Condividere la lettura è pensare

Il desiderio di condividere le letture è un bisogno profondo, “naturale”, suscitato dalla natura stessa del pensare. È un confronto consapevole con la solitudine, che ci prepara a comunicare con l’altro.

Conrad Marca-Relli The Meeting Place (1982)
Conrad Marca-Relli The Meeting Place (1982)

Quando abbiamo detto che il lettore ha quasi sempre un bisogno di parlare di quel che legge non mi riferivo ovviamente solo a un bisogno emotivo.

Mi sembra che i lettori siano convinti che questa spinta sia anche e soprattutto un bisogno intellettuale.

Nel senso più elementare: la lettura creativa e non passiva è pensiero e quando pensiamo usiamo il linguaggio, e il linguaggio, anche quando è usato solo “dentro noi stessi”, è già articolazione di un argomentare che si prepara a incontrare un altro, fuori di noi.

Leggiamo in solitudine, formiamo il pensiero e poi siamo pronti per comunicarlo. Per semplificare un po’: il pensiero è sempre pronto per essere condiviso con gli altri.

Certo non è un’idea molto originale; se ne parla da millenni, ma mi sembra necessario sottolinearla perché, parlando della volontà di comunicare attorno alle letture che facciamo, c’è a volte un uso forzato del concetto di solitudine: chi desidera condividere la lettura, si sostiene, lo farebbe perché desidera uscire dalla solitudine.

La solitudine, intesa come isolamento sociale, può certamente entrare fra i motivi che spingono qualcuno a partecipare ai gruppi di lettura.

Ma non è certo il motore del bisogno di condividere le letture, che è un bisogno più profondo, più “naturale” (un po’ azzardato, forse, ma è per intendersi), suscitato dalla natura stessa del pensare: anche quando il pensiero lo teniamo dentro, è sempre nella forma di un pensiero da esprimere a qualcuno oltre che a proposito di qualcosa.

In effetti passiamo una parte della nostra vita “soli con noi stessi”, a dialogare “dentro noi stessi”, con una specie di altro io che ciascuno di noi già da piccolo ha imparato a scovare in quella che un po’ genericamente chiamiamo coscienza; oppure, per usare un’altra metafora, a parlare – silenziosamente – con un secondo io che la coscienza inventa e usa come interlocutore, come oggetto di attenzione e intenzione, al quale si rivolge per ragionare, raccontare, considerare, rimuginare e brontolare, ricordare, interrogarsi. (Ne scrive a lungo e in modo ammirevole a proposito di come la vedeva Socrate, Hannah Arendt nel saggio “Alcune questioni di filosofia morale” in Responsabilità e giudizio, Einaudi, 2004)

Siamo tutti consapevoli della separatezza di ciascuno dal resto del mondo. Cerchiamo abitualmente di colmare questa separatezza avvicinandoci agli altri e parlando con loro, oppure usando la scrittura in qualche modo, per avvicinare, per ridurre le distanze.

Sempre sapendo che per la maggior parte del tempo siamo però in quel colloquio con noi stessi. Insomma, fra un incontro e l’altro, una dialogo e l’altro con esseri umani, continuiamo a usare il linguaggio per proseguire dentro di noi quello che ci distingue in quanto essere umani.

Siamo tutt’uno con l’articolazione dei nostri pensieri, che esistono solo sotto forma di linguaggio, che comunichiamo anche quando siamo soli con noi stessi; ma che esistono solo perché siamo naturalmente portati a farlo con in nostri simili.

Ogni giorno siamo alle prese con gli sforzi per riuscire a farlo con questi nostri simili. Essere compresi, comprendere loro, persino essere ascoltati, accordarsi sulle cose che vorremmo dire e sentire.

Il lettore, in tutto ciò, è soltanto un umano la cui esperienza è, più o meno fortemente, plasmata, formata, strutturata dalla lettura (oltre che dal resto delle esperienze).

Ma è proprio in questo scambio interiore, in questo lungo monologo che a volte si fa dialogo, in questo fluire della voce dell’io verso un ascoltatore interno, è qui che il lettore elabora la sua lettura, la macina, la mastica, la interpreta, la adatta, la fa, appunto, propria.

È una solitudine feconda, coltivata, ricercata, difesa, senza la quale la lettura non può generare pensieri, ragionamenti e emozioni. Dunque il lettore ricco di letture è solo un umano che nella propria solitudine ha più ricchezza da mettere nel dialogo con l’altro io che sta di fronte alla sua coscienza.

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3 risposte a “Condividere la lettura è pensare”

  1. Buonasera , per la prima volta entro in questo blog. Le sue riflessioni sulla condivisione della lettura ed il pensare, le ho trovate molto interessanti. Penso che i realtà ( almeno per quanto mi riguarda) è difficile restare nella solitudine quando si legge un libro. A parte i mille pensieri che sorgono nel momento stesso in cui si legge, è una necessità condividere ciò che si è letto e i pensieri che ne sono scaturiti con un’altra persona. Questo ci fa a volte scoprire o riesaminare parti del libro che non avevano compreso appieno, o che ci erano toalmente sfuggiti perchè non compresi . Personalmente non ho mai scritto, ma ho sempre pensato che chi lo fa, è cosi preso da i prorpi pensieri appunto, dal desiderio di condividerli , che anche se scrive in solitudine, la sua sia una solitudine diciamo abitata da i personaggi che volgiono esperime i loro pensieri per poter così avere una sorta di esistenza propria.
    Saluti
    Pinuccia

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  2. Buongiorno, combattuto tra quanto riportato nel post più sopra e nel collegato “Beato il lettore che ha qualcuno con il quale parlare dei libri che legge” ma riconoscendomi potenzialmente anche nel lettore che afferma
    “Non leggerò mai più in un gruppo di lettura” sarei ugualmente interessato a sapere se esistono GDL a Genova o eventualmente persone che potrebbero prendere in considerazione l’idea di crearne uno. Grazie

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  3. @Marco: Sul portale dei GdL risultano attivi sei GdL a Genova città: tre presso la biblioteca De Amicis (Tel. 010252237; email: deamicis[chiocciola]comune.genova.it) e precisamente 1.Agenzia di Viaggi Libri&Libri” 2. “Circolo dei Giovani Lettori” 3. “Mileggiamé”. Vi sono poi il GdL 4. “Il gatto certosino” (per info: rogiango[chiocciola]tin.it). e 5. “I lettori accaniti” che si incontra presso la libreria Feltrinelli (info presso eventi.genova[chiocciola]lafeltrinelli.it). Infine vi è il GdL “LESEZEIT” in lingua originale (tedesco) presso la Biblioteca Berio – info: berio[chiocciola]comune.genova.it. Presso la Feltrinelli sono attivi anche GdL in spagnolo e portoghese. Ve ne saranno anche molti altri, non ancora censiti dal portale.

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