**Solo gli autori che vengono letti da tanti lettori rimarranno nelle biblioteche?
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Proprio mentre noi si ragionava sulla long tail della lettura, l’altro giorno, ecco che La Repubblica (riprendendo un pezzo del Washington Post che si può leggere qui; ne parla qui sotto anche Jo March) ci gela (il numero è quello del 3 gennaio, il titolo dell’articolo, raggelante è: / “Via Hemingway, è poco letto” – rivoluzione nelle biblioteche Usa / ) raccontandoci che in alcune biblioteche americane si afferma un principio che sembra proprio smentire l’idea della longtail: o meglio, un principio che sembra fregarsene del valore immenso che c’è dentro il fatto che i lettori si distribuiscano nella lettura di molti titoli diversi e non nella lettura, da parte di molti, di pochi titoli.
Il bibliotecario responsabile del sistema di Fairfax, in Virginia (21 biblioteche complessivamente, 3,1 milioni di libri) raccoglie i dati dei prestiti degli ultimi due anni, individua quelli ignorati o quasi, dai lettori, e decide se, come e quando eliminarli. Lisa Rein, autrice dell’articolo, sostiene che ora rischiano il loro posto sugli scaffali, tra gli altri, niente di meno che Per chi suona la campana di Ernest Hemingway, L’urlo e il silenzio furore (ovviamente, non silenzio) di William Faulkner, Il buio oltre la siepe di Harper Lee.
Possibile che proprio i bibliotecari, che dovrebbero essere la garanzia della possibilità di leggere anche libri fuori catalogo, fuori mercato, fuori moda, eretici, letti poco in quel momento ecc., ci tradiscano facendosi dettare quali libri tenere sugli scaffali non dalla qualità e dalla ricchezza/eterogeneità dell’offerta ma dal numero di lettori: solo gli autori che sono letti da tanti lettori rimarranno in biblioteca?
Nessuno nega la necessità di ripulire ogni tanto gli scaffali, visto che lo spazio è limitato; ma certo i criteri con cui si ripuliscono, credo siano altri e hanno certo a che fare con qualità, originalità, necessità e cose del genere. Sono certo che siano altri, almeno nelle biblioteche che conosco.
Non esageriamo con l’allarme, comunque, dubito che spariranno veramente Harper Lee e Hemingway dalle biblioteche americane. Il fatto è che accanto ai manuali sulla coltivazione domestica dei tulipani (pratica forse fuori moda) secondo queste tendenze potrebbero perdere il posto sugli scaffali pubblici di lettura gli autori minori, quelli che proprio in biblioteca di solito si cerca, perché i negozi e gli editori non hanno o non hanno più, proprio perché si vendono poco.
In generale però comportamenti di questo genere non sono anche, diciamo così, fuori dal tempo, miopi, anche se il criterio di selezione da parte dei bibliotecari fosse dettato solo dal mercato, visto che il mercato sembra andare sempre più verso le nicchie, verso, appunto una long tail molto lunga dei consumi culturali?
*luiginter
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