Dodici persone vivono nella casa, una è la vittima, chi è il colpevole?
La trama è degna della migliore tradizione della letteratura gialla, e invece quella narrata è una storia vera: 1860, Inghilterra, nel Wiltshire, nella villa di Samuel Kent, ricco ispettore del lavoro. Tutti dormono, il padrone di casa, la seconda moglie, incinta all’ottavo mese, i quattro figli del primo matrimonio, i 3 figli del secondo, i domestici. In tutto dodici persone, appunto, ma una di loro viene uccisa.
La mattina successiva la famiglia piano piano si sveglia, si accorgono che manca dal suo lettino Saville, il bimbo più piccolo, iniziano le ricerche, che si concludono drammaticamente con la scoperta del cadavere. La polizia locale viene chiamata a investigare, ma con scarso successo, tanto che si rende necessario l’arrivo di Jack Wicher, della squadra investigativa di Scotland Yard nata a Londra da poco.
L’ispettore Wicher indaga su questa storia non facile, in cui i sospetti fanno parte di una ricca famiglia borghese, in vista ma anche odiata, iniziano pettegolezzi e supposizioni. Arriva a una conclusione, ma nessuno vuole credergli, fino alla confessione dell’assassino che darà ragione all’ispettore Wicher.
Detto così sembra un giallo, ma in verità andrebbe definto saggio o cronaca storica, l’autrice ricostruisce le vicende attraverso articoli, testimonianze, resoconti dei processi, romanzi e racconti dell’epoca, ispirati all’omicidio di Road Hill House e archetipi dei romanzi gialli che tanto ci piacciono oggi.
Un po’ noisetto a tratti, anche se a me è piaciuto molto. Per mio gusto personale, avrei preferito un romanzo tratto dalla trama molto avvincente, ma almeno così è molto originale.
Dimenticavo: *Omicio a Road Hill House – ovvero Invenzione e rovina di un detective* di Kate Summerscale, edito da Einaudi.
*giuliaduepuntozero
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