Il gruppo di lettura “Grandi libri” della Biblioteca civica di Cologno Monzese discuterà di Italo Calvino, Le città invisibili (Mondadori), il 30 novembre alle 20:45.
L’incontro è aperto a tutti, anche a chi non ha letto il libro o a chi desidera solo ascoltare.
Ci si vede online – chi vuole partecipare e già non è inserito nella mailing list del gruppo, può mandarmi una mail a gruppodilettura@gmail.com e riceverà il link per la videoconferenza – oppure in presenza alla Biblioteca, in Piazza Mentana.
Le città invisibili venne pubblicato nel novembre del 1972, giusto 50 anni fa, da Einaudi. Il romanzo, anche se è piuttosto impreciso definirlo “romanzo”, si compone di una cornice, anzi una serie di “microcornici” con i dialoghi fra Marco Polo e Kublai Kan che aprono e chiudono ciascun capitolo e da 55 descrizioni-ritratti di città. Come spiega Mario Barenghi nelle “Note e notizie sui testi” nel secondo Meridiano Mondadori dedicato alle opere di Calvino, le città descritte sono suddivise in 9 capitoli. Le città sono anche assegnate a 11 differenti rubriche, e, all’interno di ogni rubrica, sono contrassegnate da una numerazione progressiva da 1 a 5. Ogni città viene dunque a essere individuata da tre parametri: l’inserimento in un capitolo, l’ascrizione a una rubrica e un numero d’ordine. Le rubriche hanno nomi come «Le città e il desiderio», «Le città e i segni», «Le città e la memoria», «Le città sottili», «Le città e il cielo», ecc.
Nel risvolto usato nelle edizioni Einaudi, ciascun capitolo veniva definito «poemetto in prosa o apologo o onirigramma». E si diceva che da un capitolo all’altro si poteva «tracciare il senso d’un percorso, d’un viaggio. Forse dell’unico viaggio ancora possibile: quello che si svolge all’interno del rapporto tra i luoghi e i loro abitanti, dentro i desideri e le angosce che ci portano a vivere le città, a farne il nostro elemento, a soffrirle».
Invece, in una presentazione preparata da Calvino per una conferenza alla Columbia University, l’autore disse che «Quello che sta a cuore al mio Marco Polo è scoprire le ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città. Ragioni che potranno valere al di là di tutte le crisi. Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell’economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi. Il mio libro s’apre e si chiude su immagini di città felici che continuamente prendono forma e svaniscono, nascoste nelle città infelici».
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