Walter Benjamin (1892 – 1940) è uno degli intellettuali più enigmatici e citati del XX secolo. Citati anche per via del suo modo di scrivere e ricercare, esemplificato forse dalla sua opera (somma di frammenti in realtà) più ambiziosa e mai elaborata davvero in un “libro”, I “passages” di Parigi.
Open Culture – che è uno dei siti web dedicati alla cultura più belli e coraggiosi – ha riproposto la scorsa estate in un post un film-documentario “sperimentale” del 1993, One Way Street, Fragments for Walter Benjamin.
Dura quasi un’ora ed è una bella introduzione a Benjamin (a parte qualche passaggio discutibile): una ricostruzione della sua vita attraverso interviste e immagini ma anche una sorta di ricostruzione dei suoi ultimi giorni. Una rappresentazione, appunto, per frammenti, del suo pensiero e della tragedia della sua fine.
Il film insiste anche sugli aspetti mistici del pensiero e della condotta di Benjamin, che, tra l’altro, sfidano la definizione spesso usata di “materialista marxista dogmatico”.
Open Culture propone anche un altro documentario, del 1998, Flâneur III: l’ombra di Benjamin. È una meditazione in bianco e nero su Parigi, Benjamin (per il quale era Parigi era “La capitale del 19° Secolo”) e la modernità. La voce del documentario è in tedesco con sottotitoli in inglese.
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