Gia, cosa c’entrano i gruppi di lettura con gli editori di libri e con i tornei letterari di Robinson?
Che cosa c’entrano gli editori con i gruppi di lettura? I gruppi di lettura sono un fenomeno cresciuto in altre stanze e con altre voci: biblioteche, dialoghi spontanei e digressioni, scelte di libri compiute – pur con tutti i condizionamenti del mercato editoriale – liberamente e lontano dalle indicazioni degli editori.

Tuttavia, da un certo momento, qualche editore ha pensato che i gruppi di lettura fossero interessanti. Non solo come bacino di lettori forti. Ma anche come situazioni da creare e guidare in proprio: gruppi di lettura, per così dire, fatti in casa (anzi in house) con libri propri da sottoporre ai lettori che ovviamente in uno di questi gruppi leggono solo libri dell’editore.
Operazioni di marketing, anche in buona fede, certamente legittime. Ma, difficile negarlo, appropriazione privata e aziendale di una pratica nata e cresciuta in modo diverso e lontano dalle attività aziendali, commerciali.
Cosa ci sia di diverso, non è nemmeno il caso di approfondirlo: la scelta del libro, il modo di organizzarsi e discutere; soprattutto, l’intenzione, l’obiettivo: promuovere il marchio, il nome, gli autori, nel caso dell’editore; imprevedibile, spesso indefinibile, non definita, direi quasi anarchico-situazionista nel caso dei gruppi di lettura che ci interessano. Certo, anche questi ultimi hanno a volte degli scopi, per esempio, quelli organizzati in luoghi e ambiti speciali, come le carceri. Ma ovviamente sono scopi estranei alla dimensione del mercato, delle pratiche della comunicazione commerciale.
Non può stupire dunque che ci sia diffidenza fra molti lettori abituati ai gruppi di lettura quando un editore ci prova.
Diffidenza simile suscita in molti lettori che partecipano ai gruppi di lettura l’operazione di coinvolgimento dei “circoli di lettura” per il torneo letterario di Robinson, curato da Giorgio Dell’Arti. Il torneo di Robinson usa (il verbo è impiegato senza alcun intento polemico) i lettori per leggere e giudicare i libri che via via avanzano verso la finale del torneo eliminando gli altri: si seleziona così il libro migliore in diverse categorie: libro dell’anno, romanzo della letteratura americana, libro di esordiente ecc.
L’operazione è trasparente, legittima e anche divertente.
Tuttavia ha suscitato equivoci attorno ai gruppi di lettura. Vale a dire: i gruppi di lettura in questo modo sembra siano semplicemente serbatoi di lettori pronti a ingurgitare quel che viene proposto dagli organizzatori del torneo e a esprimere un giudizio, ciascuno per priprio conto, secco, articolato solo in qualche riga. Sparisce invece l’anima del gruppo di lettura: la discussione, questa sì davvero articolata, composita, digressiva e disordinata a volte, ma immensamente più ricca e immensamente diversa da un semplice accumulo di giudizi individuali dentro-fuori su due libri messi a confronto. È come se il discorso sui gruppi di lettura potesse essere egemonizzato da un torneo letterario.
Ecco dunque, il lavoro per ottenere riconoscimento e descrizioni plausibili è solo cominciato. Anche se sono più di vent’anni che i gruppi di lettura si organizzano e di esprimono.
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