Leggere nell’era dei libri digitali, del print-on-demand e degli ebook

Tranquilli, i libri non se ne vanno

Le pareti vuote, senza gli scaffali che sapevo essere qui; quelli che un tempo chiamavo “libri” (svariate centinaia di pagine di carta, stampate con inchiostro e rilegate sulla costa e con una copertina rigida sui due fronti) sono ora solo “file” digitali compressi in un oggetto di plastica che magicamente me li può proporre, me li può fare leggere ma, altrettanto magicamente, me li può negare: perché si è rotto, perché la batteria è scarica, perche i file “si sono cancellati”, perché non ho rinnovato il pagamento del diritto di leggerli.

Alla tv un servizio in coda al telegiornale comunica che il Ceo di Google ha deciso di cancellare, distruggere, milioni di “libri” digitalizzati: quelli che una commissione aziendale ha giudicato ormai “inutili”: lo speaker distratto cita a caso qualche titolo e spiega che Google in un breve comunicato ha anche elencato quali sono stati i criteri usati nella selezione finale.

Calma, svegliati! è solo un brutto sogno, un incubo.
La realtà non è questa. I libri ci sono sui miei scaffali, ci sono nella nostra biblioteca civica, ci sono nei negozi, le librerie; Google ha ancora tutti i libri che ha digitalizzato e soprattutto i libri digitalizzati esistono anche in numerose copie stampate, in varie città del mondo.

Proviamo dunque a ragionare, senza farci prendere dall’immotivata paura di perdere il mondo dei libri che conosciamo; e magari anche senza farci trascinare in inutili scenari di utopia, nei quali il libro digitale permette a tutti l’accesso alla cultura, magari gratis.

Alcuni punti fermi, che credo dovremmo tenere sempre presenti.

–> PRIMO) Teniamo separato il concetto e l’esistenza del libro digitale (in forma di file) dal modo in cui lo leggeremo, dal formato fisico in cui lo maneggeremo e interagiremo con lui.
Come sottolinea fra gli altri Jason Epstein  sulla New York Review of Books, l’evoluzione dell’industria editoriale verso la digitalizzazione dei libri è un fatto economico inesorabile, è l’adozione di una tecnologia che cambia radicalmente l’economia del settore, le condizioni di produzione e distribuzione dei libri.
Non è importante che piaccia o meno agli editori: per restare sul mercato dovranno adeguarsi. E a noi lettori, tutto sommato, dovrebbe portare solo vantaggi.

Senza descrivere nel dettaglio questo scenario economico (l’articolo di Epstein ne affronta gli aspetti più importanti), quel che ai lettori interessa di più è il fatto che riducendo in modo sostanziale (anche se non completamente) i costi di stampa e di immagazzinamento fisico delle copie stampate e di distribuzione delle stesse, saranno molti di più di oggi i titoli disponibili in catalogo.
Si tratta di aspettare giusto il tempo di creazione e trasferimento di un file digitale.
A quel punto, il mercato (la domanda) e il lettore decideranno come quel libro potrà essere letto:

::…. a) il libro potrà essere stampato dall’editore, proprio come avviene oggi, con le macchine di stampa tradizionali, con la scelta delle tirature in base alla  previsione delle vendite; perché l’editore crede potrà diventare un bestseller o comunque vendere in modo ragionevole e per questo userà canali tradizionali di distribuzione di massa, come i supermercati o le grandi librerie, o anche le librerie di media e piccola grandezza, per libri con una capacità di vendita prolungata nel tempo (un long selling come Guerra e Pace, per fare un esempio).

::…. b) altri titoli invece verranno stampati solo quando richiesti da un lettore, con una delle stampanti di print-on-demand (POD) collocate dentro le librerie (già oggi avviene per esempio nella libreria Blackwell a Charing Cross a Londra) ma anche in altri luoghi di transito come stazioni, aereoporti, o ovunque si riesca a collocare uno di questi portenti: la macchina ha nel suo “catalogo” centinaia di migliaia di titoli (la Espresso Book Machine di Blackwell ne ha più di mezzo milione), il lettore sceglie il titolo che gli interessa, la Espresso Book Machine stamperà e confezionerà  il libro in formato paperback con tanto di copertina nel giro di pochi minuti (4 minuti per 300 pagine) a un costo di materiali per il libraio che si aggira attorno ai 3 euro/dollari. Certo, va ricordato che una Espresso Book Machine costa circa 175.000 dollari.

