Il lettore è uno spirito critico. È estraneo all’entusiasmo missionario della “promozione del libro, basta che sia un libro”
La mail del blog riceve parecchie proposte di “leggere il mio nuovo libro”. Vale a dire autori, più o meno esordienti, che invitano a infilarsi nella lettura della loro opera.
Massimo rispetto. Per gli autori e per gli editori che li pubblicano.
Però l’entusiasmo e la passione per i libri porta con sé anche un’ambiguità che non sempre abbiamo il coraggio di formulare:
non è che la trasformazione di uno scritto in un libro stampato trasformi magicamente qualsiasi scritto in una cosa che merita di essere letta.
Il lettore esercita con modestia ma fermezza il suo senso critico. E decide cosa vale la pena leggere.
Spiace per gli entusiasti a prescindere: si fanno trascinare dalla “missione” per promuovere i libri in un “paese che legge poco”; si dannano sui social per far conoscere le decine di festival di letteratura o del libro che invadono il paese; si esaltano per l’amica che ha pubblicato un po’ di racconti o un saggio sul segreto funzionamento di Twitter.
Tutto apprezzabile. Giusto che sia il mercato a decidere o non so chi altri. Ma lasciateci liberi di dire quando il libro è irrilevante (o inutile) senza sentirci in colpa (che poi è la categoria che più ci interessa questa della rilevanza di un libro, sulla quale dobbiamo tornare presto).
Lo spirito critico è la principale qualità di un lettore. Dobbiamo essere coerenti anche quando ci vogliono presi da un ingiustificato spirito missionario.
Insomma, il punto non può essere che tutto quello che viene pubblicato debba essere apprezzato. Anche perché sappiamo cosa si nasconda dietro questa bulimia editoriale: il costo nascosto è fatto di cataloghi trascurati, di fuori catalogo che gridano vendetta, pressioni degli editori sulle librerie per esporre i propri titoli.
E spirito critico dovrebbe essere anche saper dire ad amici e conoscenti che pubblicano, che il loro libro ci sembra inutile (o irrilevante). O che vogliamo leggere altro. Semplicemente stiamo seguendo un’altra strada di lettura.
Dai non fateci sentire in colpa
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