non in Italia, dove sembrava non sarebbe mai arrivato. Invece è possibile vederlo ora dal 23 aprile 2010, dopo che molti intellettuali, tra cui Odifreddi e la Hack, si sono impegnati a raccogliere firme per il superamento di quella che sembrava una vera censura.
Ipazia ( 370-415), allieva e collaboratrice dello scienziato Teone , suo padre,vive ad Alessandria d’Egitto, quando con l’editto di Teodosio il cristianesimo diviene religione di stato e da religione perseguitata, almeno fino al precedente editto di Costantino, diventa violenta persecutrice di pagani ed ebrei.
Il film mostra molto bene che il fondamentalismo religioso non è un’invenzione del XXI secolo che riguarda in particolare i musulmani., ma già nel IV secolo la mancanza di tolleranza ha fatto sì che anche il cristianesimo si sia macchiato di efferati delitti In questo quadro si inserisce Ipazia, non solo non cristiana, ma anche donna, forse più considerata strega che scienziata. e per questo barbaramente uccisa a 45 anni.
Come si poteva tollerare una donna di scienza,versione femminile di Giordano Bruno, proprio nei tempi in cui anche S.Agostino scriveva:la donna” è un animale né saldo né costante: è maligno e mira a umiliare il marito, è piena di cattiveria e principio di ogni lite e guerra, via e cammino di tutte le impurità“.
Il film ha come protagonista Ipazia, ma penso che il titolo Agora voglia in fondo farci capire che Amenabar, al di là di un punto di vista femminista di rivalutazione della donna scienziata, abbia voluto porre l’accento proprio sul fondamentalismo religioso e sulla violenza immotivata che ha sempre scatenato in ogni tempo, anche se il cristianesimo dovrebbe essere la religione dell’amore, della fratellanza.
Ipazia nel film è tutt’uno con la biblioteca di Alessandria, che con i suoi 500000 volumi, come Ipazia è stata bruciata, proprio allora quando la furia iconoclasta dei parabolani, monaci cristiani, distrusse splendidi templi pagani, sinagoghe e soprattutto la biblioteca, in cui era raccolto tutto il sapere di ben sette secoli. Mi sembra efficace, a questo proposito, il titolo di un recente articolo della Stampa” Quando i Talebani erano cristiani“.
Il film non risparmia certamente le scene di violenza. Di Amenabar amo molto un fim come “Mare dentro”, che scava nell’interiorità in un tema difficile come l’eutanasia, un po’ meno film costosissimi come Agora, che, come temevo, già prima di vederlo, ha un po’ troppo le caratteristiche del “peplum”, o colossal con scene di folla e violenza troppo insistite. Sono comunque grata a questo regista, per avermi sollecitata ad approfondire la conoscenza di una delle poche donne scienziato a cui è stato impedito di dare alla scienza e alla filosofia il contributo di cui erano capaci.
Nella prima e quarta pagina di un libro che sto leggendo di Adriano Petta e Antonio Colavito, Ipazia. Vita e sogni di una scienziata gli autori si pongono questa domanda “Quanto diverso sarebbe il mondo se non fossero stati messi a tacere spiriti liberi come Ipazia?
Dopo aver visto il film questo libro di facile lettura – lo proporrei anche ad un adolescente- è piacevole, perchè descrive, oltre alla protagonista, l’ambiente e il tempo in cui Ipazia è vissuta.
E quindi con ancora negli occhi le scene del film , in cui i luoghi sono ricostruiti con il computer, è bello aggirarsi nell’Alessandria del IV secolo, “con i suoi 4000 palazzi, il giardino zoologico, 4000 terme, 12000 giardini, 400 teatri e il suo grandioso il faro.
Nella prefazione Margherita Hack dice che “questa storia romanzata ma vera di Ipazia ci insegna ancora oggi quale e quanto pervicace possa essere l’odio per la ragione, il disprezzo per la scienza. E’ una lezione da non dimenticare e un libro che tutti dovrebbero leggere.”
Alejandro Amenabar, Agora.
Adriano Petta, Antonio Colavito, Ipazia. Vita e sogni di una scienziata, La Lepre edizioni, pp.339
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