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Una visita interessante è quella al mercato di rue Longue-des-Capucins, vicino alla Canabière, dove non sembra di essere in Francia, ma in un profumatissimo suq nordafricano. Consiglio l’acquisto delle foglie essiccate di verbena, per preparare tisane per la sera, e di olive e uvetta.
Sono stato cresciuto così, nella tradizione di andare al mercato. Tutti i giorni. Marsiglia aveva tanti mercati quanti erano i quartieri, le piazze e le piazzette. Noi a quel tempo abitavamo accanto a una delle strade più popolari della città. Il mercato di rue Longue-des-Capucins non era un mercato provenzale, ma mediterraneo. Dove il più piccolo cetriolo assaporava già il piacere di essere preparato secondo il gusto orientale o alla latina. Frutta e verdura, ma anche erbe e spezie. La varietà dei colori faceva a gara con le molteplicità degli odori. Mescolandosi alle grida, alle risate. (Aglio, menta e basilico, p. 57)
Erano in rue Longue-des-Capucins. “La via del mercato d’Oriente”, come le piaceva dire. Tutti gi odori del Maghreb, dell’Africa e dell’Asia vi si mischiavano. Inebrianti come la felicità. Le felicità possibili. (Il sole dei morenti, p. 39)
Abdul Aziz risalì in parte la Canabière, attraversò cours Saint-Louis, imboccò rue des Feuillants per arrivare poi nella stretta Rue Longue-des-Capucins. Da lì si tuffò nella folla colorata e compatta che faceva la spesa al mercato. I banchetti profumavano di tutti gli aromi del mondo. Barcellona e Shangai, Roma e Bombay, Algeri e Valparaiso. (Marinai perduti, p. 79)
Proseguendo per cours Julien si incontra prima rue d’Aubagne:
Marie-Lou abitava in un piccolo monolocale in cima a Rue d’Aubagne, proprio sopra il ponticello metallico che scavalcava cours Lieutaud e conduce a Cours Julien, uno de quartieri alla moda di Marsiglia. È lì che barcollando, avevamo bevuto l’ultimo bicchiere, al Degust’Mars C’et Yé, un altro locale rai, ragga, reggae. Marie-Lou mi spiegò che Bra, il proprietario, era un ex tossico. Era stato in galera. (Casino Totale, p. 77)
E da qui si arriva poi a cours Julien, che Izzo continua a descrivere come “l’elegante cours Julien” (sarà che quando ci siamo stati noi era domenica mattina, ma non l’abbiamo trovato molto elegante…).
Il quartiere più alla moda di Marsiglia. Da un lato e dall’altro del corso, fino in alto, al metrò Notre-Dame-Du-Mont, c’erano soltanto ristoranti, bar, locali, antiquari e case di moda marsigliesi. Tutta la Marsiglia notturna si dava appuntamento lì, dopo le sette di sera. (Solea, p.38 )
Tappa d’obbligo in place Jean Jaurès, il posto preferito di mia mamma a Marsiglia (insomma…), all’amato Bar des Maraichers in rue Curiol 101. Purtroppo alla domenica mattina è chiuso, e mia mamma non è più voluta tornarci in altri momenti.
Bar des Maraichers, originally uploaded by halighalie.
Da Hassan, al Bar des Maraichers a la Plaine, niente rai, né reggae, né rock. Canzoni francesi, e quasi sempre Brel, Brassens e Ferrè. (Casino Totale, p. 203)
La mia vecchia R5 mi aveva portato, a occhi chiusi, alla Plaine. A Maraichers, da Hassan. Dove si è sempre il benvenuto. Un bar di giovani, il più simpatico del quartiere. Di Marsiglia, forse. Erano alcuni anni che lo frequentavo. Da prima che le strade tra la Plaine e cours Julien si riempissero di bar, ristoranti, negozi di vestiti e alimentari. Oggi il quartiere è piuttosto alla moda. Ma è tutto relativo. Senz’altro non ci si gira in Lacoste, e si può bere il pastis fino all’alba. (Chourmo, p. 169)
Ci stavo bene nel bar di Hassan. Tra i frequentatori abituali non esistevano barriere di età, sesso, colore di pelle, ceto sociale. (Solea, p. 17)
L’itinerario continua nei prossimi giorni /settimane con le altre tappe
*giuliaduepuntozero
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