Il ricordo dei Settanta anni dall’aggressione tedesca (e sovietica) alla Polonia – 1 settembre 1939 – ha riportato l’attenzione anche sulla” memoria” della guerra, l’attribuzione delle responsabilità, l’uso della storia per fini politici: per esempio Putin che giustifica ancora il patto Molotov-Ribbentrop o che mette sul tavolo i documenti russi , resi pubblici in questi giorni, che dovrebbero dimostrare che la Polonia stava tramando con i nazisti contro l’Urss, facendosi portavoce ufficiale di quello che Bernardo Valli su Repubblica ha chiamato nuovo “nazionalismo staliniano“.
O, ancora, il peso dei propri morti nella seconda guerra mondiale nel confronto attuale fra Russia e Ucraina e Bielorussia.
In un articolo/saggio: “Holocaust: The Ignored Reality“, pubblicato sulla New York Review of Books del 16 luglio, Timothy Snyder (uno storico che insegna a Yale) sostiene che le nostre conoscenze, comprensione e percezioni dello sterminio deliberato delle popolazioni europee, fra gli anni Trenta e il 1945 debbano essere riviste: sarebbero deformate dalla memoria, a scapito della storia.
L’articolo non rivela nulla di nuovo, mette solo in fila i dati, ci invita a tenere ben conto delle dimensioni dei fatti per comprendere la portata degli eccidi. Soprattutto, dice Snyder, il nostro è un problema “geografico”:
tendiamo a dimenticare che la stragrande maggioranza delle persone assassinate si trovasse nell’Europa orientale: fra il 1933 e il 1945 12 milioni di persone vennero uccise (con mezzi diversi) da nazisti e sovietici nell’area geografica che comprende le attuali Bielorussia, Ucraina, Polonia, Lituania e Lettonia. (Ovviamente non vengono inclusi nel conteggio i soldati morti in battaglia).
Snyder sottolinea anche l’intrecciarsi fra le politiche hitleriane e quelle staliniane, su queste terre, fra gli anni ’30 e la fine della guerra, con una prospettiva che è esattamente quella di quel libro terribile e grandioso che è Vita e Destino di Vassilj Grossman, del quale parecchio si è parlato in questo blog.
Gli ebrei dell’est
In primo luogo la Shoa.
Conosciamo soprattutto Auschwitz: questo perché Auschwitz era un campo di lavoro forzato oltre che un campo di sterminio; e da Auschwitz tornarono quindi dei sopravvissuti che ci raccontarono la loro esperienza.
E visto che ad Auschwitz vennero deportati quasi esclusivamente ebrei dell’Europa occidentale, la memoria che abbiamo dello sterminio è quasi solo questa.
Dai campi della morte dell’est invece i sopravvissuti furono pochissimi; e ai pochi sopravissuti che potevano narrare le storie degli ebrei che vivevano in Unione Sovietica fu impedito di raccontare lo sterminio come una storia specificamente ebraica: la storia ufficiale sovietica voleva che si parlasse in generale di vittime “sovietiche”. Le due grandi vicende hanno dunque avuto forza “narrativa” incomparabilmente diversa.
Eppure, quando la maggior parte degli ebrei dell’Europa occidentale venne assassinata, nel 1943 e 1944, gli ebrei polacchi e sovietici erano già stati sterminati. Due terzi del totale degli ebrei morti durante la Shoa (in tutto 5,7 milioni) venne assassinata prima della fine del 1942. In qualche modo, dice Snyder, gli ebrei dell’est è come se fossero ai margini della memoria dello sterminio. (Paradossalmente, viene quasi da dire, il romanzo controverso, ma che ha avuto un certo successo, di Jonathan Littel, Le Benevole – Einaudi – ci ha raccontato nei minimi dettagli lo sterminio degli ebrei a Est ma dal punto di vista di un ufficiale delle SS).
Carestie e pallottole in Ucraina e Bielorussia
Anche delle eliminazioni di massa pianificate e messe in opera dal regime staliniano, dice Snyder, spesso abbiamo una conoscenza consapevole distorta.
Tendiamo a identificare il Gulag come il massimo dell’orrore sovietico. Anche in questo caso perché dai Gulag molti tornarono, la stragrande maggioranza, e di questa esperienza abbiamo molte testimonianze (vennero internate circa 30 milioni di persone).
Ricordiamo invece poco che la politica di sterminio sovietico si fondò soprattutto sulle fucilazioni e sulla deliberata morte per fame di milioni di persone, attraverso le carestie provocate appositamente.
