Giovedì 15 gennaio si terrà in biblioteca a Cologno Monzese (Piazza Mentana 1) la terza riunione del gruppo di lettura “Leggere il XXI secolo”, questa volta dedicata al libro di Martin Amis, Lionel Asbo. Stato dell’Inghilterra (Einaudi).
Pare un fumetto
Un romanzo acido ma dai toni che mi ricordano quelli di un fumetto: feroce ma anche grottesco, suscita il sorriso amaro in molti passaggi, a volte anche un accenno di risata, forse perché la risata ci aiuta a esorcizzare l’orrore quotidiano e “grafico” che la voce narrante evoca.
Senza affrontare la vicenda – difficile comunque inquadrarla come un vero intreccio – basta dire che Amis sembra ci voglia proporre una versione estremamente sgradevole dell’Inghilterra (ma forse anche dell’intera Europa occidentale) di oggi. E non teme certo di essere “politicamente scorretto” quando ci ricorda quanto sia brutta e degradata e violenta e spesso sì, ridicola – di un ridicolo amaro – la vita per molta parte della popolazione povera e collocata ai margini della società. Gente che così vista non suscita nessuna simpatia, o sentimento di rispetto. Perché è autodistruttiva e spesso cattiva, molto cattiva.
Siamo anche disposti ad ammirare Lionel
Anche se, come spesso succede, non tutto è come sembra a prima vista e non solo ci sono personaggi che saremmo disposti ad ammirare, almeno un po’, Des per esempio; ma persino a Lionel un po’ il lettore finisce per affezionarsi: anche se non so esattamente, a questo punto della lettura, dire perché.
Certo Amis non vuole far letteratura di denuncia, né vuole suggerire nessuna interpretazione, almeno nessuna semplice e “morale” o evidente.
Per questo il lettore si fa trasportare dalle descrizioni e dalle considerazioni, evita il ridicolo esercizio di giudicare Lionel, il giovane protagonista, troppo violento, stupido e cattivo e ridicolo, grottesco spesso – insieme ai suoi due pitbull psicopatici ai quali dà la birra la sera prima di un’azione punitiva – per diventare davvero odioso.
Des, un personaggio che ha bisogno di cultura
E poi il lettore prova un certo piacere nel seguire il nipote di Lionel, Des, 15 anni, orfano, nelle sue avventure sessuali improbabili ma soprattutto nel suo pensare arguto e raffinato, nel suo bisogno di cultura, ma allo stesso tempo non troppo a disagio in quel mondo degradato, Diston. Diston è una periferia di Londra immaginaria, dove l’aspettativa di vita dei maschi è di 55 anni; dove le ragazze si trovano madri a 12, e nonne a 39. Dove le discariche di apparecchiature elettroniche sono panorama abituale per chi vive in quelle torri altissime nelle quali le ascensori spesso non arrivano oltre il 20esimo piano e gli altri 40 vanno fatti a piedi.
Una distopia potrebbe sembrare l’oggetto di questo romanzo se la scrittura di Amis sfiorasse il sermone. Che invece rifugge.
Leggo recensioni che sottolineano che non si tratta certo di uno romanzi più rilevanti dell’autore inglese. Anche se qualcuno ne sottolinea il carattere forte e la capacità di aderire fino in fondo al mondo che descrive, evitando proprio in questo modo tutti i rischi della predica. Anzi, c’è chi ha addirittura visto nella voce narrante una certa infatuazione per gli aspetti più fastidiosi del mondo che descrive.
Comportamento anti-sociale
Quanto alla storia, per non rovinare la lettura di chi è interessato al plot, piuttosto esile per la verità, basta dire che la vita di Lionel – il cui cognome, “Asbo”, un gioco attorno all’acronimo “Anti-social behavior order”, un meccanismo legale britannico per gestire persone con comportamento distruttivo cronico nei confronti della società – potrebbe cambiare grazie a una sostanziosa vincita di denaro alla Lotteria. E invece, eccolo ancora più cattivo che quasi si fa fatica a crederlo.
Cosa pensa il narratore dei suo personaggi
Per chiudere qui, credo che una delle domande più interessanti che mi sono venute leggendo riguardi l’atteggiamento del narratore (e dell’autore implicito e forse anche dello scrittore) nei confronti di questi personaggi. Vuol loro bene, in fondo, almeno un po’? Oppure è disprezzo soltanto quello con il quale si aggira fra queste vite, disprezzo che tiene a bada con la sua abilità linguistica? Il che, con una risposta che punta solo sul disprezzo, implicherebbe che sia il sarcasmo al vetriolo a indurci a ridere di Asbo e di tutta Diston.
Vedremo.
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