E’ abbastanza evidente quindi che, in questo scenario, per noi lettori le cose sembrano mettersi al meglio: possiamo arrivare a leggere (quasi) ogni libro – in formato tradizionale stampato, senza paura di esaurimento di tiratura e di fuori catalogo. Tra l’altro Google Books ha gia messo a disposizione della Espresso Book Machine anche  2 milioni di libri digitalizzati usciti dalla protezione del copyright.

La Espresso Book Machine alla Blackwell di Londra

::…. c) in alternativa il libro potrà essere letto su un reader di ebook come il Kindle di Amazon (o un altro reader di questo tipo) o su un computer, magari uno più adatto alla lettura di quelli cui siamo abituati, per esempio l’iPad di Apple.

–> SECONDO) Un reader di e-book non è un computer (per esempio, non è un iPad). Su questo punto è bene essere chiari: l’esperienza di lettura di un reader come il Kindle è molto più vicina a quella del libro rispetto a quella che si fa su un computer, anche un computer avanzato come l’iPad. Ne abbiamo gia parlato sul blog – anche recentemente, proprio in relazione all’iPad.

–> TERZO) Dobbiamo fare in modo che le copie di carta dei libri continuino a esistere, in gran numero, nelle nostre case e nelle biblioteche. L’informazione è sempre stata instabile, _ – ma quella dei file digitali ancora di più: si rovinano, si perdono; il cambio di formati nel mondo della tecnologia può rendere i vecchi file illeggibili. Le copie di carta sono una riserva irrinunciabile, riserva irrinunciabile anche se quotidianamente dovessimo trovarci a usare soprattutto libri “digitali”.

La disseminazione delle copie fisiche stampate dei libri, inoltre, rende più difficile rendere effettive eventuali scelte politiche o commerciali di eliminare opere giudicate “pericolose” o “inutili” o “superate” da qualche autorità o da qualche dirigente di aziende cui siano affidati elementi così importanti del patrimonio culturale dell’umanità.

Google books sulla Espresso Book Machine

Questo un confronto fra il Kindle e il reader di ebook della Sony

Questo, infine, un assaggio dei libri sull’iPad

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18 risposte a “Leggere nell’era dei libri digitali, del print-on-demand e degli ebook”

  1. mi attira molto questa nuova possibilità di lettura, soprattutto per non continuare a riempirmi la casa di libri, Luiginter come va la prova dell’e-book che stavi facendo? mi interesserebbe un tuo commento

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  2. Molto utile, chiaro ed interessante questo prontuario esplicativo. Grazie, luiginter, continua a precisare per i dubbiosi e resistenti questo nuovo cammino.

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  3. Ciao a tutti,
    confesso che ero un po’ preoccupato: i dati mi dicevano che il post sui libri digitali era letto ma il fatto che nessuno commentasse mi ha fatto pensare a scarso interesse per la questione fra i lettori più fedeli del blog, quelli che immettono la linfa che lo tiene vivo. Ora che Donella e Renza si sono fatte avanti son più contento. 🙂

    Sicuramente della questione dobbiamo continuare a occuparci, perché dipende anche da noi lettori, anzi soprattutto da noi, come si evolverà il mercato dei libri, i modi di interazione con i libri digitali, il fatto che si affermi il print-on-demand, il fatto che si creino o non si creino monopoli nella gestione delle tecnologie correlate alla lettura.

    Alla domanda di Donella su come va la mia esperienza con il reader di ebook, per ora dico che ho sospeso il giudizio; ho usato per qualche giorno il Sony.

    Molto interessante per alcune funzioni, per esempio quella delle note e quella per “segnare” punti del testo (qualcosa di simile a quel che facciamo abitualmente scrivendo sui margini di un libro e sottolineando le parole).

    Strumenti che saranno utilissimi soprattutto per letture di saggi, magari finalizzate alla redazione di una tesi, di un articolo o di un saggio.

    L’esemplare che avevo io, secondo me aveva un colore di fondo (la carta, viene da dire, sulla quale viene “stampato” il libro) troppo grigio, quindi con poco contrasto con le parole scritte: il che ha reso la lettura un po’ faticosa.

    Inoltre, i libri che erano sul reader avevano una formattazione difettosa, con paragrafi creati a metà frase, casualmente.

