Basterebbe questa frase che spicca sulla quarta di copertina tutta nera per presentare *Settanta* di Simone Sarasso, edito da Marsilio.
Avevamo già parlato di lui _e con lui_ in occasione del suo libro, *Confine di stato*, il primo della trilogia sulla storia italiana, di cui *Settanta* è il secondo capitolo, e attendiamo con ansia il terzo che chiude la storia con gli anni Ottanta e primi anni Novanta.
Se *Confine di stato* mi era piaciuto, *Settanta* mi ha definitivamente conquistata, tanto che, al momento, lo eleggo senza ombra di dubbio a miglior libro letto nel 2010.
*Confine di stato* si chiudeva con la strage di Piazza Fontana, il 12 dicembre 1969; *Settanta* si apre con il golpe Borghese dell’8 dicembre 1970. La struttura è la stessa: si parte dalla realtà e dagli avvenimenti storici, si mescolano le carte, spostano date, romanzano episodi, innestando personaggi di finzione, primo fra tutti l’Andrea Sterling dei servizi segreti, già incontrato nel primo capitolo.
Questa che avete appena finito di leggere è una storia di finzione.
Niente, in questa storia, è reale. Verosimile, forse, ma reale no. Non sono reali i personaggi, né le cose che accadono.
Molti avvenimenti ricordano la storia d’Italia. Nessuno di essi ha la benché minima credibilità storiografica. Semplicemente perché l’Italia che descrivo in Settanta non coincide del tutto con quella in cui sono cresciuto.
L’Italia di Settanta è, sotto molti aspetti, un paese fittizio.
In un certo senso, un non-luogo.
Valerio Evangelisti alcuni anni fa mise in coda al suo romanzo più bello, Noi saremo tutto, una nota bibliografica che iniziava così:Sebbene questo romanzo non abbia pretese storiografiche, il contesto della vicenda è frutto di ricerche piuttosto accurate.
Le sue parole potrebbero valere anche per questo lavoro.
Settanta è, prima di tutto, una fiction.
Non c’è la storia “pura”, qua dentro: piuttosto un’inestricabile mescolanza di storia e finzione.
E così si assiste alla nascita delle BR, strage di piazza della Loggia, dell’Italicus e di Bologna, al sequestro Moro.
Un romanzo poderoso e corale, con tante voci che si intrecciano nei vari capitoli, persone importanti e gente comune, dai politici che hanno determinato la sorte del Paese, agli uomini della scorta di Francesco Argento alias Aldo Moro, a cui Sarasso rende il dovuto omaggio.
Un po’ Ellroy, un po’ Lucarelli, un po’ Wu Ming.
Toccante, vero, forte, veramente un libro da leggere, con le sue quasi 700 pagine che scorrono, purtroppo, troppo veloci.
*giuliaduepuntozero
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