
Sulla copertina, sopra all’immagine stilizzata _parecchio minacciosa_ di un guerriero cinese, occhieggia la scritta “Il migliore thriller di Mankell”, citazione dallo Svenska Dagbladet.
Questo ultimo romanzo dello scrittore svedese, il *Il cinese*, pubblicato da Marsilio, non ha nulla a che fare con la celeberrima serie di Kurt Wallander, il commissario della polizia di Ystad che l’ha reso famoso. Ormai quello _purtroppo_ è un capitolo chiuso, ma Mankell continua a sfornare libri avvincenti.
Thrillerone di quasi 600 pagine, ambientato fra Helsingborg e Hesjovallen, nel nord della Svezia, con puntatine anche a Copenhagen, Pechino e nello Zimbabwe, affronta più temi che si intrecciano a formare la trama.
La narrazione inizia con il ritrovamento di 19 cadaveri in un paesino nella Svezia settentrionale: tutti anziani, tutti parenti, il piccolo borgo con solo 3 superstiti. La polizia indaga, la violenza dell’attacco fa credere all’opera di un pazzo. Della vicenda si interessa anche Birgitta Roslin, giudice di Helsingborg, quando realizza che quello è il paese in cui è vissuta sua madre. Complice un congedo per malattia, Birgitta si reca sul luogo del massacro e inizia a ficcare il naso nelle indagini della polizia.
La sua curiosità la porta lontano nel tempo e nello spazio: nel 1800 negli Stati Uniti, nei campi di lavoro delle nuove ferrovie con la lettura delle lettere e dei diari di un suo avo, e nella Pechino del 2006 _qualche mese prima delle Olimpiadi_ sulle tracce dell’unico indizio rimasto sul luogo della strage, un nastro rosso.
Non voglio raccontare di più, solo le mie sensazioni. Molto bella la prima parte e tutta la digressione sul passato attraverso i vari diari; interessanti anche i pezzi di storia ambientati in Cina. Ho solo avuto l’impressione che si dilunghi un po’ troppo, perdendo il filo del discorso, non riuscendo più a chiudere l’intreccio delle due storie, quella criminale e quella politico-attuale.
Però Mankell è sicuramente un grande scrittore, e si vede anche ne *Il cinese*. Io ho l’abitudine di mettere delle orecchie al libro se ci sono dei punti che mi sono piaciuti e che voglio ricordare, di solito nei gialli non avviene molto spesso, qui invece ho evidenziato più pagine. Ecco un passo che mi è piaciuto particolarmente:
“Riposati, dedicati alle tue rose, e torna solo quando sarai guarita.”
Birgitta lo guardò stupita.
“Non ho rose. Proprio non ce l’ho il pollice verde.”
“Mia nonna lo diceva sempre. Bisognerebbe dedicarsi di più alle proprie rose immaginarie.”
Ultima cosa: il libro mi ha fatto venire voglia di approfondire la conoscenza della Cina, qualche titolo da consigliarmi?
*giuliaduepuntozero
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