    I libri che invece avevano una formattazione accettabile erano decisamente più piacevoli.
    Mi è mancata molto anche la sensazione delle pagine che hai davanti, ancora da leggere, e di quelle che hai dietro, già lette: la sensazione fisica delle pagine, intendo. Una cosa alla quale non si pensa mai, ma che ti manca quando leggi su un aggeggio elettronico, dove hai la sensazione che la pagina del libro sia sempre una sola, quella sulla quale sei in quel momento.

    Ora aspetto che in biblioteca sia disponibile il Kindle che mi dicono portentoso. Poi, lo prometto, vi farò rapporto.

    grazie!

    ciao ciao 🙂

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  4. Magnifico ed esaustivo articolo Luigi…
    Sono assolutamente d’accordo con te circa Le “copie fisiche disseminate”, cioè quando dici: “La disseminazione delle copie fisiche stampate dei libri, inoltre, rende più difficile rendere effettive eventuali scelte politiche o commerciali di eliminare opere giudicate “pericolose” o “inutili” o “superate” da qualche autorità o da qualche dirigente di aziende cui siano affidati elementi così importanti del patrimonio culturale dell’umanità.”

    Hai detto tutto.
    Accogliere il nuovo senza pregiudizi ma anche con un criterio che sa discernere.

    Quanto alla perdita dei dati, è un vero problema.
    Io faccio un doppio back up dal pc, la sera, su due dischi esterni e – very important thing – a distanza di due o tre giorni dall’altro – per evitare il fantascientifico, ma poi mica tanto, back up che ti riporta in “bianco”.

    Per non parlare poi…, ci stiamo riempiendo di chiavette e gingilli (perfino le banche e le poste ti obbligano ad averne una per collegarti; per la protezione, dicono). Quando ci si sposta per due o tre giorni bisogna avere la “borsettina” dei dati dietro…. E il mio file di passwords? è lungo qualche pagina..

    Quindi e per ritornare all’argomento, o si fa backup dei libri digitali sul lettore oppure si resta col fiato sospeso e il cuore non a posto. Quanti hanno pianto perchè uno dei dischi del pc ha dato foirfat? Io amaramente almeno una volta. Sarebbe bello avere anche la possibilità di caricare questi famosi dati in qualche spazio digitale sulla grande rete, una sorta di magazzino. So che è già possibile per pesi minimi. Per esempio, la casella postale di alice ti permette di stivare del materiale, ma non so fino a che capienza..
    Qualcuno sa qualcosa a qusto proposito?????? Mi interesserebbe molto saperne di più. I grossi servers, alla fine, sono più sicuri e sempre alla mano da qualsiasi terminale. Portarsi sempre dietro un disco esterno è una vera rottura.

    Ciao e buona giornata a tutti

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  5. Ciao Antonella,

    mi fa piacere che la sintesi sui libri digitali ti sia piaciuta 🙂

    Antonella B. :

    Sarebbe bello avere anche la possibilità di caricare questi famosi dati in qualche spazio digitale sulla grande rete, una sorta di magazzino. So che è già possibile per pesi minimi.
    Qualcuno sa qualcosa a qusto proposito?????? Mi interesserebbe molto saperne di più. I grossi servers, alla fine, sono più sicuri e sempre alla mano da qualsiasi terminale. Portarsi sempre dietro un disco esterno è una vera rottura.

    Ci sono alcuni servizi di questo tipo piuttosto efficienti; io uso regolarmente quello di Google, “Google Docs” (è gratuito e basta farsi una casella di email su Gmail per usufruirne). Google Docs ti mette a disposizione, oltre ai programmi di base (uno per scrivere, uno spreadsheet e uno per fare le presentazioni) uno spazio dove puoi caricare ogni tipo di file utilizzabile poi da qualsiasi computer sia connesso in rete.

    Il limite massimo per ciascun file è di 250 MB, il limite complessivo di questo “serbatoio” è solo di 1GB (il limite riguarda solo questi file extra, non quelli dei documenti di una delle applicazioni di Google Docs). Puoi però comprare spazio extra per 0,25 dollari ogni GB all’anno. Costi ragionevoli dunque.
    un po’ di info le trovi qui:
    http://googledocs.blogspot.com/2010/01/upload-and-store-your-files-in-cloud.html

    ciao ciao

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  6. Sì, non l’ho detto per scherzo, mi è piaciuta sul serio. Si vede che l’argomento riveste un interesse particolare per te…

    a proposito dello spazio in internet:
    Grazie Luigi!
    Informazione utile e preziosa… ho già fatto l’account. Interessante questa cosa della condivisione in linea dove si può fare del lavoro a più mani..
    Ciao e grazie ancora..
    ricambio il favore con ricerche bibliografiche, se dovessi averne bisogno

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  7. ah… aggiungo:
    ho fatto l’account direttamente da http://docs.google.com, senza aprire l’ennesimo indirizzo elettronico. Ti porta direttamete in “documenti” dove puoi lavorarci e caricare files dal pc.

