Ovvero un incontro immaginario tra Edward Hopper e Raymond Carver.

Approfitto della imminente apertura della mostra di Edward Hopper _il mio pittore preferito_ a Palazzo Reale a Milano (14 ottobre – 31 gennaio) per parlare di un bellissimo racconto che ho appena avuto il piacere di leggere, che sarà in libreria da mercoledì prossimo, 14 ottobre.
Si chiama _titolo stupendo_ *Si parla troppo di silenzio*, è un racconto di Aldo Nove, edito da Skirà, e il sottotitolo recita proprio: Un incontro immaginario tra Edward Hopper e Raymond Carver.
Come scrive Nove nella finale nota dell’autore, immagina un incontro che sarebbe potuto avvenire nel 1958, quando Edward Hopper e sua moglie Jo andarono in vacanza a Paradise, California, dove viveva un giovane Raymond Carver, non ancora affermato come scrittore.
Incontro che sarebbe potuto avvenire per motivi geografici e temporali, ma che effettivamente non è mai avvenuto. I dialoghi, però, sono reali (presi da lettere, biografie, interviste), così come alcuni episodi narrati e presenti nei racconti di Carver, come l’episodio dei cavalli in *Se hai bisogno chiama*.
Il fulcro del racconto è una giornata di pesca fra Carver e Hopper e lo scambio di vedute sul comune modo di vedere il realismo.
Non aggiungo altro, nell’attesa della pubblicazione del libro, che invito tutti a leggere.
A proposito di realismo, però, cito un paragrafo del libro (pp. 60-61):
“[…] E’ dalla vita reale che si raccolgono le storie. E le storie più incredibili sono quelle quotidiane.”
“Sono d’accordo con te. E’ quasi scandaloso, per chi è in grado di accorgersene: quanta fantasia c’è nel reale, nella vita di tutti i giorni. Si tratta di ritrarla nel modo giusto, di darle forma o parola, ombra o silenzio, luce che immobilizza o buio che sospende”, continua Hopper guardando il cielo.
“Proprio così. Ma c’è un’altra cosa che considero fondamentale. E’ una cosa che chi fa arte deve avere a qualunque costo”, dice Carver.
E continua: “Anche a costo di apparire banale, parlo della capacità di rimanere a bocca aperta davanti a qualcosa, qualsiasi cosa.” […]
*giuliaduepuntozero
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