
La pioggia, di solito, non aiuta a guarire un cuore infranto. Francesca Besson spalancò la finestra immaginando un cielo grigio. Vide un cielo grigio. Sospirò. Si passo una mano sugli occhi e ripensò a Lorenzo. Era stato lui ad annunciarle che tutto era finito, ma lei aveva annuito con espressione saggia, sono d’accordo, aveva detto, sono d’accordo. […] Uscì sul marciapiede e aprì l’ombrello. Pensò di non guardare il lago: avrebbe soltanto peggiorato le cose. Naturalmente non poté farne a meno e lo sguardo le sfuggì sulla distesa grigia, quasi soffocata dal cielo. Che giornata.
Inizia così *Chi muore si rivede*, primo romanzo di Andrea Fazioli, pubblicato nel 2005 da Armando Dadò, editore svizzero. Eh sì, perché Andrea Fazioli è uno scrittore svizzero, del Canton Ticino, un giallista. Ma ormai dovreste conoscerlo, perché chi legge spesso questo blog ormai saprà che è una mia fissa: ho scoperto per caso il suo secondo libro, *L’uomo senza casa*, il primo pubblicato in Italia, e mi è talmente piaciuto che l’ho votato uno dei libri più belli che ho letto nel 2008; ho fatto e brigato, e sono riuscita a intervistare Andrea; e proprio oggi ho acquistato il suo terzo libro, *Come rapinare una banca svizzera*, che leggerò prossimamente.
In *Chi muore si rivede* compare per la prima volta Elia Contini, il detective privato protagonista anche delle avventure successive. Contini, come si fa chiamare, vive in un piccolo paese nel Canton Ticino, Corvesco, ama la musica francese, non gli dispiace la buona cucina, che sia lui a mettersi ai fornelli a preparare un piatto di pasta o un cous-cous di avanzi, o che si tratti di un ristorante, è un tipo solitario e anche un po’ misterioso, e come hobby si diletta a fotografare volpi nei boschi intorno alla sua casa e a costruire barchette di sughero che butta nel torrente vicino a casa in cerca di buoni auspici.

Una delle manie di Contini era quella di costruire piccole imbarcazioni di legno o sughero. Le barche erano piuttosto rozze, ma lui non mancava mai di gettarle nel Tresalti, il torrente che attraversa Corvesco. Le lanciava da un punto sopraelevato, al limitare del bosco. Di fianco alla casa aveva preparato un piccolo porto: le zattere che non si perdevano né si arenavano alla fine si fermavano lì. Contini era solito poi trarre degli auspici dal numero di barchette che giungevano sane e salve senza perdersi nei mulinelli e nelle balze del Tresalti.
In questo primo giallo Contini è alle prese con la misteriosa ricomparsa di un collier di diamanti rubato quarant’anni prima, con una serie di omicidi fra i componenti della famiglia di gioiellieri Ruggieri, con un morto che in verità non è proprio morto. Nonché con l’amore.
Bello, molto bello, un po’ introvabile temo, ma ne vale la pena.
*giuliaduepuntozero
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