Primo Levi in una delle ultime pagine de I sommersi e i salvati ci ricorda:
È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire. Può accadere, e dappertutto. Non intendo né posso dire che avverrà; [è poco probabile che si verifichino di nuovo, simultaneamente, tutti i fattori che hanno scatenato la follia nazista, ma si profilano alcuni segni precursori].
La violenza «utile» o «inutile», è sotto i nostri occhi: serpeggia, in episodi saltuari e privati, o come illegalità di stato (…). Attende solo il nuovo istrione (non mancano i candidati) che la organizzi, la legalizzi, la dichiari necessaria e dovuta e infetti il mondo. [Grassetto mio]
Pochi paesi possono essere garantiti immuni da una futura marea di violenza, generata da intolleranza, da libidine di potere, da ragioni economiche, da fanatismo religioso o politico, da attriti razziali. Occorre quindi affinare i nostri sensi, diffidare dai profeti, dagli incantatori, da quelli che dicono e scrivono «belle parole» non sostenute da buone ragioni.

Tzvetan Todorov, in una prefazione a I sommersi e i salvati (si trova nell’attuale edizione Einaudi Super ET) scrive:
Perché questa pagina oscura del nostro passato deve essere ricordata? Perché le passioni e i comportamenti umani non cambiano mai radicalmente e dunque, anche se le istituzioni e le tecnologie si trasformano, la storia si ripete. Ora l’idea che momenti così desolanti possano ripetersi è per Levi insopportabile. […]
Levi pensa (e ha evidentemente ragione) non tanto a una ripetizione dell’identico, nell’avvento cioè di un regime nazista nel centro Europa, quanto piuttosto a una proliferazione di quei fattori che hanno reso l’orrore possibile – magari in altri paesi, sotto altro nome, con nuove giustificazioni, non raggiungendo lo stesso parossismo ma producendo, quantomeno, massacri e sofferenze senza fine. Contro questo propagarsi del male, pensa l’autore, il richiamo del passato può essere salutare: non bisogna stancarsi mai di ricordare l’orrore antico.
Dunque, ci ricorda Todorov – ed è peraltro evidente in tutto quello che Primo Levi ha scritto e detto nel corso della sua vita – per l’autore di Se questo è un uomo, la memoria non era solo l’evocazione, l’analisi e la chiamata in giudizio di un passato terribile.
Continua Todorov:
La semplice memoria del male non è […] sufficiente a prevenirne il ritorno; bisogna che il richiamo del male sia sempre accompagnato da un’interpretazione e da istruzioni per l’uso. […] Levi non si accontenta di rievocare gli orrori del passato, ma si interroga – a lungo, con pazienza – sui significati che tali orrori hanno oggi per noi; ed è proprio in questo atteggiamento verso il passato che sta la sua lezione più preziosa.
Levi è sempre stato un assertore convinto dell’unicità dell’universo concentrazionario nazista, “sia come mole sia come qualità”. Tuttavia la sua attenzione ai fattori che hanno reso possibile l’orrore lo rendeva sensibile a orrori di portata diversa, che contenevano “le sorgenti (o le metastasi) di quel male: meno eccezionali, ma all’improvviso onnipresenti”, come dice ancora Todorov.
La memoria, senza “istruzioni per l’uso” e senza il coraggio e la forza di applicarla al presente può diventare ingannevole, parziale, può essere manipolata, modificata, ricostruita. Todorov per esempio ricorda i resistenti e i combattenti francesi della Seconda guerra mondiale che avevano conosciuto gli orrori nazisti; eppure questo non ha impedito loro, dopo la Liberazione, quando occupavano posti di comando nell’esercito o nel governo, di reprimere nel sangue le richieste di più autonomia fatte dalle popolazioni delle colonie.
Indignarsi e rifiutare le nefandezze compiute anche nei paesi democratici – per esempio le pratiche illegali e crudeli nel trattamento dei prigionieri a Guantanamo; il respingimento dei migranti disperati o l’odio – che ha tutti i tratti del razzismo biologico – espresso nei confronti dei cittadini Rom da politici che siedono in istituzioni locali e nazionali – sarebbe un modo per usare in modo costruttivo la memoria della Shoah.
Senza pensare poi al modo in cui vengono calpestati i diritti di individui e gruppi in paesi come la Cina e la Russia di oggi, importanti partner commerciali, potenze politiche di grande rilevanza alle quali si perdonano leggi e pratiche di negazione di molti diritti umani.
Nessuna equivalenza dunque fra gli orrori nazisti (e staliniani) e gli attuali o del recente passato – anche se quanto avvenuto in Jugoslavia o in alcune regioni dell’Africa come il Rwanda o il Congo hanno mostrato tratti di crudeltà inauditi – ma grande attenzione a individuare e aggredire subito, appena si manifestano, le sorgenti del male.
Anche a questo serve la lezione impareggiabile di Primo Levi e dovrebbe servire la giornata della memoria.
———-
Di Tzvetan Todorov abbiamo parlato anche di In Memoria del male, tentazione del bene. Inchiesta su un secolo tragico (Garzanti).
Un ricordo di Tzvetan Todorov
LEGGI ANCHE – Seconda guerra mondiale: lo sterminio di civili fra storia e memoria
Rispondi