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La scoperta della città comincia dalla parte sud/est, quella delle calanche, la prima zona che si incontra arrivando in macchina dall’Italia, come abbiamo fatto noi. Entri in Marsiglia e ti dirigi verso Mandrague de Montredon. Volendo, si può fare una sosta al Café du Port a Pointe-Rouge, citato da Izzo in *Solea* (p. 99):
Si continua poi fino ad arrivare al piccolo porto di Les Goudes
Les Goudes, originally uploaded by halighalie.
Città natale di Fabio Montale, qui si trovava anche la dimora di Jean-Claude Izzo.
Così Fabio descrive il piccolo paese:
Abitavo fuori Marsiglia. Les Goudes. Il penultimo porticciolo prima delle calanche. Si costeggia la Corniche, fino alla spiaggia del Roucas Blanc, poi si continua seguendo il mare. La Vieille-Chapelle. La Pointe-Rouge. La Campagne Pastrée. La Grotte-Roland. Tutti quartieri che sembrano villaggi. Poi la Mandrague de Montredon. Marsiglia si ferma lì. Apparentemente. Una piccola strada tortuosa, stagliata nella pietra bianca, domina il mare. In cima, a ridosso di aride colline, il porto di Les Goudes. La strada finisce un chilometro più avanti. A Callelongue. Dietro, le calanche di Sormiou, Morgiou, Sugitton. En-Vau. Vere meraviglie. Non ne esistono altre su tutta la costa. Le si può raggiungere solo a piedi. O in barca. È questa la fortuna. Oltre, molto oltre, c’è il porto di Cassis. E i turisti. (Casino Totale, p. 35)
Il paese è piccolo, molte case in disordine, tante barche nel porto, tante casette sulla baia. Izzo lo descrive con affetto in più punti nei suoi libri, dando alcune indicazioni utili per individuare la casa di Fabio:
Finita l’estate, Les Goudes, ad appena mezz’ora dal centro della città, non era che un villaggio di seicento persone. Da quando ero tornato a vivere a Marsiglia, una decina d’anni circa, non ero riuscito a decidermi ad abitare altrove se non qui, a Les Goudes. Una casetta – due stanze e una cucina – che avevo ereditato dai miei genitori. Nel tempo libero l’avevo risistemata alla bell’e meglio. Non era certo lussuosa, ma dalla terrazza, scendendo otto gradini, c’era il mare, e la mia barca. E questo era senz’altro meglio di tutte le speranze del paradiso. Impossibile credere, per chi non è venuto fin qui, in questo piccolo porto consumato dal sole, di trovarsi in un quartiere di Marsiglia. Nella seconda città di Francia. Qui si sta in cima al mondo. La strada finisce a meno di un chilometro, a Callelongue, in un sentiero di pietra bianca, dalla vegetazione rada. È da lì che partivo per fare le passeggiate. Dalla valle della Mounine, e poi il Plan des Cailles, che permettono di raggiungere i colli di Cortiou e di Sormiou. (Chourmo, p. 23, e anche in Solea con parole quasi simili a p.20)
Sulla scia di queste citazioni, abbiamo passato le ore trascorse a Les Goudes a cercare di individuare la casetta, contando fuori da ciascuna se ci fossero otto gradini per arrivare al mare, attraversando tutto il paese, spingendoci fino ai suoi estremi, arrampicandoci sulle bianche calanche, e finendo distrutti dal vento e dal sole a riposarci e sfamarci in un bel bar su una baietta (La Maronaise). Tornata a casa, mi sono accorta di un passaggio in *Aglio, menta e basilico*, la raccolta di articoli pubblicata nel 2006, in cui Izzo indica chiaramente dove si trova la sua casa (e presumo quindi quella di Montale):
Baia des Singes, originally uploaded by halighalie.
L’ebbrezza stessa della luce non fa che esaltare lo spirito di contemplazione.
L’ho scoperto a casa mia, a Marsiglia. Vicino alla baia des Singes, ben oltre il porticciolo di Les Goudes, all’estremità orientale della città. Ore e ore a guardar passare nello stretto di Les Croisettes le barche di ritorno dalla pesca. È qui, e in nessun altro posto, che queste mi sembrano, mi sembreranno sempre le più belle. Ore e ore ad attendere quel momento, più magico di qualsiasi altro, in cui un cargo entrerà nella luce del sole al tramonto sul mare e vi scomparirà per una frazione di secondo. Il tempo di credere che tutto è possibile. (Aglio, menta e basilico, p. 17)
La baia des Singes, all’estremità orientale di Les Goudes, sul promontorio di Cap Croisette, bianco bianco come tutte le calanche, rallegrato da fiorellini gialli e viola a inizio giugno, quando siamo andati noi, di fronte alla desolata Ile Marie, a picco su un mare verde acqua che non ha nulla da invidiare alla Sardegna, o alle isole Eolie, come sottolinea lo stesso Izzo:
Un giorno presero l’autobus. Léa voleva fargli scoprire l’estremo est della città. I porticcioli di Goudes e di Callelongue. Il bus costeggiava il mare poi, oltre la spiaggia dei Catalans, il vallone di Auffes, Malmousque, il ponte della Fausse-Monnaie, la baia di Marsiglia gli si offrì. Immensa, stupenda. Un regalo. Il regalo di Léa al loro amore. Presero un altro autobus. Dopo la Mandrague-de-Montredon, alla vista della roccia bianca, arida, Rico dubitava di essere ancora in città. Non credeva ai propri occhi. Pensò alle isole Eolie, dove i suoi genitori l’avevano portato da bambino. (Il sole dei morenti, p. 38 )
Proseguendo oltre Les Goudes, si trova il porticciolo di Callelongue che noi abbiamo visto immerso nelle nuvole, dove poi iniziano le calanche vere e proprie che portano fino a Cassis:
Ero partito dal porto di Calelongue, a due passi da Les Goudes. Una passeggiata facile, di appena due ore, lungo il sentiero delle dogane. Che offriva degli scorci meravigliosi sull’arcipelago di Riou e il versante sud delle calanche. Arrivato a plan des Cailles avevo pigramente proseguito, non lontano dal mare, nel bosco sopra la calanca dei Queyrons. Sudando e soffiando come una bestia, avevo fatto una sosta in cima al sentiero panoramico che sovrastava la calanca di Podestat. Stavo bene lì, di fronte al mare. Nel silenzio. (Solea, p.204)
Sulle calanche nei dintorni di Les Goudes è ambientata anche la scena che chiude il secondo episodio della Trilogia Marsigliese, con l’inseguimento in auto sulla Corniche (Chourmo, p. 246).
L’itinerario continua nei prossimi giorni /settimane con le altre tappe
*giuliaduepuntozero
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