    Ciao 🙂

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  8. Anch’io confesso di essere stata affascinata dalle novità proposte da Luiginter, ma confesso di non essere in grado di entrare in merito più di tanto, date le mie limitate competenze linguistiche e informatiche, per cui certamente non ho afferrato con chiarezza tutto quanto proposto soprattutto attraverso i video.
    Certo mi affascina l’idea di potermi procurare libri a minor costo e in tempi brevi, assumendomi quasi il ruolo di editore. Come nel caso di Antonella mi preoccupa la deperibilità di materiali informatici e la labilità con cui materiale più o meno prezioso può scomparire nel nulla. Ne so qualcosa perchè per ben due volte per un guasto del computer e per la mia pigrizia a salvare i dati ho perso materiali per me importanti.
    Non sono invece preoccupata per la scomparsa del libro cartaceo, perchè sento che
    almeno per molto tempo continuerà ad affiancare’gli “aggeggi elettronici”, che saranno sempre più perfetti, ma non in grado di sostituire ” la sensazione fisica delle pagine”.
    Come avrete capito da alcuni miei interventi in questo periodo tra le numerose letture privilegio l’opera di Kapuschinki e nell’ultimo saggio letto” Nel turbine della storia. Riflessioni sul XXI secolo”, pubblicato da Feltrinelli nel 2009, nel capitolo “Il sistema degli specchi. Culture contro globalizzazione ” il reporter
    scrive: ” Quando si parla di certi problemi quali, per esempio la cosiddetta fine dell’epoca dell’epoca Gutenberg, non posso fare a meno di giudicarli frammenti di una conversazione privata tra gente ricca. Sono problemi di gente ricca che può per metterseli e non i problemi di quei due terzi di umanità che vorrebbe avere accesso al sapere e all’insegnamento.
    L’annuncio della fine dell’era di Gutenberg nasce dall’ipotesi che la cultura audiovisiva sia destinata a soppiantare la cultura della parola stampata. Nella storia dell’umanità non si è mai registrato un fenomeno per cui una certa forma di cultura ne abbia eliminata o annullata un’altra. la fine dell’era Gutemberg, annunciata a varie riprese, è una storia sentita in tutte le salse: prima ci hanno detto che l’apparizione della radio avrebbe eliminato la stampa, poi che il cinema avrebbe distrutto la letteratura, poi la televisione la radio e così via. E invece la cultura è un contenitore capiente, capace di accogliere le forme più svariate senza che queste debbano scalzarsi l’una con l’altra; anzi possono arricchirsi a vicenda. Nei paesi del terzo mondo il problema non sta nella fine dell’era Gutenberg e della sua sostituzione per mezzo della televisione e di internet, ma nel fatto che l’era di Gutenberg non è mai arrivata. Non c’è ancora stata. Non esistono libri, giornali, quaderni, matite. l’analfabetismo vi cresce a ritmo stratosferico..in molti posti l’era di Gutemberg resta ancora un’aspirazione, un sogno”. Questo passo non dice nulla di particolarmente nuovo e originale è comunque una riflessione in più.

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  9. cacchio luigi saresti per me fonte di innumerevoli informazioni.

    sto cercando infatti di utilizzare proprio gmail doc per poter attingere ai miei documenti da qualsiasi pc (insomma quella roba lì), ma faccio fatica a capire come si fa.

    è che sono impaziente e ogni volta che mi dico: cià che mi ci metto … perdo subito la pazienza! va bè.

    sulla discussione dico che:

    – mi rendo conto dei vantaggi innumerevoli tra cui la maggiore accessibilità e la maggiore possibilità di archiviazione di libri che, a questo punto, non si esaurirebbero mai e il maggior svincolamento dalle case editrici che detengono business inesauribili (penso, in particolare, ai libri di scuola e all’assurdità delle ristampe per l’aggiunta di una foto o di una frase con ricarichi incredibili; mi sono battuta per 6 anni in consiglio d’istituto perchè si utilizzasse un nuovo modo di studiare con libri “di classe” che si ereditassero via via negli anni e che magari si rinnovassero con l’acquisto per le famiglie dei testi di un solo anno, ma non c’è stato nulla da fare; per i prof è troppo difficile pernsare ad un modo alternativio per insegnare)