Anche qui la geografia è importante: lo sterminio per fame durante la collettivizzazione del 1930-33 e le fucilazioni di massa durante il Grande Terrore del 1937-38 colpirono soprattutto la popolazione ucraina e alcune minoranze etniche (oltre 630 mila persone), mentre le vittime delle epurazioni nel Partito comunista, nella polizia e fra gli ufficiali dell’esercito furono 47 mila.
In particolare, le fucilazioni di massa durante il terrore (l’eliminazione dei “Kulaki”) ebbero come bersagli – almeno in parte – le stesse popolazioni colpite dalla collettivizzazione forzata (quindi soprattutto ucraini).
La portata dello sterminio nazista e sovietico
Per restituire l’esatto profilo degli anni dello sterminio deliberato delle popolazioni civili fra il 1930 e il 1945, Snyder riassume le cifre delle operazioni a est e nel contesto globale degli omicidi di massa nazisti e sovietici, in cinque differenti gruppi:
– L’opera di sterminio degli ebrei da parte dei nazisti (circa 5,7 milioni di morti). Di questi:
Circa 3 milioni uccisi durante l’Operazione Reinhardt: la soppressione degli ebrei polacchi, a Treblinka, Belzec, Sobibor e in altri campi della morte nel 1942 e nelle fucilazioni di massa nella parte orientale della Polonia.
Un milione di ebrei venne invece sterminato dagli Einsatzgruppen delle SS in Unione Sovietica e nei Paesi Baltici nel 1941; altri 700 mila vennero fucilati dai nazisti e dai collaborazionisti nel 1942 in Unione Sovietica. Un milione di ebrei, infine, venne uccisa ad Auschwitz.
– L’opera di sterminio di cittadini sovietici da parte dei nazisti causando la morte deliberata per fame (4 milioni di persone): 3 milioni di soldati sovietici nei campi di prigionia tedeschi; un milione di persone lasciate morire deliberatamente di fame nell’assedio di Leningrado e in altre carestie pianificate in alcune città dell’Ucraina.
– Le rappresaglie dei tedeschi contro i civili (almeno 750 mila morti): si tratta di azioni collegate alle operazioni contro i partigiani locali, soprattutto in Bielorussia (350 mila), Polonia e Jugoslavia.
I tedeschi furono dunque responsabili dell’uccisione diretta di 10 milioni di civili, nella stragrande maggioranza nell’Europa Orientale e in Unione Sovietica.
– Lo sterminio dei cittadini sovietici da parte del governo sovietico attraverso la morte per fame durante le collettivizzazioni (5,5 milioni).
– Le fucilazioni di massa dei cittadini sovietici da parte del governo sovietico (700 mila morti) durante il grande Terrore del 1937-1938.
Oltre alle operazioni contro alcune minoranze etniche, anche durante la seconda guerra mondiale, come nei Paesi Baltici o ai danni di polacchi (come a Katyn).
In un intervento successivo – 13 agosto 2009 – Snyder, sintetizza per chiarire: ci sono grosso modo tre gruppi di vittime europee di dimensioni comparabili:
– Ebrei uccisi dai tedeschi
– Non ebrei uccisi dai tedeschi
– Cittadini sovietici uccisi dal governo sovietico.
A un lettore che gli ha fatto notare come nel suo saggio non fossero citati i Sinti e i Roma (le stime oscillano fra i 225mila e 1,5 milioni) Snyder dice di aver considerato queste vittime dentro il secondo gruppo.
L’articolo di Snyder, infine, merita la lettura anche per la sintesi con cui tratteggia i progetti nazisti in caso di vittoria a est, con la pianificazione dello sterminio di quantità di popolazioni slave in numero addirittura superiore a quello degli ebrei.
Una lettura pesante, che lascia il segno, anche se son poche pagine; che costringe a immaginare, con calma, l’immensità della tragedia, incommensurabile, che sta dietro tutti quei numeri così freddi.
Agghiacciante.
Come sempre in questo caso, la questione è non dimenticare, ricostruire le vicende con precisione. E anche i numeri aiutano a farlo.
Anche se restano in mente le parole di Eric J. Hobsbawm, che in Il Secolo Breve (Rizzoli) scrive:
In ogni caso che cosa significa l’esattezza statistica quando gli ordini di grandezza sono così elevati? […] Possiamo davvero comprendere cifre che oltrepassano la nostra capacità di intuire una realtà fisica?
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