Henri Catargi, Paesaggio mediterraneo, 1932

Perché i gruppi di lettura dovrebbero tornare tutti “in presenza”

La sfida vera è diventare così flessibili da accogliere lettrici e lettori anche in videoconferenza

I gruppi di lettura dovrebbero essere sempre “in presenza”. Incontri di discussione nei quali le lettrici e i lettori siano vicini, prossimi nei corpi, nelle voci, negli sguardi, attorno a un tavolo che separa ma allo stesso tempo mette in relazione.
Relazioni dirette, senza mediazioni di schermi, altoparlanti, auricolari. È una questione di apertura, ascolto e discussione ricca e inclusiva delle prospettive differenti di tutte le lettrici e dei lettori.
In presenza le discussioni sono più complesse, articolate, anche più complicate. Quasi sempre più belle. Sono più avvolgenti e  dialogiche, nei migliori dei casi aperte a vere polifonie. Quando lettrici e lettori sono disposti a farlo, si fondano sull’ascolto attento, la risposta puntuale agli altri, l’accoglienza del pensiero altrui come base degli interventi. Non è detto che sia sempre così, che funzionino sempre, ma in generale è più probabile che ciò avvenga “in presenza”.

D’altra parte, le discussioni in videoconferenza offrono l’opportunità di partecipare a molte più persone.


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Esperienza esemplare

Per intenderci, in qualche riga l’esperienza del gruppo “Grandi Libri” della Biblioteca di Cologno Monzese. 

A inizio 2020 si decise di provare con la videoconferenza per salvare la condivisione, dopo l’arrivo del Covid. Poi però si è continuato. Si è continuato in videoconferenza per validi motivi. Soprattutto perché nei due anni il gruppo si è trasformato ed è diventato a partecipazione estremamente variabile, con un nucleo stabile ma anche un turnover di lettrici e lettori, in buona misura dettato dai libri scelti. Un gruppo di lettura che ha fatto della possibilità di partecipazione aperta a tutti e dell’accesso a distanza attraverso la rete le proprie caratteristiche distintive. 

“Grandi Libri” vuole mantenere questa apertura e la stessa possibilità di essere raggiunto da qualsiasi parte del mondo – abbiamo avuto lettrici che abitavano negli Stati Uniti e in Bielorussia. Lo dico chiaramente per evitare fraintendimenti: “Grandi Libri” resta un gruppo al quale si potrà partecipare anche in videoconferenza.

Tuttavia, ora proviamo a tornare davvero anche in presenza. Lo facciamo sperimentando una modalità mista di discussione in occasione del prossimo incontro il 28 febbraio, dedicato a Don DeLillo e al suo, Rumore bianco. L’incontro in presenza sarà in Biblioteca a Cologno Monzese alle 20:45. Chi parteciperà in videoconferenza userà le modalità abituali: se è già inserito nella mailing list del gruppo riceverà il link di partecipazione alla stanza virtuale qualche giorno prima. Nell’incontro useremo un microfono particolarmente efficiente, messo a disposizione da lettrici e lettori di un altro gruppo di lettura che partecipano abitualmente anche a questo. Dovremmo quindi riuscire a garantire anche a chi partecipa a distanza una ricezione adeguata delle voci e la possibilità di essere ascoltati agevolmente da chi si trova in biblioteca.

Ma perché abbiamo deciso di tornare (anche) in presenza?

La risposta più semplice richiama tutto ciò che rientra nell’analisi della conversazione – ascolto, interruzioni, turni di parola, digressioni, silenzi: che si manifestano in modo molto diverso nelle discussioni in presenza rispetto a quelle online (e ciò, ovviamente, non solo nelle discussioni dei gruppi di lettura). E inoltre le questioni osservate dalla pragmatica del linguaggio: interpretare un’implicatura è decisamente differente in presenza rispetto alla partecipazione online. E poi la postura, il tono di voce, gli sguardi, la prossimità fisica e tutto ciò che circonda, per così dire, gli atti di parola.

L’ascolto?

Insomma, ci siamo capiti. Soprattutto, sottolinerei la questione delle differenze nell’ascolto reciproco. L’ascolto è davvero una questione cruciale, sempre, per i gruppi di lettura e non sempre si dà vero ascolto, da parte di tutti, anche nelle discussioni in presenza. Ma nelle discussioni in videoconferenza l’ascolto si complica maledettamente (Sull’ascolto nei gruppi di lettura, in generale, torniamo presto).

L’ascolto è parte costitutiva dell’esperienza di condivisione della lettura e degli intrecci con le vite di ciascuno di queste letture. Senza ascolto – è ovvio ma spesso lo perdiamo di vista –  non c’è dialogo aperto al pensiero dell’altro. Così l’esperienza di condivisione non solo è parziale, ma è altra, è un’altra faccenda. È un monologo ripetuto da ciascuno.
Non intendo certo sostenere che nei gruppi di lettura in videoconferenza non si pratichi l’ascolto reciproco.
Tuttavia è abbastanza evidente che nei gruppi a distanza si pratichi molto meno e con grande difficoltà l’incrocio di voci che generalmente costituisce la seconda parte degli incontri di condivisione. In videoconferenza è quasi impossibile il dibattito disordinato, composto da domande e digressioni, dal ritorno su punti di vista espressi in precedenza, da accenni alle esperienze private, da azzardi di interpretazioni che incrocino il libro letto con le vite proprie e degli altri.
Inoltre è difficile leggere ad alta voce una pagina per dare forza a un pensiero, e ancora di più provare a entrare nel merito, nei dettagli stilistici o nella descrizione di un’azione o in un dialogo di tale pagina, portando la discussione su aspetti così specifici.

Soprattutto, è la replica puntuale a un parere, o la ripresa e analisi di quanto detto da un’altra lettrice a latitare. È come se la discussione condotta davanti a uno schermo, ciascuno a chilometri di distanza, non permetta di tessere i fili dei pensieri. Pensieri che restano come slegati, non si affiancano e non si confrontano.

Ho forzato un po’ la questione, ne ho fatto un confronto fra tipi ideali – discussione in presenza vs videoconferenza – ma l’ho fatto per rendere più chiari i termini della questione. Del resto ogni seria pratica di analisi della conversazione potrebbe sottolineare queste ed altre differenze per casi che vanno ben oltre i gruppi di lettura. Per esempio per le riunioni di lavoro.

Se mai, nei gruppi di lettura dovremmo chiederci se e quando, anche in presenza, siamo davvero disposti ad ascoltare gli altri (ed è su questo tema che torneremo presto).

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