    – penso (anzi mi ci ha fatto pensare mio marito) alla maggiore facilità di consultazione/trasporto dei vocabolari per i ragazzi: invece di volumi da portare sulle spalle, semplici macchinette che li contengano tutti

    – però …. io con i libri ho un rapporto fisico fatto di simbologia legata alla gestualità … sfogliare le pagine tenendole tra le dita, ad esempio.

    conclusioni: ottima questa cosa, ma per favore non toglietemi il pezzo di carta!!!!!!!!!!!!

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  10. ciao Maria,

    se vuoi possiamo sentirci per telefono e ti spiego come usare google docs, è semplice semplice.
    Se mi scrivi su gruppodilettura@gmail.com ci mettiamo d’accordo per il numero di tel.

    ciao ciao

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  11. Ciao Luiginter, ciao a tutti,
    sulla conservazione della memoria in epoca digitale ci sarà un convegno a Torino l’8 e 9 aprile organizzato dalla Fondazione Telecom Italia. Muchissimo 🙂 interessante l’articolo di Maurizio Ferraris, “Persi in un vuoto di memoria” sul Domenicale24Ore di oggi;i temi: la fragilità dei supporti digitali, la discutibilità infinita sul valore documentale di atti “non stampati”,la possibile scomparsa di grandi aziende informatiche come GOOGLE, e con loro i nostri documenti immagazzinati.

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  12. accidenti, lo prendo sempre il domenicale; ieri invece l’ho perso :(. Devo assolutamente procurarmelo. Grazie della segnalazione! 🙂

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  13. Grazie davvero Marina della segnalazione. L’ articolo di Ferraris è “succosissimo”( quindi , luiginter, devi proprio procurartelo!). Diciamo che nell’ articolo si dà sistema a tanti dubbi vagolanti nella mente dei normali lettori e cittadini.
    Tra l’ altro, ho visto ( sempre sul Domenicale) che Ferraris è autore di un testo ” Documentalità”, edito da Laterza ( sarà presentato- forse Marina lo sa già- domani 30 marzo, alle 18, al Palazzo ducale, Sala del minor Consiglio, di Genova.)
    Da un giretto in internet qua e là ho capito che nel saggio vengono approfonditi i temi trattati nell’ articolo e inseriti in uno spessoro storico-filosofico pittosto interessante. A questo link si possono trovare alcuni stralci del saggio http://www.phenomenologylab.eu/index.php/2009/11/documentalita-perche-e-necessario-lasciar-tracce-di-maurizio-ferraris/

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  14. Grazie Renza, sapevo dell’incontro al Ducale ma mi ero dimenticata la data…che poi, appunto, è come aver dimenticato tutto 😦

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  15. […] presto, con altre riflessioni su questi temi. Anzi, se qualcuno volesse offrirci il suo punto di vista, sarebbe gradito; sia con i commenti sia, […]

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  16. […] – Leggere nell’era dei libri digitali, del print-on-demand e degli ebook […]

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  17. L’autore italiano Francesco Carraro ha pubblicato il suo libro “Il Diario dell’Apocalisse – Cronache della fine” a puntate. Ovvero, lo ha scritto, come un vero e proprio diario sul suo sito http://www.diarioapocalisse.it e lo ha anche reso disponibile in formato ebook e cartaceo. Secondo me, da leggere. Stefano

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  18. […] Dell’open-access movement ci parla lo storico della cultura Robert Darnton in un articolo sulla New York Review of Books di qualche settimana fa (May 22, 2014). Darnton lavora da anni a progetti per semplificare l’accesso democratico alla cultura, in particolare attraverso la Digital Public Library of America (DPLA), che è parte di questo movimento, cui si può anche ascrivere Europeana. The Singing Butler, Jack Vettriano Il ragionamento è semplice: la stragrande maggioranza degli autori ottiene pochissimi soldi dalle vendite propri libri già un anno o due dalla pubblicazione.  Si stanno creando organizzazioni attraverso le quali gli autori rendono disponibili online i libri, dopo un certo periodo dalla prima pubblicazione. La soluzione in genere propone la consultazione libera dell’opera dal web, e il pagamento di un contributo in denaro per scaricare il file che può essere poi stampato con le macchine per il print-on-demand. […]

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