Parlando con mia figlia Giulia (17 anni), e conoscendo un po’ di cose di lei e un po’ delle sue attitudini, mi sono convinto che amerebbe Il Giorno della locusta di Nathanael West (ok, sì, è una delle mie fissazioni).
Glielo propongo, le racconto il tema, e due parole sulla storia, e lei si convince:
Sembra forte Figo! però ho una serie lunga lunga di libri assegnati dalla prof di italiano.
Accidenti, penso io, mi entusiasma la sua disponibilità e apertura al mio consiglio, mi riempie d’orgoglio anzi. Momento delicato. Mi faccio snocciolare la lista di libri che deve leggere. Quasi tutta roba indiscutibile: Pirandello, Verga, Flaubert…
L’ultimo della lista però mi apre un varco: Gabriele D’Annunzio, Il Piacere.
Mi trattengo un attimo, ci penso. So che vorrei dire cose scorrette. D’Annunzio non l’ho mai sopportato, per una serie di motivi che naturalmente vi risparmio. Penso che oltre a West mia figlia amerebbe molto anche Francis Scott Fitzgerald, Il Grande Gatsby. Pensare alla somma di possibilità di lettura data da West+Fitzgerald mi rende ancora più insopportabile D’Annunzio. Allora non mi controllo e faccio la proposta:
Potresti lasciar perdere Il Piacere di D’Annunzio e leggere Il Giorno della locusta, credo che saresti più felice. Potrei venire dalla tua prof a settembre e aiutarti a spiegare perché hai deciso di fare questo scambio.
Lei mi guarda sorpresa, poi ci pensa, sorride:
Potrebbe essere una buona idea.
Vediamo come va a finire. Se Giulia mi dà retta però devo prepararmi un discorso convincente per una prof di italiano. Forse la cosa mi imbarazzerà.
(La prossima volta vi dico della proposta che ho fatto a mio figlio Michele – 15 anni).
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