Dopo la lettura dell’articolo sui long seller della rivista CHE LIBRI, ancora una riflessione sui classici. Ho trovato talvolta scritto che leggere apre finestre sull’anima. Più ci penso e più ho la sensazione che non si tratti tanto di finestre quanto di passaggi temporali.
Vieni sbalzato in altre epoche storiche, ritorni a tuoi ricordi del tempo passato, immagini come potrà essere
il futuro, tutto leggendo. E’ un modo comodo di viaggiare, a volte l’unico che ti è permesso dalle circostanze. Lo stesso libro, a distanza di anni può apparirti diverso e farti riflettere su te stesso o sui rapporti con gli altri.
E’ quello che a me è successo rileggendo le Poesie di John Donne.
Tradotte per dovere a scuola, scivolate su una mente rivolta al movimento e al futuro, aderiscono ora perfettamente alla necessità di fermarmi. Scopro così un autore dalla personalità complessa, dal pensiero denso, speculativo, ironico. L’edizione è quella della BUR, premiata dalla traduzione che spoglia i ricordi scolastici dalla solenne pedanteria e restituisce un linguaggio fresco, moderno e comprensibile al lettore. Perfino a chi, come me, non condivide la dimensione religiosa, appare sentita la sua esigenza di spiritualità che non viene penalizzata dall’ascetismo. Donne è un uomo con i piedi ben radicati a terra, consapevole e niente affatto ingenuo.
Da riprendere in mano – cosa per altro consigliata anche dal punto di vista ecologico-.
Ps: grazie per l’ospitalità! laraffaella
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