
Qualche settimana fa abbiamo preso in biblioteca il DVD di *Into the wild*. Ero curiosa, ne avevo sentito parlare spesso, e anche su questo blog si è scritto parecchio, ho anche il CD della bellissima colonna sonora di Eddie Vedder, però non ero molto informata sul film, né sul libro da cui è tratto. Iniziamo a guardarlo, sono un po’ perplessa, ma _ammetto_ anche disattenta. Però la storia mi prende, e vince la mia indifferenza iniziale. Soprattutto, si insinuano in me pensieri molto contraddittori fra loro su Chris McCandless, un rapporto di amore/odio, ammirazione/scetticismo.
Il film finisce, bellissimo, mi rimane nel cuore la storia di Chris-Alexander SuperTramp, nonché le immagini dei luoghi che il ragazzo ha attraversato, così vado a cercare il libro di Jon Krakauer, edito da Corbaccio. Bello, bello anche lui, con un respiro più ampio rispetto al film, in cui compare anche la storia dell’autore e quella di altri *personaggi* le cui vicende sono simili a quelle di Chris. Ed è proprio la sua figura, ovviamente, che emerge fortissima dalle pagine, fra l’ammirazione di Krakauer e la sua voglia di riscattarlo. Sì, perché le opinioni su McCandless, come si legge anche dalle lettere ricevute dal giornalista, sono tante e diverse.
Ed è lo stesso effetto che ho avuto io nel vedere il film: abituata a una vita *inquadrata*, un certo fastidio nei confronti di un ragazzino così superbo, forse stupido o meglio ingenuo, o giustamente come evidenziato da theleeshore, orgoglioso, pieno di hybris, da affrontare un’avventura più grande di lui fino alla sua fine tragica. Senza dimenticare i due anni di silenzio nei confronti dei genitori e dell’amata sorella, nonché di tutte le persone incontrate sul suo cammino e abbandonate.
Però… però McCandless è molto di più, e nelle pagine di Krakauer esce con tanta forza. Com’è evidenziato in due passaggi in due libri trovati sul bus 142 in cui McCandless ha alloggiato in Alaska _ sull’importanza dei libri in questa storia rimando al bell’articolo di luiginter_:
Volevo il movimento, non un’esistenza quieta. Volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia che non trovava sfogo in una vita tranquilla.
Lev Tolstoj, “La felicità familiare”
Datemi la verità, invece che amore, denaro o fama. Sedetti a una tavola imbandita di cibo ricco, vino abbondante e servi ossequiosi, ma alla quale mancavano la sincerità e la verità; partii affamato da quel desco inospitale. L’ospitalità era fredda come i gelati.
Henry David Thoreau, “Walden ovvero vita nei boschi” (passaggio evidenziato in uno dei libri rinvenuti con la salma di Chris McCandless. In alto alla pagina era annotata in grande la parola VERITA’ nella calligrafia del ragazzo.)
*giuliaduepuntozero
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